Disabilità sensoriali

Italiani, l’arte del linguaggio dei gesti. Il Nyt: “Parlate con le mani come con la voce”

UN VERO e proprio tutorial di gesti, come quelli che impazzano su Youtube per le lingue straniere, le ricette e il make up. Il New York Times parla dell’Italia e lo fa con un video, un prontuario multimediale per illustrare al mondo come gesticolano gli italiani. Per raccontare come impiegando braccia e mani, abbiano creato un linguaggio universale, riconosciuto e interpretabile. Esportato nel pianeta come i migliori prodotti del made in Italy

Insieme al video c’è un articolo di Rachel Donadio, la corrispondente da Roma del quotidiano. Che apre il pezzo così: “Nel grande teatro all’aperto che è Roma, i personaggi parlano con le mani almeno quanto con la bocca”. Mentre nel video scorrono gesti difficili da non riconoscere, quando non proprio scolpiti nel nostro Dna:  le quattro dita unite che toccano il pollice, mentre il polso bascula e il braccio si volge all’interlocutore, un modo per dire “che vuoi da me” che non ha ormai più confini geografici. O il “non mi interessa” ottenuto facendo scivolare la mano sotto al mento. Tutti codici assolutamente non segreti, che Donadio dipinge colorando forse un po’. Ma che, particolare determinante, non sono solo dell’uomo della strada, ma arrivano a definire anche il linguaggio politico. Le corna immortalate in un famoso scatto di Silvio Berlusconi sono ormai nell’immaginario collettivo, ma gli americani ricordano certamente bene il vorticare delle mani del Cavaliere alla visione di Michelle Obama, chiaro segno di apprezzamento. Peraltro sotto lo sguardo non accondiscendente del legittimo consorte.

Il NYT parla di Berlusconi come di “un famoso gesticolatore”, e ricorda le mani intrecciate posate sulla scrivania di Giulio Andreotti: “Un sottile segnale di deterrenza, che indicava il tremendo potere che il sette volte primo ministro avrebbe potuto dispiegare se fosse stato necessario”. Gesti sì ma anche postura quindi, parole espresse con il corpo e non solo semplici segnali. E nonostante le licenze non proprio poetiche concesse a questo linguaggio anche in contesti internazionali, Donadio ci perdona: gli italiani muovono mani e braccia con “invidiabile, elegante coordinazione”. Per enfatizzare il discorso in una conversazione, parlando al telefono o mentre fumano, perfino nel caos del traffico all’ora di punta.

Isabella Poggi, psicologa a Roma Tre, ha identificato circa 250 gesti che gli italiani utilizzano abitualmente, per enfatizzare, ma anche per comunicare non verbalmente. E sottolineare intenzioni, auspici, minacce, disperazione, orgoglio o vergogna. Sono azioni dagli schemi innati, che i connazionali di Dante hanno nel sangue. E che hanno affinato in tempo difficili: una teoria sostiene che gli italiani li hanno sviluppati negli anni delle occupazioni straniere (austriaci, francesi, spagnoli tra quattordicesimo e diciannovesimo secolo) come modo di comunicare senza farsi capire dai nuovi padroni. Secondo Adam Kenton, direttore della rivista Gesture, città sovrappopolate come Napoli potrebbero essere state la culla del gesticolare italiano: “Un modo per attirare l’attenzione usando anche il corpo”. Mentre la Poggi ricorda la tesi dell’archeologo dell’ottocento Andrea De Iorio, che aveva trovato analogie tra i gesti contemporanei e quelli usati dalle figure dipinte sui vasi greci. Questo perché anche con il passare di secoli, “I gesti cambiano meno delle parole”, sottolinea la studiosa. Ma le leggi sì: si registrano casi in cui un giudice ha dato ragione a chi accusava una controparte di gesticolare in maniera non accettabile al suo indirizzo, in pubblico: “La strada non è casa propria”, dice la Corte. Ma con un semplice gesto, il mondo intero può diventare la casa degli italiani.

 

Fonte: sordionline.com

(c.p.)