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Sandwich generation, il lato stressante di essere mamme e figlie insieme

Sono 15 milioni in Italia le persone (soprattutto donne) tra i 45 e i 55 anni alle prese con figli minori e genitori anziani e bisognosi di cure. Una situazione non solo italiana, che però da noi è vissuta con più pathos: il 70% degli italiani telefona ogni giorno ai genitori anziani, contro una media europea ferma al 40%. Per aiutarli, arriva una app che controlla e avvisa se il nonno (o il figlio adolescente) esce dalle “aree protette”.

Sono 15 milioni in Italia gli appartenenti alla cosiddetta “sandwich generation”, formata da 45-55enni che, ancora nel pieno dell’attività lavorativa, possono trovarsi nella necessità di prendersi cura dei figli minori e di genitori o parenti anziani e bisognosi di assistenza. Un po’ baby sitter, un po’ badanti, sono secondo una recente indagine multiscopo dell’ISTAT sono principalmente donne, schiacciate tra gli over 65 (che in Italia sono 13,4 milioni, ma sfioreranno i 22 milioni nel 2050) e i 5,2 milioni i ragazzi in età compresa tra i 7 e i 15 anni. Nel complesso, quasi 19 milioni di persone che si affidano alla cura della sandwich generation, e non solo in Italia: una ricerca Doxa ha infatti approfondito i bisogni e i timori di questi caregiver familiari intervistando un campione composto per metà da chi ha almeno un junior (7-15 anni) e per l’altra metà da chi ha almeno un senior (over 65 anni); lo studio è stato poi replicato in Francia, Inghilterra e Germania per identificare le peculiarità di ogni cultura e i tratti comuni di approccio.

Ebbene, per quanto riguarda i senior, è la mamma (51% dei casi) la persona di cui ci si prende più cura, seguita dal padre (27%) e dai suoceri. Un contatto costante, di persona (35% tutti i giorni) o al telefono (69% tutti i giorni), per una persona che in 3 casi su 4 vive a meno di 10 minuti di distanza. Soprattutto italiana è la prassi del contatto giornaliero (il 69% rispetto a circa il 40% di media degli altri paesi) che esprime il continuo bisogno di vicinanza.Quanto ai figli, lo smartphone rappresenta per i genitori un elemento di rassicurazione per la facilità di poter raggiungere i figli più che una fonte di preoccupazione per usi potenzialmente sbagliati. «Nel confronto internazionale», ha aggiunto Cristina Liverani, research manager di Doxa, «l’Italia è però il Paese in cui i timori sono più elevati, principalmente per quello che si può trovare online o perché diventi una distrazione dallo studio. Ne consegue una maggiore presenza di limitazioni messe in campo da 1 genitore su 2 in Italia».

Un mercato, quello della sandiwich generation, che comincia a interessare diversi operatori attivi nell’ambito delle nuove tecnologie. Ecco dunque arrivare da Easy Life famil.care, piattaforma digitale che permette al caregiver di «proteggere i propri cari anche a distanza, accompagnandoli nella quotidianità e assistendoli nell’emergenza» tramite smartphone. Tra i servizi proposti, l’invio di un segnale di emergenza (senza dover toccare il telefono) per inviare una richiesta di soccorso ai contatti selezionati, un segnale di caduta (per i nonni) oltre che di “uscita dalle aree protette”, e la ricezione di chiamate dal care giver anche quando il figlio o il genitore non rispondesse al telefono, grazie la funzione vivavoce che permette di attivare da remoto l’altoparlante o il microfono del telefono dell’altra persona. Per sentire la voce della mamma anche quando si è persi nell’ultima versione del videogioco più amato. Per attivare il servizio è sufficiente scaricare una delle app famil.care da iTunes Store o Google Play sullo smartphone del care giver e del junior o senior, e procedere con l’attivazione del servizio sul sito www.famil.care

Fonte: vita.it

  • Aggiornato il 11 Aprile 2017