Disabilità sensoriali

L’orecchio bionico restituisce l’udito a due sordi gravi

L’équipe del nuovo primario Francesco Fiorino ha impiantato chirurgicamente le protesi cocleari a un 14enne veronese e a un 67enne rodigino.

Si scrive ipoacusia, si legge sordità. Un disturbo che interessa oltre otto milioni di italiani e che, nei casi più gravi in cui gli apparecchi acustici convenzionali non garantiscono rimedi efficaci, ha nella chirurgia l’ultima spiaggia in grado di restituire l’udito mediante l’applicazione di un impianto cocleare meglio conosciuto come orecchio bionico. Un dispositivo che, grazie all’elettronica, ha raggiunto livelli tecnologici altissimi e che, per la prima volta nella storia dell’Ulss 21, è stato applicato questa settimana anche nell’unità di Otorinolaringoiatria dell’ospedale di Legnago, rispettivamente su un ragazzino di 14 anni della provincia di Verona e su un 67enne rodigino. La riabilitazione uditiva bionica, che comprende per l’appunto l’applicazione dell’orecchio artificiale, costituisce infatti l’ultima specialità introdotta nel reparto situato al quarto piano del «Mater salutis», che lo scorso anno ha registrato, con un trend in aumento, quasi 600 interventi riguardanti la chirurgia oncologica piuttosto che quella funzionale o antinfiammatoria. Ad introdurla ci ha pensato, d’intesa con la direzione aziendale, il dottor Francesco Fiorino, direttore dell’unità legnaghese dallo scorso marzo, che ha alle spalle una lunga esperienza maturata fino al 2005 al policlinico di Borgo Roma a fianco del professor Vittorio Colletti, pioniere di questa metodica a livello mondiale, e successivamente al Polo Confortini dove è rimasto sino a quattro mesi fa. «Si tratta», spiega il primario nato a Marsala (Trapani) 60 anni fa ma ormai veronese d’adozione, «di una tecnica con un approccio mini-invasivo eseguita mediante una piccola incisione retroauricolare, che prevede una parte esterna simile ad una normale protesi acustica ed una interna, impiantata sotto pelle, che riceve impulsi dalla prima trasformando il segnale acustico in elettrico. Il quale, stimolando il nervo, arriva al cervello e permette di percepire il suono». «Entrambi gli interventi, durati un’ora e mezzo ciascuno», aggiunge il direttore, con doppia specializzazione in Otorinolaringoiatria ed Audiologia, «sono riusciti perfettamente ed ora i pazienti dovranno affrontare la riabilitazione seguiti dal personale del servizio di Audiofoniatria. D’ora in avanti contiamo di effettuarne almeno cinque all’anno, sempre su persone affette da sordità grave o profonda, che può essere congenita, infettiva o di altra natura». Ritornando ai pazienti «apripista», il 14enne veronese – il primo ad essere operato dall’équipe di Fiorino – era affetto da una gravissima sordità bilaterale di origine ereditaria mentre il 67enne rodigino lamentava una sordità profonda progressiva, che non rispondeva più alla normale riabilitazione con protesi acustica. La lotta alla sordità, in cui la sanità veronese gioca da anni un ruolo di primo piano, non si fermerà qui nemmeno al «Mater salutis». «Dopo l’estate», annuncia il dottor Fiorino, «abbiamo già in programma, sempre nell’ambito della riabilitazione bionica con strumentazione impiantabile, il primo intervento di applicazione di protesi integrata all’osso: un impianto passivo, che non sostituisce del tutto l’orecchio ma solamente la parte meccanica. Lo eseguiremo su un uomo reduce da alcuni insuccessi chirurgici». Di pari passo, il reparto punterà a potenziare la microchirurgia dell’orecchio medio per sordità di tipo trasmissivo legate ad esempio alle otiti croniche. Tutto ciò contando sul sostegno dei vertici dell’Ulss 21. «L’impianto dei primi due orecchi bionici», sottolinea Massimo Piccoli, direttore generale, «è un’ulteriore conferma dei livelli qualitativi raggiunti dalla nostra struttura grazie anche all’arrivo dei nuovi primari. Stiamo facendo innovazione dal punto di visto clinico e non solo tecnologico e strumentale, con servizi e prestazioni da Hub (centro di riferimento) pubblico all’avanguardia». «Al di là di interventi d’eccellenza come questi», aggiunge Gaspare Crimi, direttore sanitario, «stiamo lavorando per garantire una risposta complessiva al paziente, anche sul fronte riabilitativo, con un percorso integrato ospedale-territorio senza frammentazioni».

Stefano Nicoli

Fonte: larena.it

(m.p.)