Disabilità sensoriali

Cataratta: senza bisturi, col laser di ultima generazione

Il laser a femtosecondi è una tecnologia mini-invasiva per operare la cataratta con sempre maggiore precisione. Insieme alle lenti intraoculari di nuova generazione, riduce i rischi e migliora la qualità della visione.

È la prima causa di disabilità visiva ed è responsabile di più della metà dei casi di cecità al mondo. Stiamo parlando della cataratta, uno dei disturbi della visione globalmente più operati – in Italia nel 2016 ha richiesto circa 557mila interventi chirurgici. L’operazione standard è rappresentato da un intervento chirurgico manuale che consiste nella sostituzione del cristallino opacizzato con uno artificiale non opaco. Negli ultimi decenni, questo intervento è diventato sempre più sicuro ed efficace, grazie ai continui avanzamenti tecnologici. Ed oggi un nuovo passo avanti arriva dall’utilizzo di un particolare laser, detto a femtosecondi o femtolaser, insieme a lenti intraoculari di nuova generazione, strumenti che rendono l’intervento ancora meno invasivo e il risultato più preciso.

LA CHIRURGIA STANDARD.
Attualmente, l’intervento tradizionale della cataratta è un’operazione di microchirurgia, che avviene manualmente attraverso il bisturi, con cui il chirurgo incide la cornea per accedere alla cataratta, mentre una pinza apre la capsula contenente il cristallino e poi un facoemulsificatore, uno strumento basato sulla produzione di ultrasuoni, frantuma ed aspira il cristallino opacizzato. Si tratta di un intervento di routine che ogni anno consente a centinaia di migliaia di italiani (basti pensare che circa 4 persone su 10 nella fascia dai 55 ai 64 anni e ben 3 su 4 dai 70 anni in su soffrono di cataratta) di riacquistare una visione nitida.

COS’È IL FEMTOLASER.
Oggi il progresso non si arresta e nuove prospettive arrivano dalla tecnica mini-invasiva del femtolaser – disponibile però ancora in poche realtà ospedaliere italiane – che fornisce diversi vantaggi in termini di precisione e riduzione dei rischi associati all’intervento. Questo laser, che emette una luce infrarossa piccolissima e della durata di un femtosecondo (un milionesimo di miliardesimo di secondo), riesce a sostituire il bisturi, dato che taglia i tessuti alla profondità e nel punto esatto desiderato, con una maggiore accuratezza di quella manuale. Lo strumento pratica un’incisione molto piccola e riproducibile della cornea, apre la capsula contenente il cristallino in maniera circolare e perfettamente simmetrica, e infine frantuma il cristallino in segmenti, richiedendo un’energia ridotta al faco-emulsificatore, che al contrario può riscaldare i tessuti.
“In questo modo c’è un minor trauma dei tessuti oculari, riducendo notevolmente la possibilità di eventuali complicanze – sottolinea Paolo Vinciguerra, Presidente della Associazione Italiana di Chirurgia della Cataratta e Refrattiva – Si tratta di una tecnica mininvasiva che abbrevia al massimo i tempi di intervento e assicura un miglior recupero visivo per il paziente”. Un altro esempio, utilizzare questo laser invece del bisturi consente anche di ridurre l’insorgenza di astigmatismo dopo l’operazione, un effetto collaterale dovuto alla minore precisione manuale.

LE NUOVE LENTI.
Ma non è tutto. Le innovazioni riguardano non solo la tecnica operatoria ma anche i materiali che andranno a sostituire il cristallino. Intanto, oggi gli oftalmologi dispongono di sistemi di calcolo per individuare la lente più adatta alle esigenze del paziente, prosegue Vinciguerra. Queste lenti, inoltre, non sono come quelle del passato: infatti sono dotate di un sistema di iniezione automatico ed estremamente preciso, che, eliminando il contatto diretto con le mani dell’operatore, abbassa notevolmente la probabilità di eventuali infezioni o contaminazioni. “Se l’integrazione della lente all’interno dell’occhio è migliore, anche la qualità della visione trae dei vantaggi – conclude Vinciguerra – dato che queste lenti correggono anche difetti rifrattivi come miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia, così che sia sempre meno necessario portare gli occhiali dopo l’operazione”.

LE CRITICITÀ.
A fronte dei benefici apportati da queste tecnologie sia per il paziente che per il chirurgo, permangono difficoltà dal punto di vista economico e organizzativo. Le nuove opportunità di intervento sono ancora quasi del tutto confinate al settore privato, sottolinea Matteo Piovella, Presidente Società Oftalmologica Italiana: così l’Italia, che è seconda in Europa per tempi di attesa per un’operazione della cataratta (Rapporto Gimbe 2018), rimane invece ancora molto indietro se si misura il numero di interventi con tecnologie avanzate. Insomma resta molto da fare per rendere accessibili a tutti queste nuove opportunità terapeutiche.

Un altro elemento riguarda una carenza di informazioni fra i pazienti, nonostante il numero elevato di persone operate (quasi 600mila l’anno). Proprio per questa ragione, per far conoscere tutte le opportunità terapeutiche disponibili nasce la campagna Vediamocibene (sito web www.vediamocibene.it), che fornisce un panorama completo sul problema, con video e animazioni, nonché una mappa con gps per rivolgersi ai centri più vicini.

Fonte: larepubblica.it