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21 novembre 2007

Renzo Piano illustra il progetto del grattacielo Intesa San Paolo

Appena rientrato da New York, fresco di inaugurazione della sua ultima 'creatura', la sede del New York Times, Renzo Piano è di nuovo chiamato a lavorare per Torino, a tanti anni di distanza dalla realizzazione dell'Auditorium del Lingotto. E dice di apprezzare questo ritorno, in una Sala Rossa gremita e  partecipe, con i consiglieri di tutti gli schieramenti davanti al plastico portato da Parigi che rappresenta il modellino del grattacielo in varie sezioni. Esposti, su cavalletti ai bordi della sala, grafici del progetto e di altre realizzazioni in altre città del mondo, di cui il famoso architetto si è servito questa sera per fornire dati tecnici, spiegazioni dettagliate, ma anche suggestioni irresistibili per illustrare come è nata e cresciuta l'idea del grattacielo. "Chiedo scusa -  ha risposto a quella parte di consiglieri di maggioranza che si interrogavano sulle ragioni dell'altezza del 'mostro' – il progetto non è nato come un atto di arroganza contro le regole stabilite dal vostro piano regolatore (che attualmente prevedono che l'altezza degli edifici non superi i 158 metri complessivi, ndr). Se il problema è di non sfidare la Mole, bastava dirlo. La sede del New York Times è 1 piede più bassa dell'Empire State Building, si è trattato di un omaggio intelligente, mentre qui non mi è stato chiesto di fare un atto di deferenza, mi era sembrato che voleste un laboratorio urbano, e come tale lo abbiamo pensato”.
Piano prosegue chiedendo che il dibattito non si basi su questioni di principio aprioristiche, ma si considerino gli elementi nella loro reale dimensione: "A Londra abbiamo discusso un anno, però la discussione deve essere leale. Qui, quando ho visto quella riproduzione con il mostro scuro più alto della Mole mi sono sentito ferito”.
E l'architetto, visibilmente coinvolto nella discussione, ha precisato che l'altezza dell'edificio è data dai volumi in alto (la serra 'fredda'circondata da un cristallo particolare che rende davvero l'idea della trasparenza, con ristorante, terrazza panoramica e galleria d'arte)  sommati con quelli in basso  (auditorium flessibile, che può modificarsi), entrambe totalmente pubblici e a completa fruizione della Città. "Togliendo questi volumi la torre misurerebbe 110 metri, ma si snaturerebbe. Sarebbe priva proprio di quegli spazi che la Città rivendica con tanta foga. Se mi fate sedere il grattacielo, cercatevi un altro progettista”, afferma Piano che si dice affezionato a questi volumi (la scatola verde, come lui chiama lo spazio superiore, e quella rossa, dell'audito-rium). La sua convinzione, nel difendere la sostanza del progetto, ha un respiro inevitabilmente cosmopolita: dice di essere sicuro che i torinesi , come è stato per i newyorkesi, adotteranno il grattacielo, e gli spazi dal sapore metafisico che offrirà alla città. Un esempio di trasparenza, funzionalità, estetica, ma anche un laboratorio urbano e di sostenibilità energetica: le persone che lavoreranno all'interno degli uffici saranno circa 2800, circa 400 i posti auto realizzati al piano terra, ci saranno solette particolarmente spesse, per risparmiare sulla climatizzazione, illuminazione fluorescente con lampade a basso consumo fotosensibili, come a Berlino, e 2mila metri quadri di pannelli solari a microcristalli, oltre  alla ventilazione naturale delle facciate. "Lavoreremo insieme a voi per migliorare l'impatto ambientale: le vostre sollecitazioni  mi aiutano a lavorare sempre meglio. Vorrei regalare a Torino,  che è un modello di sapienza tecnologica e scientifica, una presenza discreta, leggera e vibrante”. A chi gli domanda qual è l'elemento di torinesità che il progetto esprime, Piano risponde: "la fotosensibilità e il vetro. L'edificio prenderà il colore della città, e con le sue schegge di cristallo e la sua leggerezza quasi smaterializzata ricorderà il ghiaccio delle vostre bellissime montagne. Inoltre, di notte, la serra resterà illuminata, come una simbolica lanterna”. E infine, un auspicio: "siamo al progetto definitivo, quello esecutivo è previsto più o meno fra un anno. Abbiamo un appuntamento con il 2011, e ci auguriamo di rispettarlo”, ha concluso.

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Renzo Piano in Sala Rossa

immagine 2 I grafici del progetto

immagine 3 Il modellino del grattacielo in varie sezioni

immagine 4 Interviste a Renzo Piano

immagine 5 Il modellino del grattacielo Intesa-San Paolo

immagine 6 La presidente della Comm. Urbanistica, Piera Levi-Montalcini e Renzo Piano

immagine 7 I progetti del grattacielo in Sala Rossa

immagine 8 La simulazione della nuova skyline di Torino

immagine 9 Un momento della Commissione Urbanistica

immagine 10 Renzo Piano risponde alle domande dei Consiglieri Comunali

immagine 11 Renzo Piano illustra il progetto


21 novembre 2007

Firmato il protocollo d'intesa per l'acquisto della Cavallerizza Reale

A Palazzo Civico, in Sala delle Congregazioni è stato firmato il protocollo di intesa attraverso il quale avverrà la cessione al Comune del complesso della Cavallerizza da parte dell'Agenzia del Demanio.

L'accordo diviso in due parti porterà la Cavallerizza a far parte del patrimonio del Comune di Torino.
Le strutture che fanno parte del complesso dovranno poi essere sottoposte, con il possibile concorso di privati, ad interventi di riqualificazione e ristrutturazione.

Presenti per l'occasione il Direttore dell'Agenzia del Demanio Elisabetta Spitz, il Sindaco Sergio Chiamparino e l'Assessore Mario Viano.

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Sergio Chiamparino firma il protocollo d'intesa per l'acquisto della Cavallerizza

immagine 2 Le firme per il protocollo d'intesa

immagine 3 Un momento dell'incontro di sala Congregazioni

immagine 4 Il Sindaco Sergio Chiamparino

immagine 5 Un momento dell'incontro di sala Congregazioni

immagine 6 Elisabetta Spitz, Direttore dell'Agenzia del Demanio

immagine 7 Mauro Viano, Assessore all'Urbanistica, all'Edilizia privata e al Patrimonio


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