Disabilità sensoriali

Capsule invisibili e «intelligenti» per i disturbi dell’udito

Si inseriscono nelle orecchie scomparendo completamente. Un software permette di personalizzare lo strumento.  Sono invisibili e si inseriscono nelle orecchie scomparendo completamente: una leggerissima capsula per ogni orecchio

Il nuovo apparecchio uditivo battezzato “Alta” rappresenta quanto di più avanzato la tecnologia possa offrire per affrontare e risolvere i disturbi dell’udito di cui molti soffrono. Solo in Italia ne è colpito il 12 per cento della popolazione, vale a dire circa otto milioni di italiani, secondo i dati dell’AIRS (Associazione italiana per la ricerca sulla sordità).

DISTURBI DIFFUSI – Il problema è serio se poi si vanno ad analizzare i dettagli: oltre mezzo milione di persone ha una sordità grave che rende invalidi e ogni anno nascono più di mille bambini con sordità congenita trovando poi difficoltà nelle fasi di sviluppo, nell’uso del linguaggio e quindi a scuola e nella società in genere. Ma al di là delle condizioni estreme ci sono i normali problemi dell’udito con i quali tutti dobbiamo imparare a convivere quando l’età avanza. E quindi la tecnologia può venire in aiuto in modo efficace. “Alta”, realizzato dalla danese Oticon, è alla frontiera delle possibilità perché, come altri apparecchi della nuova generazione della stessa società, adotta dei sistemi che migliorano la situazione sfruttando completamente le capacità uditive. Intanto le due capsule funzionano in modo integrato fra loro per consentire una collocazione precisa della fonte sonora. Come gli occhi, anche le orecchie sono concepite per agire insieme.

COME FUNZIONA – A consentire questo risultato è un software con elementi di “intelligenza artificiale” che permette di programmare lo strumento secondo le caratteristiche dell’utilizzatore. Questo è importante perché ognuno è un caso a sé da gestire in modo diverso. In tal senso aiuta la registrazione dell’attività dello strumento in un chip di memoria che funziona da diario quotidiano o da scatola nera, se così lo vogliamo chiamare. Con le informazioni immagazzinate l’audioprotesista è in grado di calibrare il funzionamento rendendolo più personalizzato proprio perché la scatola nera consente di analizzare le specifiche situazioni di ascolto. Il software installato oltre a sincronizzare e armonizzare i due apparecchi attua un’amplificazione della voce che, grazie al nuovo “scudo anti-feedback”, elimina tutti i fischi che spesso si sentivano negli apparecchi del passato.

SOCIAL MEDIA – C’è infine una altro elemento interessante. Questi apparecchi della nuova generazione garantiscono la connettività con i social media e gli strumenti che li veicolano. Infatti Oticon ha realizzato un sistema che dotato del dispositivo Bluetooh, quindi senza fili, permette alle capsule nelle orecchie di connettersi, per esempio, a un computer seguendo una lezione di inglese oppure di collegarsi con il cellulare o il telefono di casa.

 

Fonte: corriere.it

(s.c./c.p.)