Disabilità sensoriali

La “squadra” dei Lis performer alla conquista dell’Ariston: chi sono e cosa fanno

ROMA – Siamo abituati a vederli in un riquadro del televisore, mentre muovono agilmente le mani per tradurre il telegiornale in lingua dei segni.

Sono gli interpreti Lis, veri e propri traduttori, fondamentali per trasmettere messaggi e informazioni ai cosiddetti sordi segnanti. Da stasera, impareremo a conoscere anche i meno noti “lis performer”: non solo traduttori, ma veri e propri artisti, che trasformano la lingua dei segni in un’esibizione dal forte impatto estetico, oltre che dal fondamentale valore comunicativo.

Sono 15 e due di loro sono sordi, i Lis performer selezionati da Rai Casting tra il 18 novembre il 1 dicembre scorso, che da stasera saranno tra i protagonisti di “Sanremo Live Lis”, fiore all’occhiello di questa 70a edizione di Sanremo: la prima completamente accessibile anche a chi non sente. A dirigere l’impresa, Laura Santarelli, direttrice dei corsi dell’Accademia europea Scuola interpreti Lis e Lis performer. Guidati dalle coreografe Giovanna Rinaldi e Moira Sbriccioli, i 15 giovani Lis performer “canteranno” con il corpo tutte le canzoni del festival. Ecco i loro nomi che, dove possibile, rimandano ai video con alcune loro interpretazioni: Martina Rebecca Romano, Daniele Pino, Valentina Di Lava, Francesca Fantauzzi, Dominique Fidanza (in arte, Sighanda), Gloria Antognozzi, Sabrina Gabrieli, Anastasia Cipollone, Giulia Pasquini, Giulia Clementi, Daria Appetiti, Nicola Noro, Zena Vanacore, Mauro Iandolo e Davide Falco.

Tempo fa Mauro Iandolo ci ha raccontato la sua storia e la sua arte. Oggi abbiamo raggiunto Nicola Noro, mentre si prepara per la diretta. 23 anni, vive in provincia di Vicenza, è laureato in Inglese e Lingua dei Segni Italiana presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia e lavora come insegnante di Lis e assistente alla comunicazione per bambini e ragazzi sordi segnanti e non. Proprio un anno fa aveva commosso la giuria di Italia’s Got Talent, con la sua interpretazione, insieme all’amica e collega Alessandra Giacuz, di “Nessun grado di separazione” di Francesca Michielin. Oggi si prepara per “cantare con le mani” le canzoni di Sanremo. Ma tutto è iniziato grazie a suo fratello maggiore…

Come e perché sei diventato Lis performer?
È stato un progetto cominciato per gioco assieme ad una mia amica e collega, Alessandra Giacuz. Abbiamo deciso, tra i banchi dell’università di provare a rendere le canzoni in lingua dei segni italiana attraverso i nostri corpi e le nostre mani. Personalmente ci pensavo da tempo. Mi ricordo un giorno in cui stavo ascoltando la musica in salotto, con le cuffiette: mio fratello, che è sordo, mi ha chiesto di farla sentire anche a lui. Così gli ho passato le cuffiette, vedevo che qualcosa gli arrivava: i bassi, le vibrazioni, si muoveva a ritmo. Ma il testo e la melodia non sarebbero mai potute arrivare a lui, come alle altre persone sorde. Così ho pensato: forse potrei essere io il tramite tra la musica e mio fratello: io e la Lis. E così è nata la voglia di diventare un Lis performer.

Qual è il percorso da seguire per fare questo “lavoro”?
Io ho studiato all’università Ca’ Foscari di Venezia: Lingue, civiltà e scienze del linguaggio in triennale e poi scienze del linguaggio in magistrale. Attualmente però l’unica formazione possibile per diventare Lis performer è l’accademia AES di Roma. Io personalmente come performer sono autodidatta: mi sono formato soprattutto attraverso l’esperienza, gli errori e l’autocritica!

Cosa è cambiato, dopo il successo a “Italia’s got talent”?
L’esperienza è stata magnifica, ma è stato ancora più bello quello che ha portato dopo. Ci hanno chiamato in molte scuole in tutta Italia per parlare ai ragazzi di sordità, lingue dei segni e musica visiva. Abbiamo partecipato a diverse manifestazioni ed eventi portando la nostra arte e abbiamo potuto conoscere persone e realtà che ci hanno arricchito, personalmente e professionalmente.

Cosa rappresenta quest’attività nella tua vita? Un lavoro? Un hobby? Una passione?
È sicuramente una passione prima di tutto, una cosa che amo fare e che sempre amerò. È anche un lavoro, chiaramente. Purtroppo, visto che l’Italia ancora non riconosce la Lis come lingua ufficiale, è un lavoro al quale non è riconosciuta la giusta dignità, ma diciamo che è quello che “voglio fare da grande”.

Ci racconti qualcosa della “squadra” dei Lis performer a Sanremo: da quanto tempo vi preparate? Come state vivendo quest’attesa? E tu cosa ti aspetti?
Abbiamo cominciato a lavorare sulle canzoni circa una settimana fa, con passione e dedizione dalla mattina fino alle 2 di notte, stanchi ma con tanta forza di volontà. Attendiamo con ansia la diretta, ma siamo anche molto emozionati! Sappiamo che stiamo per fare qualcosa di veramente grande. La cosa bella è che si è creata una piccola famiglia: assieme viviamo le paure e le gioie, ci supportiamo l’un l’altro e ci diamo la carica a vicenda!

Fonte: superabile.it