Gli stadi di Serie A non sono sempre inclusivi per gli spettatori con disabilità motoria. Le criticità denunciate sono tante: la presenza di barriere strutturali o led pubblicitari che impediscono una corretta visuale; l’assenza di sedie per gli accompagnatori a fianco del tifoso in carrozzina; l’assenza di settori ospiti accessibili per tutti; la poca trasparenza nell’erogazione dei “pass-disabili”. Ma i problemi molto spesso sono anche strutturali e riguardano il numero totale di posti dedicati ai tifosi con disabilità. Cifre che spesso non sono idonee rispetto alle norme Figc 2024-2025, secondo cui “i posti dedicati agli spettatori disabili devono essere coperti e in ragione di due ogni 400”. Va precisato, il che rende la questione ancora più confusa, che manca una legge nazionale che imponga un numero minimo. Chi si occupa di autorizzare eventuali deroghe? “Spetta alla Lega Calcio di Serie A su richiesta dei club, è scritto nel documento che norma la questione”, riferisce la Federazione a ilfattoquotidiano.it.
I club offrono numeri diversi di posti per i tifosi con disabilità – Stadio che vai, servizio che trovi. Il discorso è molto complesso e riguarda più attori in stretto rapporto tra loro. Stando alle linee guida Figc, ilfattoquotidiano.it ha rilevato che ogni club opera in ordine sparso. Sui siti delle società non è sempre indicato il numero preciso dei posti totali per le persone disabili, rendendo tutto poco chiaro e verificabile. A seguito di un conteggio con i dati disponibili, risulta che alcuni stadi rispettano solo in parte quanto previsto. Tutto o quasi è delegato ai club, come il costo-gratuità del biglietto, la possibilità di fare abbonamenti, i moduli da inviare per certificare la disabilità. Uno degli aspetti emersi è che gli stadi di proprietà dei club sono tutti adempienti. Il problema è che sono troppo pochi.
“Figc: 2 posti coperti su 400 da riservare agli spettatori disabili”. L’indicazione non è seguita da tutti – Secondo il documento intitolato “Sistema di licenze Nazionali 2024-2025. Criteri infrastrutturali. Lega Nazionale Professionisti Serie A”, il regolamento Figc delinea, tra le varie cose, il tema dell’inclusione dei tifosi con disabilità. Viene indicato che “lo stadio deve avere accessi dedicati per le persone disabili e i loro accompagnatori. Accanto (e non dietro come succede ad esempio a San Siro, ndr) a tali posti devono essere previsti, in eguale misura, i posti per gli accompagnatori”. Non solo. “Devono essere previsti specifici posti per spettatori disabili nel settore ospiti. Le persone con disabilità”, si legge, “devono poter usufruire di un bagno attrezzato ogni 15 spettatori disabili e punti ristoro in prossimità dei settori loro assegnati”.
“Il recepimento delle norme spetta alla Lega Serie A su rendicontazione dei club” – Contattata su chi deve monitorare la messa in pratica delle linee guida la Figc ha risposto che “la Lega è il primo riferimento dei club e coordina direttamente con le società le materie afferenti l’impiantistica”. Ad oggi qual è la situazione? La Lega risponde che “secondo quanto i club hanno comunicato alla Figc è garantito il rispetto delle normative vigenti”. Ma come funziona la rendicontazione? “Per ogni stagione sportiva”, afferma la Lega, “i club sono tenuti a comunicare alla Lega il numero di posti disponibili, corredando tale dichiarazione con i certificati rilasciati dagli organi competenti incaricati della verifica”, che sono i proprietari degli impianti. E la Lega stessa rivela che non manda “ispettori” a verificare quanto comunicato dai club.
Focus su alcuni stadi della Serie A – Abbiamo chiesto approfondimenti su alcuni stadi: San Siro, Olimpico, Maradona, Allianz, Gewiss di Bergamo, Franchi di Firenze e Dall’Ara di Bologna. Secondo le informazioni recuperate, risulta che gli impianti dove giocano in casa Atalanta, Bologna e Juventus sono più che adeguati, a fronte dello stadio di Napoli che segue quasi del tutto le norme. Roma-Lazio non hanno risposto, ma la Lega garantisce il rispetto dei parametri sulla base delle comunicazioni dei club. Il Franchi è in fase di ristrutturazione e quindi al momento non si possono trarre indicazioni precise. La situazione più fumosa riguarda San Siro, che però non è di proprietà dei club e le responsabilità infrastrutturali delle squadre è limitata. Emerge però un quadro poco chiaro. La società nerazzurra sul proprio sito indica solo 200 posti (gratuiti) dedicati ai tifosi disabili, numero che non rispetterebbe le norme. Contattata dal Fatto.it l’Inter spiega che “oltre ai 200 posti gratuiti indicati, la società mette a disposizione altrettanti posti riservati per tifosi con disabilità deambulanti dislocati sempre nel settore 1 arancio, molti a pagamento, fino a raggiungere la cifra indicata dalle norme Figc”, senza però indicare di che cifra si tratta e rendendo praticamente impossibile sapere quanti sono in tutto. Sul numero dei posti riservati anche il Milan è reticente e risponde di “non essere soliti comunicare all’esterno le numeriche esatte ma rispettiamo le norme, come le istituzioni preposte, Figc, hanno certificato”.
