Disabilità sensoriali

Coronavirus, appello Unione ciechi: “Rischio autoconfinamento per centinaia di persone”

L’allarme dell’associazione che chiede un maggiore impegno da parte delle istituzioni per la tutela delle persone non vedenti o ipovedenti. Le testimonianze raccolte da ilfattoquotidiano.it: “Non possiamo aspettare oltre due settimane per mangiare o per avere le medicine”.Non ci sono solo gli appelli delle associazioni di disabili gravissimi a chiedere che, di fronte all’emergenza coronvirus famiglie e utenti non siano abbandonati. Tra le varie associazioni che hanno denunciato numerosi disagi in queste ore c’è l’Unione italiana ciechi (Uici). “Le misure di prevenzione e contenimento della diffusione del virus”, si legge nell’appello diffuso nelle scorse ore, “stanno mettendo a rischio isolamento le persone con disabilità soprattutto a causa della mancanza di volontari e di altre figure di supporto fondamentali”. Il riferimento è in particolare alle esigenze e ai bisogni fondamentali delle persone non vedenti e ipovedenti: “Mancano volontari a supporto, accompagnatori e altri operatori che svolgono servizi essenziali di assistenza”. Come “la spesa di alimentari, farmaci o semplicemente l’accompagnamento nei movimenti”. Segnalano infatti “persone in grande difficoltà perché la disabilità non consente loro di rispettare sempre la distanza di sicurezza dagli altri e perché costrette a un auto-confinamento a casa, prive di assistenza di volontari a supporto”. L’Uici inoltre si dice “a disposizione delle istituzioni per individuare e attuare insieme le giuste soluzioni” scrive il presidente dell’Unione italiana ciechi Mario Barbuto. “Il coronavirus sta creando enormi disagi soprattutto alle persone con disabilità e alle loro famiglie”, esordisce l’appello. “In Italia ci sono oltre 360mila ciechi assoluti e oltre un milione e mezzo di ipovedenti e pluri-disabili. Persone in grande difficoltà perché la disabilità non consente loro di rispettare sempre la distanza di sicurezza dagli altri e perché costrette a un auto-confinamento a casa, prive di assistenza di volontari a supporto”. Quindi, Uici chiede “l’assistenza obbligatoria” e che sia “creata un unità di supporto permanente e stanziare risorse per le associazioni che stanno facendo fronte all’emergenza”.

La vita per queste migliaia di persone, già non agevole, in queste settimane si sta mostrando particolarmente complessa. “Lo smart working è fondamentale più che mai ora che la pandemia di coronavirus si sta diffondendo e risulta ancora più utile per le persone che non vedono, in quanto molto spesso dobbiamo prendere i mezzi pubblici da soli, mezzi di trasporto che adesso possono essere un veicolo di contagio più grande e pericoloso” dice a Ilfattoquotidiano.it Ada Nardin, non vedente di Roma. Ma non c’è solo la questione importante di garantire percorsi di lavoro da casa. Diverse criticità segnalate riguardano anche il reperimento e la consegna a casa di alimentari e generi di prima necessità come le medicine. “Ordinare online e farci consegnare a domicilio la spesa è diventato molto complicato, perché i tempi di consegna si sono moltiplicati o addirittura i servizi di consegna risultano interrotti. Faccio un appello agli enti preposti per creare un canale preferenziale per le persone con gravi disabilità e anziani non autosufficienti. Non possiamo aspettare oltre 2 settimane per mangiare e ricevere medicine” chiede Ada.

Con grande cura e senza lamentarsi Matteo Briglia, 51 anni non vedente alla nascita, da settimane indossa la mascherina idonea, guanti ed evita di uscire. “Bisogna seguire con estrema accuratezza tutte le direttive fornite dal governo e dagli esperti medici per frenare velocemente l’epidemia di Covid-19”. Vive a Milano, zona Città Studi, e racconta di avere vicino casa sia la farmacia sia un discount. “Fortunatamente conosco il personale del negozio e ricevo assistenza domiciliare senza rilevanti problemi, ordino solo pochissime cose, quello che mi occorre e mi consegnano fuori la porta la spesa in pochi giorni. Ma sono a conoscenza – dice Briglia – di altre persone non vedenti in estrema difficoltà per il servizio domiciliare. Si dovrebbe avere un occhio di riguardo per gli anziani ciechi che vivono a casa da soli”. Matteo sta lavorando da remoto da oltre due settimane: “Sono in formazione grazie all’assistenza di personale specializzato dalle Valle d’Aosta, la mia azienda mi ha anche fornito un laptop e cosi rimango operativo anche da casa mia”. Matteo, nonostante sia cieco, non utilizza un cane guida. “Penso però a tutte quelle persone non vedenti che vivono da sole e dovrebbero portarlo fuori. Questi soggetti devono essere assistiti con particolare attenzione. Non devono essere abbandonati e bisogna aiutare soprattutto coloro che non possono permettersi di avere un assistente personale a casa” .

Fonte: ilfattoquotidiano

(c.a.)