Vai ai contenuti

Ufficio Stampa

COMUNICATI STAMPA 2008


CONVEGNO SICUREZZA SUL LAVORO OGGI: “BISOGNA PASSARE DALL’EMOZIONE ALL’AZIONE" (presidente Castronovo). Il procuratore Caselli: “Istituiamo la Procura nazionale Anti – Infortuni”

Spedisci via mail

Si è svolto ieri pomeriggio alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, in via Modane 16 a Torino, il convegno “Sicurezza sul lavoro oggi”, organizzato dalla Presidenza del consiglio comunale di Torino.
All’iniziativa, promossa nell’ambito dell’“Anno della Sicurezza nei luoghi di lavoro”, hanno partecipato il presidente e il vicepresidente del Consiglio comunale, il sindaco e il vicesindaco, i capigruppo di Palazzo Civico, i consiglieri della commissione consiliare Lavoro, autorità civili e militari, oltre a tanti cittadini, tecnici ed esperti.

I lavori sono stati aperti dal presidente del Consiglio comunale. Beppe Castronovo ha dichiarato che, “una volta esaurita l’emozione per i tragici eventi accaduti nei luoghi di lavoro, occorre darsi da fare: bisogna passare dall’emozione all’azione. Questo convegno ha lo scopo di contribuire alla creazione di una cultura della sicurezza che deve essere presente nella società. Senza questa, certi tragici episodi sono destinati a ripetersi”.

Il prefetto di Torino, Paolo Padoin, ha ricordato come, per aumentare la sicurezza sul lavoro, occorra lavorare su prevenzione, formazione e informazione. “Anche se in Italia i morti sul lavoro sono in diminuzione, non ci si può ritenere soddisfatti. Anche in presenza di un solo morto non si potrà ignorare il problema di sicurezza, perché non si può perdere la vita per il lavoro”.

“Chi muore al lavoro? E quando si muore al lavoro?”. Onofrio Di Gennaro, responsabile vicario Direzione regionale INAIL Torino, ha commentato l’evoluzione dell’INAIL e l'andamento degli infortuni sul lavoro dagli anni Sessanta a oggi. “Mentre inizialmente incassava semplicemente i premi e risarciva i danni, l’INAIL è ora impegnata anche nella diffusione della cultura della sicurezza e della prevenzione, soprattutto tra i giovani”. Dal punto di vista quantitativo, mentre nel 1960 si verificavano 82 infortuni ogni milione di ore lavorate, nel 2006 se ne sono verificati 24. Nel 1960 su 1.366.672 infortuni si sono verificate 3.978 morti; nel 2006 su 927.956 infortuni, 1.280 morti.
Nel triennio 2003-2005, la Regione italiana con il minor numero di infortuni ogni 1.000 addetti è stata il Lazio (21), con il maggior numero l’Umbria (45). Media nazionale: 31. In Piemonte (26), la provincia più “virtuosa” è stata Biella (21), la peggiore Vercelli (35).

Marco Caldiroli, del Dipartimento di Prevenzione U.O.C. PRESAL Asl 1 di Milano, ha illustrato, il ruolo dei tecnici della prevenzione anche alla luce della nuova normativa per la sicurezza nei luoghi di lavoro. “I Tecnici della prevenzione sono in sofferenza perché in numero inadeguato e con responsabilità sempre maggiori”.
Sottolineando gli elementi di novità delle norme introdotte dal decreto 81 del 2008 in materia di sicurezza, formazione e informazione, ha evidenziato anche gli aspetti di contraddizione: “A un datore di lavoro conviene dal punto di vista economico, ad esempio, non fare un ponteggio, punibile con una sanzione minima, piuttosto che realizzarlo non a norma, ed essere punito con una sanzione più elevata”. Tra i nuovi strumenti di repressione introdotti, ha evidenziato l’importanza della sospensione dell’attività imprenditoriale.

Annalisa Lantermo, responsabile Struttura di vigilanza e assistenza in ambiente di lavoro – dipartimento Prevenzione Asl 1 di Torino (SPRESAL), ha commentato il decreto legislativo 81/2008, che entrerà in vigore il 15 maggio e sostituirà la legge 626/1994. Il decreto è costituito di 306 articoli (raccolti in 13 titoli) e 51 allegati. Riguardano principi comuni, luoghi di lavoro, attrezzature, cantieri, segnaletica di salute e sicurezza, movimentazione manuale dei carichi, uso dei videoterminali. Tra le novità, la definizione dei rischi legati alle sostanze pericolose, l’individuazione di nuovi agenti fisici (campi elettromagnetici, rumore), e biologici.
Per la prima volta si definisce che cosa sia la “prevenzione”, si dà la definizione di “salute” come stato di benessere fisico, mentale e sociale, non consistente solo in un’assenza di malattia o d’infermità. Il decreto aumenta il numero delle persone tutelate (anche lavoratori privi di contratto e di retribuzione) e prevede nuove valutazioni obbligatorie del rischi, che ora comprendono anche lo stress (e quindi, ad esempio, il mobbing), le lavoratrici in stato di gravidanza, i rischi connessi alle differenze di genere, all’età e alla provenienza da altri Paesi.

