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COMUNICATI STAMPA


ASILI NIDO: PRECISAZIONI DELL'ASSESSORE AI SERVIZI EDUCATIVI SANTINA VINCIGUERRA

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Alcuni organi di stampa riportano oggi i risultati di una ricerca, a livello nazionale, sul costo dei Nidi per le famiglie, condotta dalla UIL SCUOLA e dalla quale risulta che Torino è, rispetto alle tariffe dei Nidi, la città più cara fra i capoluoghi di regione.
Senza nulla togliere alla validità ed all'accuratezza della ricerca ed anzi condividendo le riflessioni che, a partire da essa, sono sviluppate dal segretario confederale della UIL, Guglielmo Loy, credo sia necessario fornire alcune precisazioni nonché correggere certe inesattezze rispetto ai dati pubblicati dagli organi d'informazione.
La tariffa di 425 euro attribuita a Torino si riferisce alla quota massima per il servizio a tempo lungo, applicata a redditi ISEE superiori a 30.000 euro.
In realtà la Città di Torino applica un sistema tariffario suddiviso in 21 fasce, che vanno da un minimo di 34 euro mensili per redditi ISEE sino a 3000 euro, ad un massimo appunto di 426 euro per i redditi ISEE superiori a 30.000 euro. Che cosa significa tutto ciò? Che la famiglia tipo scelta dall'indagine UIL (due genitori che lavorano con due figli a carico) per arrivare a pagare 426 euro dovrebbe avere un reddito lordo annuo non di 36.000 euro, come ipotizzato negli articoli di stampa, ma, almeno, di 79.800 euro.
Infatti con un reddito di 36.000 euro quella famiglia pagherebbe a Torino una retta mensile di 230 euro per il figlio al nido e di 55 euro per il secondo figlio che frequenta la scuola dell'infanzia, ovvero una cifra decisamente inferiore ai valori medi attribuiti a Torino così come al costo medio nazionale calcolato dalla ricerca UIL.
Giova a tal proposito ricordare che a Torino la tariffa media per i nidi comunali è di 191 euro, ben al di sotto dei 261 euro citati dall'indagine quale valore medio nazionale.
Ciò che pare sfuggire, almeno ai resoconti giornalistici, è proprio il ruolo svolto dall'utilizzo dell'ISEE a garanzia dell'equità sociale delle tariffe. Un'analisi più accurata dei dati avrebbe insomma consentito di comprendere che, almeno per quanto riguarda Torino, una tariffa di 426 euro, richiesta a famiglie con maggiori disponibilità economiche, è funzionale all'obiettivo di garantire alle famiglie socialmente in difficoltà tariffe fortemente ridotte. Da questo punto di vista è interessante soffermarsi sulle percentuali di famiglie che pagano le varie tariffe: a Torino, il 23% degli utenti paga 34 euro al mese, il 43% paga da 54 a 250 euro, il 20% paga da 269 a 406 euro e, infine, solo il 14% degli utenti paga la tariffa massima di 426 euro.
Tutto ciò, ovviamente, non smentisce il valore dell'indagine condotta dalla UIL, né la fondatezza e l'attualità del segnale d'allarme che da essa scaturisce. Il costo dei servizi educativi per la prima infanzia, certamente oneroso per le famiglie, rischia , d'altra parte, di diventare, in assenza di un intervento strutturale di sostegno da parte dello Stato, proibitivo per gli Enti locali. Un posto nido costa al Comune di Torino 910 euro al mese; le tariffe pagate dagli utenti coprono il 14% di tale costo e gli unici trasferimenti di risorse, da parte della Regione, non superano l'8% di copertura; il costo dei Nidi pesa quindi quasi interamente sui bilanci comunali. Per città come Torino, che ha fatto del servizio Nidi una sua priorità, con un'offerta di posti, in rapporto alla popolazione da zero a tre anni, superiore al 25% contro il 7,4% della media nazionale e con investimenti per la realizzazione di nuovi nidi superiori ai 15 milioni di euro nei prossimi tre anni, ciò significa dover fare i conti con un impegno economico che rischia di non essere più compatibile con i limiti ed i vincoli di spesa fissati dalle Leggi finanziarie nazionali.
Al di là delle precisazioni che ritenevo comunque doverose per correggere un'immagine di Torino non corrispondente alla realtà, mi auguro che il dibattito sui nidi e più in generale sui servizi per l'infanzia trovi, grazie anche all'iniziativa della UIL, spazio adeguato sia sugli organi d'informazione sia anche nel confronto politico e parlamentare, cominciando magari dalla discussione e approvazione delle proposte di legge di iniziativa popolare recentemente presentate in Parlamento e che hanno l'obiettivo di trasformare i nidi da servizio a domanda individuale, tutto a carico delle famiglie degli enti locali più virtuosi, a vero e proprio servizio educativo, promosso e garantito, per tutti i bambini italiani, dallo Stato.(p.v.)

Torino, 19 Luglio 2005


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