Disabilità sensoriali

L’architetta sorda che progetta case sicure anche per chi non sente

“Tradurre tutto il mondo sonoro in visibilità”: è la regola fondamentale indicata da Consuelo Agnesi, protagonista di un incontro per Mason Perkins Deafness Fund. “Ho deciso di essere più forte di coloro che costruiscono barriere”

ROMA – “Ascoltare con gli occhi”: è questo il primo passo per progettare ambienti accessibili a chi non sente. Cosa questo significhi e come concretamente si realizzi, sarà discusso domani alle 15.30, durante l’incontro promosso da Mason Perkins Deafness Fund a Siena, dell’ambito del calendario di appuntamenti “I venerdì della Pendola” 30 (via Tommaso Pendola, 37. L’iniziativa è patrocinata dalla provincia di Siena, dall’Asp “Città di Siena” e dall’Ens (ente nazionale Sordi).

Per spiegare il problema attraverso una serie di esempi, raccontare le esperienze di eccellenza in questo campo e spiegare i fondamenti di una progettazione per tutti, interverrà l’architetto Consuelo Agnesi,  che conosce, per esperienza personale, le difficoltà e gli ostacoli incontrati dai sordi.

Cosa significa progettare “ascoltando con gli occhi”?
Vuol dire che il mondo sonoro deve essere tradotto in visibilità, al fine di garantire una concreta accessibilità. Regola fondamentale per una corretta progettazione senza discriminazione, è quindi “ascoltare con gli occhi”, perché noi sordi utilizziamo la vista come canale principale. Ogni spazio deve essere ripensato, ridefinito secondo una corretta prossemica degli ambienti fondata sulla trasparenza, sulla luminosità e su diversi escamotages spaziali, una corretta comunicazione plurisensoriale delle informazioni ed una corretta fruibilità sia dal punto di vista architettonico che della sicurezza, attraverso diverse modalità visive.

Quali ostacoli incontrano le persone sorde muovendosi negli spazi pubblici e privati? Può farci qualche esempio?
Ci sono barriere architettoniche e di comunicazione, che si manifestano sia nella carenza di informazioni visive che di sicurezza, contribuendo a creare molteplici disagi e rischi, vista l’assenza di feedback uditivo. E’ difficile riuscire a sintetizzare la lunga lista di pericoli e disagi nell’ambiente: per esempio, se capita di restare chiusi nell’ascensore, non si può comunicare attraverso il pulsante “Sos”:  lo stesso accade in autostrada, o in qualsiasi edificio pubblico in cui sia presente questo pulsante. Anche nelle stazioni e nei luoghi pubblici come il pronto soccorso, è sempre presente la chiamata vocale per qualsiasi comunicazione e capita sovente di aspettare ore ed ore senza sapere il perché, o di prendere il treno solo quando si recepisce il messaggio, o salvarsi guardando qualche persona che corre a cambiare binario. Per non parlare dell’emergenza: negli edifici pubblici è presente la sola segnalazione acustica: se un sordo è in una stanza da solo, diminuiscono le possibilità di salvarsi rapidamente, a meno che non venga avvisato da qualcuno in fuga. E poi, c’è la quotidianità: in casa, spesso lascio le persone fuori dalla porta, dimentico l’acqua aperta e me ne accorgo quando mi arriva ai piedi, se un ladro rompe la finestra non me ne rendo conto, se suona la sveglia non la sento, il fischio del timer del forno o della fuga del gas non mi passa neanche per l’anticamera del cervello…

Quali difficoltà incontra un architetto sordo nello svolgimento del proprio lavoro? E quale sensibilità e capacità particolari può offrire?
Di difficoltà quotidiane ne incontro ancora tante. Da quando sono libera professionista me ne sono resa conto ancora di più. Oltre ai classici pregiudizi, mi rendo conto che i clienti prediligono ancora il telefono come principale mezzo di comunicazione, sebbene oggi si abbia la possibilità di una vasta gamma di servizi come la videochat, gli sms, le e-mail etc. Per non parlare di quando sono entrata in cantiere: per parlare con i muratori bisogna ingegnarsi parecchio! O li trovi appesi ad un’impalcatura, che ti parlano mentre sei al piano di sotto, oppure in stanze completamente buie, dove bisogna armarsi di pila per fare un minimo di lettura labiale. Per ogni cosa però c’è una soluzione e ci vuole tempo. Io sono diventata architetto “sociale”, consulente e professionista per l’accessibilità proprio per questo motivo: perché ho deciso di diventare più forte di coloro che costruiscono barriere e per trovare ogni giorno soluzioni alternative e creative per migliorare il nostro mondo, utilizzando capacità e risorse che non pensavo di avere, per superare le umiliazioni di ogni giorno.

Quali buone prassi esistono, in Italia e all’estero, di progettazione accessibile ai sordi?
Pionieri in materia sono gli Stati Uniti d’America, che hanno realizzato interi quartieri, edifici pubblici e privati adatti in cui si può vivere in piena autonomia. Ad esempio, il centro Sorensen della Gallaudet University di Hansel Bauman presenta tutto ciò che è esempio di buona progettazione sia a livello spaziale che di tecnologia: un’esplosione di pareti trasparenti, elementi curvilinei e di luce. Spostandoci in Nord Europa, possiamo trovare città che sono vere e proprie eccellenze turistiche a 360° dal punto di vista dell’accoglienza e persino nei Paesi poveri come la Corea del Nord o il Brasile, abbiamo diversi esempi di accessibilità all’avanguardia. In Giappone, Takeshi Osaka ha realizzato una casa molto originale, ascoltando le esigenze e le indicazioni dei suoi clienti sordi. In Italia, insieme al mio studio, “Architettura Studioinmovimento”, abbiamo realizzato un appartamento ed una camera d’albergo accessibile alle persone sorde. Grazie al sistema da noi progettato, “Accessible Light”, ogni struttura che sia residenziale, pubblica o ricettiva può garantire l’autonomia e la sicurezza della persona sorda. Tale sistema consente la traduzione e codificazione di avvisi sonori in segnalazioni luminose ed a vibrazione. Grazie a tale progetto è possibile, nel caso specifico della struttura ricettiva, la comunicazione con la reception, cosa mai avvenuta finora, così come la segnalazione di ogni tipo di allarme che attualmente non è visibile ma sonoro, come la sveglia. Un progetto che ha rivelato una doppia valenza, in quanto consente anche ad una persona sorda di lavorare alla reception. Un primo passo verso la sicurezza e l’autonomia della persona sorda stessa.

 

Fonte: redattoresociale.it

(c.p.)