Allora nuovo giro di telefonate alla Federazione che rimanda alla Lega che rimanda ai club. Resta il mistero sul numero preciso dei posti totali riservati agli spettatori a ridotta mobilità fruibili a San Siro. Contattati nessuna risposta arriva né dal Consorzio M-I Stadium che gestisce San Siro né dall’assessore allo sport del Comune di Milano. Nessun ente lo rende noto e resta un’informazione riservata agli addetti ai lavori. “Indicare i numeri precisi dei posti riservati ai propri fan con disabilità”, protestano i tifosi con disabilità, “dovrebbe essere di pertinenza dei club”. L’anno scorso un gruppo di tifosi interisti con disabilità ha lanciato una petizione (raggiunte le 6mila firme) per cambiare il sistema di accredito del “click day” e poter avere finalmente la possibilità di abbonarsi pagando ma ancora nulla da fare.
Sottolineano “la mancanza di trasparenza nel non indicare la cifra precisa totale. Al momento”, denunciano i tifosi, “i club dichiarano al Comune di Milano tra le varie cose che ci sono anche 110 posti nel parterre blu e verde ma non sono agibili per i led pubblicitari davanti e perché al di sotto della visuale del terreno di gioco”. Le uniche cifre più dettagliate arrivano dalla risposta dell’assessore allo Sport ad una interrogazione comunale del 13 gennaio scorso, in cui dichiara 84 posti (1° arancio), 6 quota Sky Box (1° arancio), a cui vanno aggiunti indefiniti posti riservati a disabili deambulanti (1° arancio) e ulteriori 110 posti tra parterre verde e blu ma non fruibili.
Le cifre stadio per stadio – Facendo un calcolo tra il numero totale di posti nei vari stadi e quelli che dovrebbero essere assegnati ai tifosi disabili (2 ogni 400) emerge un quadro variegato. Meazza: su 75mila posti ci dovrebbero essere 375 posti per tifosi con disabilità (deambulanti e in carrozzina) ma quelli comunicati sul sito del Consorzio M-I Stadium sono solo 200, lasciando poi alla discrezionalità dei club di aggiungerne altri. Maradona: con 54mila posti totali, sono suggeriti per tifosi disabili 270, effettivi 220. Allianz: 41mila posti, 205 riservati, 280 effettivi. Gewiss: 19mila posti, 95 indicati, 119 effettivi. Dall’Ara: 38mila posti, 190 da norme, 350 effettivi (fonte: Comune di Bologna). Olimpico di Roma: 72mila, 360 da norme, circa 400 effettivi (fonte: Lega Calcio con i dati comunicati dai due club. Su entrambi i siti ufficiali però non vengono menzionati i dati relativi al numero dei posti dedicati ai tifosi disabili).
“Qualsiasi situazione di mancato rispetto delle norme fa emergere che c’è bisogno di maggiore attenzione all’inclusione e di stadi moderni, rispettosi dei diritti dei tifosi con disabilità, anche magari pagando il biglietto per l’ingresso come tutti”. A dirlo al Fatto.it è Luca Pancalli. Il numero uno del Comitato italiano paralimpico aggiunge che “è arrivato ormai il momento di prevedere anche che in tutti i settori degli stadi di Serie A, compreso per gli ospiti, ci sia una parte dedicata dove liberamente il tifoso disabile possa decidere di vedere la partita senza discriminazioni”. Per Fortunato Nicoletti, vicepresidente di Nessuno È Escluso: “Gli stadi di Serie A, tranne pochissime eccezioni, rappresentano l’ennesima barriera per i tifosi con disabilità ai quali non solo sono destinati quei pochissimi biglietti di quel determinato e spesso unico settore (noi la definiamo “gabbia”), senza pertanto poter scegliere dove vedere la propria squadra del cuore, ma spesso senza poter nemmeno riuscire ad acquistare perché le procedure per le persone con disabilità sono molto complicate”.
Fonte: ilfattoquotidiano