“Una luce nell’acqua”, il libro della nuotatrice Carlotta Gilli

di Mauro Costanzo

C’è stato il consueto bagno di folla nel sabato del Salone del Libro. Il giorno delle polemiche, ma è stata soprattutto la grande giornata del nuoto, olimpico e paralimpico. Nel giorno in cui Federica Pellegrini si è presa la scena, Carlotta Gilli si è conquistata uno spazio davvero importante, affidando al nuoto la “copertina” di questa terza giornata del Salone.

La Gilli si racconta e lo fa attraverso un grandangolo che pone dietro le quinte. Un dietro le quinte molto gustoso delle competizioni e della sua carriera, pieno di aneddoti e curiosità che si sovrappone ad altrettanti interessanti retroscena, quelli relativi alla stesura del suo “Una luce nell’acqua”. Un coinvolgente talk condotto da Mauro Giorgini, coautore del libro, insieme con Carlotta Gilli e alla sua compagna di nazionale Alessia Berra. Un viaggio attraverso un percorso di vita che non abbraccia soltanto l’attività sportiva ma che ritrae una Carlotta a trecentosessanta gradi anche e soprattutto fuori dalla vasca.

L’ottima qualità della pubblicazione va ricercata nel rapporto di amicizia nato tra il Giorgini e la Gilli, un’intesa che traspare ampiamente nel corso della presentazione. Un rapporto che ha permesso a Giorgini di tirare fuori il meglio dalla nuotatrice torinese costruendo non soltanto meri racconti, ma andando su uno storytelling emozionale, consentendo alla Gilli di ritrovarsi in dimensioni inattese, rivisitando situazioni passate percepite, inizialmente, come interruzioni di un percorso e poi rivalutate come opportunità per affrontare traiettorie diverse, per accedere alla parte positiva di uno sliding doors.

Ricca l’aneddotica di questo sabato pomeriggio in sala Olimpica, tanti i racconti spesso sconosciuti legati al “fuori campo” . Nei grandi eventi internazionali le gare si susseguono quotidianamente e Alessia Berra ci riporta agli ultimi giochi paralimpici di Tokyo. Torna in mente l’esaltante incetta di medaglie di Carlotta Gilli e di tutta la nazionale azzurra di nuoto, raccontando l’esigenza di limitarsi nei festeggiamenti per risparmiare energie, pensando ad altri importanti traguardi da raggiungere nei successivi mesi. Risate in sala al soffermarsi della Berra sulla vasta gamma di scaramanzie dalla compagna di nazionale, come il voler passare, all’interno del villaggio olimpico, sempre dalle stesse porte, allungando talvolta, non di poco, il percorso.
Proseguendo nella piacevole chiacchierata con Giorgini, Gilli pesca tra i suoi ricordi, quelli più lontani, legati agli anni della sua infanzia. Dalle prime percezioni della sua disabilità ai primi graduali approcci con il mondo dello sport.
Figlia di una coppia di medici, la piccola Carlotta effettua il più classico dei binomi associando l’assunzione dei farmaci alla guarigione. All’insorgere dalla patologia rimane frastornata nell’apprendere dell’impossibilità di trovare una cura. “Poi mi sono messa l’anima in pace, se la malattia aveva scelto me, un motivo doveva esserci, forse perché sarei stata in grado di affrontarla nel migliore dei modi e avrei trovato una soluzione per fare tutto quello che facevo prima in modo diverso per raggiungere tutti i miei obiettivi”, chiosa la Gilli.

Nella comoda poltrona della sala Olimpica, i due autori e amici seguitano a ricordare gli anni in cui la piccola Carlotta si avvicinava con modalità ludiche allo sport: “Da piccola non volevo nuotare, stavo con i compagni maschi volevo giocare a calcio, ma i miei, entrambi medici, mi hanno sempre detto di fare nuoto perché sport completo”. “Dicono tutti così”, ribatte Giorgini, concludendo un simpatico siparietto.

Quasi per scherzo, all’età di otto anni, la Gilli, si tuffa per la prima volta in vasca, pronta a cimentarsi in una 25 metri stile libero. Carlotta, complice il deficit visivo, vince senza accorgersene, ma col nuoto è subito amore. Nel 2017 a 16 anni il debutto nel nuoto paralimpico dopo un lungo percorso in quello olimpico. Il primo ciack a Berlino, tappa di Coppa del Mondo, dopo aver fugato tanti dubbi, nuota sugli stessi tempi e scopre che non c’è tanta differenza tra nuoto olimpico e paralimpico.

Ai ragazzi dico di credere nei sogni, troveranno tante persone che gli metteranno i bastoni tra le ruote o faranno loro capire che quella non è la loro strada, ma voglio dirgli che se lo sentono dentro quella sarà la loro strada. Io fatto sacrifici perché lo volevo sapevo quanto fosse difficile che forse no ci sarei arrivata, ma volevo non avere rimpianti”. Chiude la presentazione con questa sorta di prezioso monito-consiglio la nuotatrice torinese, che s’incastona in una leggera ma sicuramente produttiva chiacchierata. L’incontro ha suscitato un grande interesse, ennesima conferma di un movimento che, senza soluzione di continuità, seguita a crescere.