Wenhan Yu e colleghi hanno quindi pensato di eliminare quel gene con CRISPR-Cas9: l’interruzione della produzione di NRL avrebbe dovuto riattivare la progressione dei bastoncelli verso la trasformazione in coni, che sono in grado di tollerare molto meglio gli effetti deleteri della mutazioni che causano la retinite pigmentosa.
I ricercatori hanno testato con successo l’ipotesi su 30 topi affetti dall’analogo murino della malattia, che hanno effettivamente ottenuto un miglioramento della visione dopo l’intervento.
Il risultato, osservano i ricercatori, suggerisce che l’approccio con CRISPR-Cas9 possa essere applicato alla retinite pigmentosa – e forse anche ad altre patologie degenerative della retina – indipendentemente dalle mutazioni genetiche sottostanti.