Cosimo Pulito, comandante provinciale dei Vigili del Fuoco di Torino, ha spiegato come l’attività dei Vigili del Fuoco riguardi la tutela dell’ambiente di lavoro (e quindi dei lavoratori) e la tutela degli ambienti di vita (e quindi di tutta la popolazione), perché gli incendi danno origine a fenomeni collettivi. E, in questo caso, la prevenzione da un lato deve valutare i rischi, ma dall’altro deve anche porsi il problema dei comportamenti irrazionali della gente, del panico che genera un incendio.
La normativa riguarda due aspetti: le strutture e la gestione della sicurezza. “Non basta realizzare un ambiente di lavoro a norma, ma occorre anche “gestire” la sicurezza nel corso del tempo, basandosi anche sulle esperienze concrete in azienda. La normativa è un punto di mediazione, ma non è sempre risolutiva”.

Giancarlo Caselli, procuratore generale della Repubblica di Torino, ha evidenziato gli aspetti positivi del nuovo decreto legislativo: è maggiore il numero delle persone tutelate, è stata estesa la formazione (non più limitata ai lavoratori, ma estesa anche ai dirigenti) e, come previsto dall’Accordo europeo del 2004, è stato allargato il numero dei rischi. E’ stata inoltre potenziata la comunicazione tra Procura della Repubblica e INAIL. Così l’INAIL verrà a conoscenza più facilmente dei casi di infortunio e potrà esercitare più velocemente l’azione di regresso nei confronti dell’azienda. “Un’impresa viene così incoraggiata a tutelare subito la salute dei lavoratori, per evitare una successiva azione di rivalsa, sicuramente più onerosa, da parte dell’INAIL”.
“A fronte di aspetti positivi della nuova normativa, molto resta però ancora da fare: il numero degli ispettori è insufficiente, spesso manca un’adeguata formazione, i sopralluoghi vengono preannunciati, sono condotti accertamenti non approfonditi, i controlli interni risultano insufficienti”.
Dal punto di vista della prevenzione, il procuratore ha affermato che occorre approfondire il fenomeno delle patologie professionali. “A Torino esiste dal 1992 un Osservatorio sui tumori professionali, guidato dal procuratore Raffaele Guariniello, che ha registrato sinora 20.045 casi (in 1.471 aziende di 251 differenti comparti). Perché però accade solo a Torino? Sarebbe ora di creare una Procura nazionale Anti-infortuni”.

Il vicepresidente del Consiglio comunale, Michele Coppola ha poi coordinato la tavola rotonda.

Nanni Tosco, in rappresentanza di Cgil, Cisl e Uil, si è detto preoccupato. “Mi auguro che il cambio di Governo non porti a un cambiamento totale della legge, per la quale è certamente utile considerare i suggerimenti che possono venire dagli imprenditori”.

Il sindaco Sergio Chiamparino ha sottolineato come nonostante si parli tanto di sicurezza siano sempre troppi i lavoratori che continuano a morire. “Occorre periodicamente confrontarsi con esperienze, nazionali e internazionali, dove il fenomeno è ridotto. A Torino abbiamo due situazioni positive alle quali possiamo guardare: da un lato la scuola edile, un luogo di esperienza di democrazia industriale, dove le parti si responsabilizzano, si conoscono e imparano; dall’altro i cantieri olimpici che hanno prodotto risultati sufficienti sul piano della sicurezza”.

Di responsabilità e rispetto delle regole ha parlato il presidente dell’Unione Industriale Alberto Tazzetti: “Da questo punto di vista è carente già la nostra scuola” e ha evidenziato come la nuova legge sia nata a senso unico: “Noi siamo stati spettatori, non ci è stato chiesto alcun contributo”.

Claudia Porchietto, presidente API Torino, ha invece detto che il Paese e la provincia di Torino “non hanno bisogno della caccia alle streghe. Le imprese stanno facendo sforzi per non delocalizzare. Vorrei portare l’attenzione sul senso di responsabilità che tutte le parti devono avere”.

L.C. - F.D'A. - M.Q. - Ufficio stampa Consiglio comunale

Torino, 14 Maggio 2008


Torna indietro | Stampa questa pagina | Torna all'inizio della pagina

Condizioni d’uso, privacy e cookie