Disabilità sensoriali

“Io, cieco da sempre ho imparato a narrare il mondo dei vedenti avvolti dalle tenebre”

Roberto Turolla. Privo della vista, l’autore di Murisengo pubblica con Golem il suo primo libro: “Racconti del buio” «Gli scrittori lavorano sulla loro competenza, io ho dovuto lavorare sulla mia incompetenza». Roberto Turolla, classe 1987, nato a Murisengo in provincia di Alessandria, ha appena pubblicato il suo primo volume, “Racconti del buio”, edito da Golem. È “cecato” (ci tiene a definirsi così) dalla nascita. Eppure ha scritto un prezioso libretto.
Tutto è nato per caso, quando un’amica, che ha un negozio di dischi in via Po, gli ha consigliato di iscriversi a un corso di scrittura creativa. Stava studiando chitarra classica, e proprio non aveva considerato questa opportunità. Dopo averci pensato un po’, ha mandato una e-mail a Massimo Tallone che, oltre a godere di una certa notorietà come scrittore, nel 2013 aveva creato “Facciamolalingua”, una scuola dove confluiscono iniziative quali i corsi di scrittura umoristica, di giallo, di book therapy, di autobiografia, di ars oratoria, di public speaking, e ancora di ozio, di menzogna, di risata.
Nasce così una armoniosa collaborazione fatta di incontri e lezioni a domicilio. «Abbiamo instaurato una modalità scanzonata di lavorare, divertendoci, con leggerezza, e pian piano siamo arrivati a produrre questo mio primo lavoro » commenta Roberto. Ma cosa vuol dire che ha lavorato sulla sua incompetenza? «I miei personaggi sono tutti vedenti. Sarebbe troppo facile se fossero ciechi come me.
Ho dovuto immaginare come un vedente si muove nel buio. Ho dovuto far finta di vedere. E a lei cosa accade quando si trova al buio? Inciampa e ha paura, no?».
Ma vediamo di cosa parla il libro. Sono dieci racconti sul tema del buio in cui i protagonisti per diverse ragioni si trovano in condizioni di momentanea cecità. «Ho scelto alcuni personaggi storici come, per esempio, Pietro Micca o Napoleone, e ho studiato le loro biografie per trovare un dettaglio autentico, vero, che mi consentisse di dar vita a un racconto». Sapevate che Napoleone aveva trascorso una notte nella camera del re della piramide di Cheope? Il grande condottiero «con passo sicuro e marziale come sempre» avanzava percorrendo lo stretto cunicolo e si ritrovò immerso nel buio più totale. Per quanto coraggioso fosse, neppure lui «poté più controllare i battiti del cuore… il suo respiro era accelerato e, per la prima volta in vita sua, il coraggioso generale scoprì cosa era la paura».
Per poter restituire i personaggi e scrivere il libro Roberto ha scelto di uccidere l’io anagrafico. «Ho dovuto fare un passo indietro per inglobare in me tutti i tipi umani. Per questo dico che ho lavorato sulla mia incompetenza». Roberto è un grande appassionato di cinema, divora numerosi film, adora il volley e sente sempre Rai Radio 1. Mescolando questi diversi linguaggi, ha trovato il suo. «Io non ho mai visto il sole; non so come sia una donna bionda. Ma ho imparato ad amalgamare questi linguaggi alla letteratura per dar vita alla mia lingua ».
«Il non vedente dalla nascita quando scrive “vede” la letteratura » dice massimo Tallone che firma l’introduzione al libro. La fantasia di Roberto, fin da piccolo, è stata popolata di immagini provocate dalla lettura di Salgari. «Se lo scrittore è bravo, il pubblico non dovrebbe accorgersi che sono un cecato » conclude ironicamente Roberto. L’ironia serve appunto a sdrammatizzare la nostra finitezza diceva Jankélévitch. E Roberto lo sa bene. Se volete incontrarlo, sarà questa sera alle 18 al Centro Pannunzio, in via Maria Vittoria 35/H, per presentare “Racconti del buio” con Massimo Tallone e lo psicologo Giancarlo Caselli.

 

Fonte:ricerca.repubblica.it