Disabilità sensoriali

Con la valutazione psicoacustica ecco come si affronta l’acufene: scheda tecnica

I pazienti acufenici che chiedono aiuto sono in aumento. Essi hanno bisogno più di altri del rapporto di fiducia.

psicoacustica

In tal modo la valutazione dell’acufene grazie a misure psicoacustiche e questionari può diventare un fattore di successo della presa in carico di un paziente affetto da questo disturbo. Basta rivolgersi ad un professionista per cominciare a risolvere un problema audiologico.

Gli acufeni possono essere valutati in termini di impatto sulla vita quotidiana del paziente, attraverso misure psicoacustiche e questionari. L’esaminatore identifica e quantifica le lamentele soggettive legate al tinnitus. I risultati stabiliscono il tipo clinico di acufene e costituiscono la base delle raccomandazioni audiologiche specifiche per l’apparecchiatura di controllo del disturbo, ad esempio un generatore di rumore. Questo articolo si propone di offrire alcuni esempi di misure e questionari, oltre ad una ricca bibliografia sul tema.

Nota: una valutazione cocleovestibolare completa deve essere eseguita prima della valutazione dell’acufene.

Misura #1: l’altezza tonale degli acufeni (pitch matching)

Da un audiometrista il paziente può avere le risposte su ogni tipo di acufene.

L’altezza tonale (tono) è la caratteristica psicoacustica che corrisponde maggiormente alla dimensione fisica della frequenza. È la misurazione più comune. L’obiettivo è quello di quantificare il tinnitus in termini di frequenza (Hz). Il tono può essere usato come punto di riferimento durante la consulenza, ma anche per la selezione e l’adattamento dell’apparecchiatura acustica, o per trovare il sito di origine dell’acufene. Nonostante la descrizione del disturbo da parte del paziente possa essere molto diversa da un soggetto all’altro, Meikle riferisce che il 92% di un campione di milletrentatré pazienti può eseguire il test del tono. La valutazione soggettiva, che utilizza una scala visiva da 0 a 10, viene tipicamente definita «alta» o «acuta».

Per esempio, Stouffer e Tyler hanno riportato una nota media di 7,12, con il 65% dei pazienti che consideravano i loro acufeni di valore 7 o superiore. Per la maggior parte dei pazienti, il tono del tinnitus è situato intorno a 3 kHz. Si rileva una correlazione forte con l’ipoacusia associata dei pazienti situata principalmente nelle alte frequenze. Per numerosi ricercatori esiste un legame fra il tono dell’acufene e l’area di frequenza in cui si trova la massima perdita di udito. Di solito la misura del tono segue la procedura qui indicata. Tra le frequenze deve essere applicato un volume stabile. Per farlo, l’operatore può utilizzare il valore di livello confortevole (MCL) derivato dall’audiometria tonale.

Durante la ricerca del tono, si raccomanda di confermare i risultati con il test di confusione dell’ottava (OCT). La confusione dell’ottava si origina quando un individuo identifica una frequenza specifica come tono del suo acufene. Ma un’indagine più accurata mostra una localizzazione del disturbo un’ottava sopra il tono. Ad esempio, un tono identificato a 4,125 kHz viene confrontato con l’ottava superiore (8.250 Hz). Negli audiometri moderni, il passaggio all’ottava superiore per verificare la possibilità di una confusione si ottiene molto semplicemente utilizzando un unico pulsante.

Misura #2: il volume degli acufeni (loudness matching)

Il metodo della scelta forzata fra due alternative (2AFC) può essere sostituito con il metodo ascendente dei limiti, che comincerà leggermente al di sotto della soglia assoluta dell’udito, confrontando il volume dello stimolo con quello del tinnitus. Questo metodo riduce l’effetto di inibizione residua. Il risultato dovrebbe anche essere discusso in relazione alla presenza di distorsione del volume. La frequenza del test è la stessa del tono precedentemente identificato. Gli studi hanno dimostrato che le tecniche di bilanciamento del volume risultano di solito in un valore compreso fra 0 e 20 dB SL. I risultati qui vengono espressi in dB SL (Sensation Level), considerato che si tratta della differenza fra i risultati in dB SL e la soglia uditiva assoluta alla frequenza del tono. Generalmente il tono non si trova nelle frequenze convenzionali, pertanto la ricerca di una soglia alla frequenza specifica del tono si rende necessaria per convertire il risultato in un valore assoluto espresso in dB SL.

Misura #3: l’effetto di mascheramento

Considerato la parte più importante della valutazione dell’acufene, il mascheramento consente al professionista di valutare se il paziente è candidato per un generatore di rumore, al fine di controllare il disturbo. Definisce anche l’orecchio per la protesizzazione e aiuta ad identificare la causa e il sito della lesione. Tuttavia, la correlazione fra la condizione e l’effetto del mascheramento non è del tutto provata. Secondo Goldstein e Vernon la popolazione acufenica che non è stata sottoposta ad effetto di mascheramento è circa il 18%. Il 9% di questi pazienti non può essere candidato né al mascheramento acustico né alla stimolazione elettrica. Il fatto che gli acufeni possano essere mascherati suggerisce che il tinnitus e la risposta alla stimolazione acustica condividono gli stessi canali neuronali nel sistema nervoso. La soglia di mascheramento di un acufene venne inizialmente descritta da Feldmann in Audiology (10:140) nel 1971, dove diverse curve di mascheramento furono classificate in sei tipi. Le curve di mascheramento vengono fornite omolateralmente e controlateralmente, utilizzando rumori bianchi e a bande strette.

Il mascheramento in psicoacustica differisce dal mascheramento degli acufeni nei seguenti modi:

  1. In sistemi uditivi sani, il segnale di mascheramento e lo stimolo di mascheramento presentano parametri ben definiti e la sensazione è prevedibile. In un sistema uditivo imperfetto con tinnitus la sensazione è imprevedibile (Feldmann, 1934), dal momento che il segnale che deve essere mascherato è sconosciuto.
  2. Nei casi di acufene, la relazione di dipendenza tra l’effetto di mascheramento e la frequenza non esiste più o può essere invertita, le alte frequenze possono essere mascherate di più delle basse frequenze.
  3. In una situazione senza acufeni non si può mascherare un rumore bianco con un suono puro; in una situazione con acufeni è possibile, e con un basso livello di suono puro.
  4. Nel quadro di un mascheramento normale, lo stimolo di mascheramento può essere applicato in modo omolaterale, altrimenti il livello dello stimolo deve essere molto forte per essere efficace. In un orecchio con tinnitus, un suono molto basso applicato nell’orecchio controlaterale può essere molto efficace. Si parlerà di solito in questo caso di «mascheramento centrale».
  5. Il tempo conseguente all’effetto di mascheramento, o inibizione residua, dura meno di un secondo nel caso di un mascheramento convenzionale. Quello dell’acufene può essere esteso per diversi minuti. Il rumore e i suoni possono essere utilizzati per questa misura. Il mascheramento è considerato positivo o negativo a seconda che abbia un effetto o meno sugli acufeni.

Fonte: audiology-infos.it

(s.c./s.f.)