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La statistica pubblica

[pubblicato il 9.5.2005]

In questi anni è in atto nel nostro Paese una profonda trasformazione, che sta investendo tutti i livelli della vita politica, economica, sociale e culturale.
Questa trasformazione impone alla statistica ufficiale nuovi compiti e nuove responsabilità, perché più complessi (e quindi di più difficile interpretazione) sono i fenomeni ai quali stiamo assistendo.
In questa situazione, la disponibilità dei dati risulta indispensabile al funzionamento e allo sviluppo del sistema democratico, all’efficacia dell’azione di governo e al suo controllo, alle scelte e alle strategie economiche e produttive, all’orientamento dei cittadini.

La statistica ufficiale è un bene pubblico e un pubblico servizio, e in quanto tale – e soprattutto nella prospettiva di una sua crescente importanza – deve salvaguardare da un lato la sua autonomia, dall’altro la sua validità scientifica, l’efficienza e l’efficacia del servizio.
La domanda di informazione statistica, un tempo prevalentemente centralizzata, si sta allargando alle amministrazioni locali, alle parti sociali, ai media, ai cittadini, alle imprese e – da qualche tempo, inevitabilmente – agli organismi internazionali, specie comunitari.
Si sta allargando anche la sfera degli interessi dei soggetti che esprimono tale domanda di informazione statistica. Aumentano, in tal senso, le richieste in campo demografico, ambientale, sulle attività terziarie, sulla qualità della vitae soprattutto aumenta l’esigenza di una conoscenza capillare dei fenomeni (e assume quindi sempre più importanza il dettaglio territoriale dell’informazione).

L’attuale dinamismo congiunturale comporta inoltre la conseguenza che il dato venga “bruciato” rapidamente sia dai decisori che dagli operatori dell’informazione.
Ne conseguono due riflessioni: da una parte risulta sempre più rilevante la possibilità di fornire informazioni in “tempo reale”, dall’altra emerge la necessità di un coordinamento sempre più stretto tra i produttori di dati, per evitare che decisioni e comportamenti autonomi compromettano l’esatta valutazione dell’informazione, in un momento congiunturale in cui spostamenti apparentemente inavvertibili rischiano di distorcere le aspettative degli operatori.
A questo proposito, risulta utile sottolineare che è in atto uno sforzo congiunto tra l’ISTAT e tutte le componenti del Sistema Statistico Nazionale per sensibilizzare gli operatori sulla necessità di una crescita qualitativa della loro cultura statistica, per evitare quanto più possibile che i dati vengano mal interpretati, distorti, enfatizzati al di là del loro effettivo valore e significato.

La nuova normativa che regola e per certi versi, come si è visto, “rivoluziona” l’intero comparto della statistica ufficiale, si muove proprio nella direzione di offrire risposte adeguate a tutti questi fattori, favorendo il decentramento (e quindi la disaggregazione) territoriale, salvaguardando l’autonomia delle strutture produttrici di dati ed elaborazioni statistiche, promuovendo il livello qualitativo degli addetti e delle strutture tecnologiche (sempre più invasive a tutti i livelli e in tutte le fasi della produzione statistica, dalla rilevazione alla diagnostica dei fenomeni, alla diffusione dei dati).
In generale, l’attuale assetto legislativo tende a offrire delle risposte concrete alle pressioni in atto sui sistemi statistici, garantendone il più possibile l’autonomia, premessa indispensabile alla qualità e all’attendibilità dei dati e alla selettività delle procedure di rilevazione ed elaborazione.

Tratto dal volume: "Attuazione del Sistema Statistico Nazionale nella provincia di Torino" - stampato in proprio dal Comune di Torino nell'anno 1996


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