Disabilità sensoriali

“Effatà”, due storie a distanza di sordomuti e nuovi modelli di vita

Un mix di parole e musica, emozione e narrazione, strumenti e voce, hanno caratterizzato la presentazione del libro di Simona Lo Iacono, “Effatà“, svoltasi ieri ad Avola

la serata è iniziata con l’interpretazione del brano di Daniele Silvestri “A bocca chiusa”, da parte del cantautore Corrado Neri; un omaggio, e non è stato il solo, al piccolo protagonista della storia raccontata dal magistrato e scrittrice siracusana.

Ad introdurre il pubblico nell’intreccio narrativo, Grazia Maria Schirinà, che ha cominciato spiegando il significato del titolo del romanzo. “Effatà è una parola aramaica, ha detto, che significa apriti, al suono, ma anche a qualcosa che può essere percepito non avendo la capacità di ascolto“.

Il romanzo infatti narra la storia del piccolo sordomuto Nino Smith, che dalla buca del suggeritore del teatro, dove lavora la madre, impara tante cose: “vede che il teatro entra nella vita, e la vita nel teatro, ha spiegato la relatrice, che non ci sono certezze, tranne gli affetti. Il sordomutismo, comunque, viene affrontato con senso di gioco, e tutta la narrazione scorre in più livelli narrativi, con uno stile che si rinnova in ogni opera, un frasario accattivante e fruibile, una ricerca stilistica attenta“.

Ma “Effatà” non è soltanto la storia di Nino, ma anche di un altro bambino, ebreo, realmente esistito, morto nell’ambito del programma Aktion T4, voluto da Hitler e che prevedeva la soppressione di quanti affetti da malattie genetiche o da malformazioni fisiche.

È su questo aspetto storico-filosofico, che si è innestata la relazione di Costanza Lutri. “Il romanzo mi tocca particolarmente, – ha detto – perché si riallaccia a grandi tematiche storiche di cui mi occupo, come il processo di Norimberga, che ha interessato milioni di persone vittime di persecuzione razziali nel periodo del nazifascismo“.

La relatrice ha dunque fatto riferimento alla recente scomparsa di Erich Priebke, l’ex ufficiale delle SS che, ha ricordato “non ha rinnegato nulla, anzi ha lasciato una sorta di testamento ideologico che mi ha ferito profondamente, anche pensando a tutte quelle persone che non hanno avuto né storia né futuro. Questo libro, ha concluso, è dunque dell’attualità e della riflessione, e mi ha dato le stesse emozioni de “La storia” di Elsa Morante, perché, come quello rimanda dalla Storia alle storie“.

Infine ha concluso Simona Lo Iacono spiegando: “Nino Smith, nonostante la sua minorità conclamata, paradossalmente fa esperienza dell’incomunicabilità degli altri e non della propria, perché lui il desiderio di comunicare lo ha, sono gli altri che non lo provano nei suoi confronti. La vita e la parola, dunque, non sono questione di sensi, ma di apertura interiore. Effatà, quindi è più un augurio, una speranza che una parola definitiva; è una redenzione, vagheggiata per tutto il romanzo, e che secondo me va intesa come una rivisitazione quotidiana del nostro agire, sia singolo che comune“.

La serata si è conclusa con la canzone inedita “A – nimo“, composta con le parole di Grazia Maria Schirinà, e le musiche di Corrado Neri, che l’ha interpretata accompagnandosi all’ukulele.

Gioco di parole tra “A Nino” e animo, nel senso di coraggio, la canzone è stata ennesimo omaggio al protagonista di Effatà, ma anche inno alla vita e a tutto ciò che vi è di bello.

 

Fonte: giornaledisiracusa.it

(c.p.)