Disabilità sensoriali

La fiction “L’amore è sordo” non piace all’associazione Apic

Non è piaciuta, a Paolo De Luca presidente dell’Apic (Associazione portatori impianto cocleare) la fiction andata in onda in via sperimentale su Rai Uno a fine estate, dal titolo “L’amore è sordo”. Lo scrive in una lettera indirizzata al Segretariato sociale della Rai, al produttore della fiction e alla redazione di Superabile, non risparmiando critiche neanche alla recensione che la rivista Superabile Magazine ha pubblicato in merito alla fiction sul numero di ottobre fresco di stampa. La fiction, promossa dal Segretariato sociale della Rai, racconta l’incontro-scontro tra due persone che provengono da mondi ed esperienze differenti: Francesco, un ragazzo non udente, e Giuditta, esuberante insegnante di recitazione. Una storia che punta sull’abbattimento dello stereotipo, condita con giochi degli equivoci e con la presenza della Lingua italiana dei segni. Dopo la puntata pilota, al momento non si sa se la Rai intenda investire sulla serie . Intanto il presidente dell’Apic esprime un giudizio negativo, quello di “un’altra Italia di persone con disabilità uditiva che la pensa in modo differente”.

Scrive De Luca: “Comprendo che una fiction è una fiction e difficilmente si discosta, purtroppo, da modelli che vanno per la maggiore…, si saltano molti passaggi e si danno per scontate troppe cose: ma così non può essere per la disabilità uditiva, si fa a pugni con la situazione reale concreta che le persone sorde e le famiglie devono affrontare in questo nostro Paese. Trattare un tema così complesso in modo poetico-favolistico fa danni enormi, fermatevi e cambiate registro, la parola è quella che ci fa uguali, non riducete a macchiettismo cose serie: non fraintendetemi, le persone sorde sono come tutti gli altri e come tutti amano musica, leggerezza, ridere, sognare, amare, ironia e autoironia…”, ma per l’autore della lettera è da allontanare “il rischio della rappresentazione fantaghirotica della sordità con allestimenti televisivi ben lontani da figli di un Dio minore”. Il j’accuse di De Luca è che “in questo caso l’amore sordo che fa il verso all’amo re cieco, diventa un elogio alla Lis, la lingua dei sordi che non esiste come lingua di tutti i sordi. La Lis è un linguaggio, uno strumento,certo l’intento della fiction è altro, almeno per chi ha scritto la storia, ma alla fine quel che resta è questo. L’integrazione addirittura totale come scritto in un articolo apparso sul quotidiano La Sicilia , non è quella delineata nella puntata andata in onda. Il sordo parla, anche quello totale, nella fiction non si vedono interpreti e si intende che i due giovani, Francesco e l’amico, comunicano senza l’apporto di mediazione, ma per la maggioranza di chi usa la Lis non è così”.

Il rappresentante dell’Apic invita dunque ad essere “attenti”, a non “rendersi complici di chi si ostina a indicare come sordomuto il sordo, di chi parla di cultura Sorda con la S maiuscola e sogna il riconoscimento della Lis come Lingua identitaria, minoritaria, etnica, appunto di un popolo, una comunità a parte. Attenzione, un tentativo come quello de L’amore è sordo può avere conseguenze disastrose, ormai da tempo la situazione dei sordi non è quella rappresentata da chi usa la Lis (che comunque laddove c’è necessità deve essere garantita, come avviene con la legge 104). A volte un bellissimo senso solidaristico mal indirizzato si trasforma in boomerang e diventa pietismo, non riconoscimento dei diritti della persona: e i diritti sono quello alla parola, la prevenzione della sordità precoce con screening audiologico neonatale, protesi acustiche, impianto cocleare, logopedia, integrazione, istruzione e pari opportunità con abbattimento delle barriere comunicaziona li: queste sono le cose che hanno già cambiato il panorama della disabilità uditiva. Inadempienze e mancata applicazione delle leggi non possono essere alibi per un ritorno indietro rispetto alle conquiste acquisite nel nostro Paese”. Il presidente dell’Apic conclude esprimendo apprezzamento per la sottotitolazione (“che va estesa il più possibile”). Infine e alla luce di questi argomenti, De Luca critica la recensione pubblicata da Superabile Magazine nel numero di ottobre 2012, articolo giudicato troppo “entusiasmante e simpatizzante”.

Fonte: Redattore Sociale

(c.p.)