Disabilità sensoriali

Le musiche di Beethoven? Elettrocardiogrammi musicali

La musica di Ludwig van Beethoven gli veniva dal cuore. Letteralmente.
spartitoAlmeno così sostengono alcuni ricercatori americani dell’University of Michigan
e dell’University of Washington (un cardiologo, uno storico della medicina e un musicologo) che hanno dimostrato come certi ritmi di alcune delle composizioni più famose del grande musicista tedesco fossero dettata dal suo battito cardiaco: o meglio da certe variazioni improvvise di quest’ultimo provocate da un’aritmia.

Mente e corpo

«Quando il cuore batte irregolarmente lo fa secondo schemi prevedibili. Noi crediamo di avere identificato gli stessi schemi in alcune opere di Beethoven» ha commentato Joel Howell, professore di medicina interna dell’University of Michigan, uno degli autori del lavoro pubblicato su Perspectives in Biology and Medicine. «La sinergia fra la mente e il corpo condiziona il modo in cui sperimentiamo la realtà. E questo è particolarmente evidente nel mondo dell’arte e della musica, che riflettono le esperienze più intime di una persona». I ricercatori hanno studiato i pattern ritmici di molte composizioni cercando di metterle in relazione a quello che succede durante l’aritmia quando, cioè, il cuore o batte troppo lentamente o troppo velocemente o irregolarmente. E in effetti certi cambiamenti improvvisi in ritmi e tonalità della musica di Beethoven sembrano proprio coincidere con quelli del cuore.

Quartetto per archi

Un esempio? La Cavatina , il movimento finale nel Quartetto per archi in Si bemolle maggiore, op 130, di grande intensità emotiva che commuoveva Beethoven fino alle lacrime. Verso la fine del Quartetto, la tonalità cambia improvvisamente e diventa un Mi bemolle maggiore, determinando uno squilibrio del ritmo che evoca sentimenti cupi, un senso di disorientamento e una sensazione di “mancanza di respiro”. E nelle indicazioni del compositore ai musicisti questo passaggio è segnato con la parola tedesca beklemmt la cui tradizione può essere “con la morte nel cuore”. Gli autori fanno notare che “la morte nel cuore” può indicare tristezza, ma descrive bene anche la sensazione di oppressione che può essere associata a un disturbo cardiaco. Ma modificazioni del ritmo sono presenti anche in altre opere. Come nella Sonata per pianoforte n° 31 in La bemolle maggiore, op 110, e nella sonata per pianoforte n° 26 in Bi bemolle maggiore op 81°, all’inizio (L’Addio), scritta durante l’assedio dei Francesi a Vienna nel 1809.

Sordità

Beethoven era afflitto da diversi problemi di salute, inclusi una malattia infiammatoria dell’intestino, il morbo di Paget (una deformazione delle ossa), disturbi di fegato, abuso di alcol e problemi renali. Ma quello più noto è la sordità che, secondo gli studiosi americani, potrebbe avere affinato gli altri sensi e renderlo più attento al suo ritmo cardiaco. «Non possiamo sapere con certezza se soffrisse o meno di questi problemi – ha commentato Zachary Golberger, il cardiologo del gruppo – perché all’epoca non erano disponibili test diagnostici. Possiamo solo cercare di interpretare le vecchie descrizioni mediche alla luce delle conoscenze attuali. E la presenza di un’aritmia è compatibile con molti dei disturbi del grande musicista». Insomma, certe composizioni di Beethoven possono essere interpretate oggi come veri e propri elettrocardiogrammi musicali.

Fonte: corriere.it