Disabilità sensoriali

La sfida: 24 ore per creare una app per non vedenti

Quaranta partecipanti. Un terzo sono giovani studenti di informatica. Hanno passato la notte dentro la Microsoft House di Milano. Perché avevano da lavorare, lavorare duro: il tempo per elaborare il progetto – un’app, un widget – per aiutare chi ha una disabilità visiva era di sole 24 ore.
Questo il commitment, il cosiddetto ingaggio di “Connected ability”, l’hackathon organizzato dalla sezione italiana della multinazionale di Redmond con il patrocinio dell’Unione Italiana Ciechi. Ad aiutare le cinque squadre formate anche da professionisti dell’IT, game designer, sistemisti – tutti tra i 16 e i 35 anni – c’era proprio chi è maggiormente interessato al progetto.

Persone non vedenti che hanno aiutato gli hackathoners con le loro esperienze di vita, il racconto di quello che c’è e soprattutto di quello che manca. Di quello che servirebbe per vivere una vita più semplice, quella che si potrebbe definire “normale”. Mimmo Iuzzolino di Eni, ha spiegato per esempio come le piattaforme di e-learning siano per lo più inaccessibili a chi ha deficit visivi, mentre potrebbero essere una risorsa di formazione fondamentale per chi vuole provare a (ri)lanciarsi nel mondo del lavoro. Consuelo Battistelli di Ibm ha raccontato di come la sua casa sia piena di tecnologia e così, con l’uso reciproco della voce, ha tolto ogni barriera nell’ambiente domestico. Così non è quando si esce di casa e si vuole, banalmente, spostarsi da un luogo all’altro. La mobilità, che come ci racconta Andrea Benedetti direttore della divisione Evangelism di Microsoft, il padrone di casa dell’hackathon, è stata uno dei temi più affrontati dai ragazzi in gara. Che sono stati condotti sul campo anche da due sviluppatori non vedenti, Sauro Cesaretti della divisione di Ancona dell’Uic, e lo spagnolo Juanjo Montiel Perez. Che ha raccontato un aneddoto significativo: come a tutti, gli sarebbe piaciuto lavorare ascoltando musica. Ma Spotify, la piattaforma di musica in streaming più diffusa, per esempio non ha la possibilità di accedere per chi ha problemi di vista. Da bravo sviluppatore ha creato da sé un’aggiunta all’app per poterla gestire con la voce. Buone pratiche che hanno dato il via alla gara. Che al primo pomeriggio di mercoledì ha dato i suoi frutti. Eccoli.

Il primo premio è andato ai FreeWay, il team che ha portato sul palco il progetto BI The Way. Un bel gioco di parole che mette in campo uno strumento per utilizzare i mezzi pubblici tramite la voce, in un dialogo tra lo smartphone personale e un hardware dedicato a bordo del mezzo. L’idea vuole poi svilupparsi anche sui tragitti a piedi e a tutti gli altri momenti di spostamento. Una sorta di assistente intelligente alla mobilità.

Al secondo posto i Beta Wings, due giovanissimi studenti dell’Istituto Facchinetti di Milano che hanno creato ImageToMusic, un’idea deliziosa per trasformare i quadri, e in realtà qualunque immagine, in suoni. Per poter immaginare i dipinti – scomposti in ogni pixel a cui viene attribuita una frequenza – attraverso i suoni. Un progetto per i non vedenti ma anche per i vedenti.

Terzi classificati i BoloPix, squadra di Bologna che ha sviluppato il gioco Cassian & The Dragon’s Flame, perché anche l’intrattenimento vuole la sua parte. Il gameplay è tutto basato sull’audio, con un’interfaccia grafica di supporto molto semplificata: si tratta di un cosiddetto Rpg in chiave fantasy, con combattimenti a turni. Il tutto basato come detto sull’audio, che non usa però sintetizzatori vocali ma doppiatori reali perché la voce vuole essere quella di un accompagnatore in carne e ossa dentro l’avventura del gioco.

Fuori dal podio, il team dei DuckBills che ha presentato una piattaforma chiamata Maier che vorrebbe supportare la mobilità in modo sociale. Si parte da un database di punti di interesse, da possibili pericoli stradali come lavori in corso a riferimenti come una statua cittadina, che vengono creati e popolati tramite interazione vocale da chi vuole partecipare la progetto. Tramite geolocalizzazione l’app racconta cosa c’è attorno a noi.

Infine il Voice MarkeTeam è una squadra che si è composta all’inizio dell’hackathon. Il progetto omonimo sfrutta Cortana, l’assistente vocale di Microsoft, per permettere agli utenti di fare la spesa attraverso lo smartphone utilizzando la sola voce. Tramite beacon, punti di interesse interattivi posti all’interno del supermercato, il software ci indirizza nelle corsie corrette e verso i prodotti desiderati.

Una bella idea, quella di Microsoft, e un progetto che non vuole fermarsi alla prima edizione. «Stiamo ancora imparando, questo è anche per noi il primo hackathon – conclude Benedetti – È stata una 24 ore fantastica, l’idea è di farla diventare un format. Magari tra sei mesi faremo lavorare le squadre su altri progetti, che potrebbero vertere sulle disabilità motorie».

Fonte: invisibili.corriere.it