Disabilità sensoriali

“A bocca chiusa o a mente aperta”?

programma sottotitolatoLa fiadda critica le “tesi fuorvianti” di Silvestri sulla lis. Il 1° maggio il cantante ha portato sul palco del concerto di San Giovanni il tema della Lis come unica soluzione per far uscire le persone sorde dall’isolamento. Il presidente di Fiadda, Antonio Cotura, rilancia: “Sottotitolazione ovunque, l’Italia è di tradizione oralista”

ROMA – La campagna di sensibilizzazione di Daniele Silvestri sulla lingua italiana dei segni non piace alla Fiadda, la onlus delle Famiglie italiane associate per la difesa dei diritti delle persone Audiolese. Le critiche del presidente, Antonio Cotura, arrivano pochi giorni dopo il Concerto del 1° maggio a San Giovanni, occasione in cui il cantante ha esortato il pubblico ad applaudire silenziosamente roteando e librando in alto le mani come fanno le persone sorde che utilizzano la lis. “Silvestri lo ha fatto in continuità con la sua ultima partecipazione al festival di Sanremo – spiega Cotura – dove ha presentato la sua canzone con analoga modalità, facendosi affiancare da un interprete lis e gli va riconosciuto l’impegno personale profuso per far conoscere le problematiche di alcune persone sorde”.

Questa volta, però, il cantante ha lanciato dal palco alcuni messaggi che Cotura considera “anacronistici, fuorvianti e non condivisi”. In particolare, Silvestri ha sostenuto che “il riconoscimento lis è una cosa talmente giusta che non andrebbe nemmeno spiegata” e che in tal modo “tantissime persone non sarebbero più lontane ed isolate, basterebbe informarsi”. Sempre secondo il cantante, tuttavia, “l’Italia è un paese indietro anche in questo”. Su questo punto, in particolare, si sollevano le critiche del presidente di Fiadda: “L’Italia, contrariamente a quanto affermato da Silvestri, è un Paese molto avanti rispetto ad altri da Lui citati. E molte persone sorde sono ben liete che il loro Stato non le riconosca forzatamente appartenenti ad una minoranza linguistica separata, quella della lis”. La Lis, in altre parole, non solo non ridurrebbe, ma addirittura produrrebbe isolamento: infatti “l’Italia – fa notare ancora Cotura – è di tradizione oralista”, quindi per non isolare le persone sorde “bisogna metterle in condizioni di esprimersi e relazionarsi con le altre persone mediante l’uso della lingua italiana”.

Quale alternativa, propone quindi Fiabba, per favorire l’accesso delle persone sorde alla comunicazione? Per Cotura, le priorità sono impianto cocleare e sottotitolazione. Per quanto riguarda il primo aspetto, “oggi più che mai – ricorda – è possibile per tutti i bambini nati sordi, anche con sordità profonda, acquisire competenza nella lingua italiana e perfino capacità percettiva uditiva. Su questi obiettivi si fondano gli attuali bisogni”. Riguardo invece l’accesso alla cultura e alla comunicazione in genere, per la Fiadda è giunto il tempo di “predisporre servizi di sottotitolazione un po’ ovunque, nei luoghi pubblici, della cultura, dell’arte e del tempo libero e quindi perfino in piazza San Giovanni a Roma. In fondo si tratterebbe di buona progettazione universale, a vantaggio di tutti e non solo di cosiddette categorie di disabili”.

 

Fonte: superabile.it

(c.p.)