Disabilità sensoriali

Con Novis gli audio-giochi senza frontiere

Un game accessibile a tutti, anche agli ipovedenti. È la start up Novis Game di Torino a sviluppare il primo videogioco dedicato a persone con disabilità. Attraverso un ambiente digitale immersivo dalle caratteristiche acustiche e tattili sarà infatti possibile giocare senza alcuna ’interfaccia video. «Un modo per garantire l’inclusione promuovendo uno stile di vita attivo e partecipativo — racconta Arianna Ortelli, torinese di 24 anni, Ceo e cofounder dell’azienda nata nel 2019— . Un intrattenimento digitale capace di adattarsi a tutti. Il nostro obiettivo è quello di dare vita al primo torneo in cui un normodotato possa sfidare, in una sfida alla pari, un non vedente».
Un progetto che Arianna Ortelli, laureata in Economia Aziendale e in Business Administration all’Università degli Studi di Torino ma soprattutto appassionata di sport e videogiochi che usava fin da bambina con il padre, ha sviluppato con il collega e amico Dario Podisporti, grazie alla fondazione Agnelli. «Abbiamo incontrato le associazioni per capire come potevamo sviluppare la nostra idea — racconta la giovane imprenditrice —. Poi è arrivato l’investimento da 300mila euro che ha trasformato la nostra idea in realtà. Oggi stiamo lavorando sulla piattaforma di contenuti. L’hardware è pronto, stiamo ultimando lo store di giochi e l’app per gli sviluppatori che potranno pubblicare i loro prodotti. Da qui in avanti il nostro focus sarà lavorare sulla piattaforma, aprendoci ai developer». L’applicazione, ancora in fase Beta, potrebbe entrare sul mercato già in estate. «L’idea era quella di permettere di fare sport a chiunque in modo autonomo attraverso il nostro dispositivo — continua Arianna —. Vorremmo non solo riuscire, attraverso i nostri giochi e lo store, conquistare i giocatori ma anche creare una piattaforma di sviluppo dove si possa dare accessibilità. Ci piacerebbe che anche le aziende più grandi del settore si muovessero in questa direzione». Tra i pacchetti che si troveranno sul mercato quelli dedicati allo sport ma anche i game multiplayer che consentiranno di giocare a squadre.

«Il software ha suoni 3D e permette di interagire attraverso il telefono — spiega la Ceo —. Abbiamo previsto anche un joystick che si connette al cellulare ed è capace di offrire stimoli maggiori. Facciamo l’esempio di “Ping Pong”. Lavorando senza l’aspetto visivo, abbiamo sfruttato l’audio 3D: con il controller in mano, collegato allo smartphone via bluetooth, si indossano le cuffie e la partita inizia. I giocatori sentono i colpi dell’avversario e grazie alla vibrazione capiscono quando la palla sta per arrivare e possono colpirla dandogli il giusto effetto. Il controller e tutto quello che abbiamo realizzato non sarebbe stato possibile se non ci fossimo prima confrontati con l’Uici di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti). Se utilizzato bene, il videogioco può essere strumento di inclusione».

Fonte: torino.corriere.it

(lv/la)