CITTA' DI TORINO - COMUNICATO STAMPA
"PER LA VOSTRA E LA NOSTRA LIBERTA": I POLACCHI IN PIEMONTE DAL RISORGIMENTO AI GIORNI NOSTRI
GIOVEDÌ 5 GIUGNO LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “LA COMUNITÀ POLACCA DI TORINO”

Un registro ingiallito del Regio Esercito Sardo, datato 1848, con i nominativi di trenta ufficiali polacchi arruolati nelle sue file. La prima pagina datata 31 gennaio 1919 del periodico - pubblicato a Chivasso - Zolnierza Polski we Wloszech (Il soldato polacco in Italia). Una foto del ballo di carnevale a casa Schumm, nel 1952. E infine, in un’altra istantanea dell’ottobre 2000, l’incontro sotto la Mole con Lech Walesa, cittadino onorario di Torino.

Sono soltanto alcune delle immagini (riproduzioni di documenti e fotografie che alternano momenti di quotidianità con grandi eventi storici) che costellano il volume “Comunità polacca di Torino. Cinquant’anni di storia” (con testi in italiano e polacco) che verrà presentato giovedì 5 giugno prossimo, alle ore 18.00, presso il Circolo Ufficiali di corso Vinzaglio 6 su iniziativa della Presidenza del Consiglio comunale di Torino. Alla presentazione prenderanno parte, oltre al presidente del Consiglio comunale Mauro Marino, l’ambasciatore della Repubblica di Polonia Michal Radlicki, il presidente della Comunità polacca di Torino Mieczyslaw Rasiej e Crystyna Jaworska, docente di letteratura polacca all’Università di Torino.

Ognisko Polskie w Turinye, l’associazione che riunisce oggi 250 famiglie di nostri concittadini originari del grande paese sulle rive della Vistola esiste da mezzo secolo. Ma la storia dei polacchi a Torino e in Piemonte risale a molto prima ed è strettamente intrecciata alle vicende storiche del Risorgimento italiano e della lotta per l’indipendenza nazionale polacca, soffocata da grandi potenze come Russia, Prussia e Austria negli ultimi decenni del XVIII secolo e sino al 1918.

Il territorio subalpino diventò già nel 1831 e ancora di più nel 1848 un polo di attrazione per gli esuli - anche se i rapporti con le autorità sabaude non furono sempre facili – molti dei quali combatterono nelle file sabaude o con Garibaldi nel ’49, nel ’60 e ancora nella III Guerra d’indipendenza.

Ma un forte contributo alla libertà dell’Italia venne dalle truppe polacche (ancora una volta costituite da esuli ed ex prigionieri di guerra) del generale Wladislaw Anders, che combatterono contro i nazifascisti nelle file della VIII Armata britannica lasciando sul terreno 4mila morti e quasi diecimila feriti, in gran parte nella cruenta battaglia di Montecassino. Alcuni reparti arrivarono anche in Piemonte.

Proprio da questa vicenda trae origine l’odierna Comunità polacca subalpina: molti giovani soldati e ufficiali, che avevano dovuto interrompere gli studi dopo il diploma a causa della guerra, si iscrissero al Politecnico. Nel novembre del 1946 dovettero ripartire ma 40 di loro restarono, in molti casi sposandosi con giovani italiane. Furono il nucleo che diede vita negli anni successivi all’Ognisko Polskie torinese, ben inserita nella comunità cittadina ma sempre legata al paese d’origine ed attenta alle travagliate vicende polacche del dopoguerra, fino alla nascita di Solidarnosc ed alla riacquistata democrazia.

Quello che sarà presentato giovedì alle 18.00 al Circolo Ufficiali di corso Vinzaglio è un volume di quasi 400 pagine. La prima parte racconta a grandi linee quasi due secoli di storia dei polacchi in Piemonte. La seconda parte, attraverso decine di memorie e ricordi personali, è efficace nel rievocare la vita di una piccola e vivace comunità vissuta tra quotidianità e grandi pagine di storia.

“ Nel cimitero di guerra di Montecassino, la scritta Per la vostra e la nostra libertà ci ricorda come il popolo polacco non sia stato secondo a nessuno, nella recente storia dell’umanità, nell’ostinata determinazione di difendere la propria indipendenza e la propria cultura” commenta il presidente del Consiglio comunale Mauro Marino.

”Ma il grande insegnamento che riceviamo dalla storia di questo popolo, che ha visto i suoi esuli in prima fila in tutte le battaglie per libertà in tanti paesi d’Europa- aggiunge il presidente - è che si può essere uomini liberi soltanto tra altri uomini liberi. E’ questa – conclude Marino - la lezione che ci viene dai patrioti polacchi che hanno combattuto nel Risorgimento italiano come a fianco degli insorti ungheresi nel 1848, in difesa della Repubblica spagnola nel 1936 come contro gli oppressori del loro paese, gli Absburgo e gli Zar prima, lo stalinismo e il nazismo in seguito”.
(c.r.)






Torino, 3 Giugno 2003
 «Torna indietro