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“Torno da mia madre”, che stress quando i figli quarantenni ripiombano a casa

La chiamano generazione boomerang. Sono i figli che dopo essersene andati di casa tornano dai genitori, spesso perché divorziano, perdono il lavoro o non ce la fanno economicamente. Per la prima volta uno studio, pubblicato su Social Science & Medicine, ha cercato di scattare una fotografia sulle implicazioni del fenomeno e i risultati raggiunti hanno stupito anche i ricercatori. Quando un figlio torna al nido lasciato vuoto la qualità della vita dei genitori peggiora sensibilmente e l’evento causa una situazione di disagio e stress che può essere paragonata a una lieve disabilità legata all’età, per esempio il non poter camminare bene senza un supporto. Succede però soprattutto nell’Europa protestante e del Nord, mentre in Italia l’impatto è quasi inesistente.
 
DATI DA 17 PAESI

Se la sindrome del nido vuoto era già nota da tempo, l’effetto boomerang non era mai stato rilevato prima. I ricercatori della London School of Economics, grazie a un progetto finanziato dall’European Research Council, hanno preso in considerazione dati di diciassette Paesi europei, Italia compresa, su 27.000 famiglie con genitori di età tra i 50 e i 75 anni, dal 2007 al 2015. I soggetti sono stati intervistati ogni due anni per accertare la loro qualità di vita, misurabile grazie a una scala da 12 a 48 punti. Per arrivare al punteggio si sono tenute in considerazione in particolar modo quattro variabili: il controllo sulla propria vita, l’autonomia, il piacere di svolgere le attività che si amano e l’autorealizzazione. Tra le 27.000 famiglie solo 1.100 hanno visto il ritorno a casa di un figlio che se ne era andato precedentemente.
 
L’EFFETTO PIU’ GRANDE SUL NORD EUROPA

In media la qualità della vita dei genitori che riaccolgono i figli peggiora di 0,8 punti, un valore statisticamente importante. Ma l’effetto non è uguale nei diversi Paesi europei.
In Danimarca, Olanda e Svezia il punteggio sale all’1,3, nei Paesi dell’Europa occidentale e centrale (Austria, Francia, Lussemburgo, Svizzera, Belgio, Germania) si riduce a 0,14 ma nelle nazioni mediterranee, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, l’impatto è vicino allo 0.  
 
PERCHE’ IN ITALIA NON SUCCEDE?
Come si spiega? “Dove l’indipendenza generazionale è più valorizzata e promossa, come nei Paesi del nord, ritornare a casa da mamma e papà è socialmente meno accettabile – chiarisce Marco Tosi, 33 anni, ricercatore italiano della London School of Economics, autore della ricerca insieme alla professoressa Emily Grundy – Dove invece l’interdipendenza e la co-abitazione tra generazioni è diffusa, come da noi, non osserviamo alcun impatto”.

Insomma, gli italiani sono bamboccioni a vita? “Niente affatto – replica Tosi – Il fenomeno boomerang è in aumento ovunque ma non per scelta dei figli. Purtroppo sono costretti a tornare a casa e le ragioni più diffuse sono la fine degli studi, la perdita del lavoro e il divorzio o la separazione dal partner. E abbiamo anche osservato che la causa del ritorno non incide sulla reazione dei genitori. La loro vita peggiora indipendentemente dal perché i figli decidono di vivere di nuovo con mamma e papà”.
 
LA ROTTURA DI UN EQUILIBRIO
Lungi dal sentire la mancanza della prole, dopo un primo momento di sconforto per essere rimasti soli, i genitori si adattano e si creano una nuova vita. “Le famiglie stabiliscono un nuovo equilibrio, trovano nuovi hobby, provano attività diverse, spesso la relazione tra marito e moglie migliora. Ma quando il figlio ripiomba a casa viola questo nuovo equilibrio”, conclude il ricercatore. Il fenomeno, però, si osserva solo quando a casa non è rimasto alcun figlio. Se uno dei fratelli vive ancora con i genitori, il ritorno dell’altro (o degli altri) non provoca effetti evidenti.

Fonte: repubblica.it

  • Aggiornato il 13 Marzo 2018