Sensuability & Comics, la sfida oltre l’inclusione e i tabù

In apertura e nelle immagini alcuni momenti del vernissage della mostra aperta fino al 14 marzoQuasi duecento tavole inviate per il concorso ideato da Armanda Salvucci, una mostra che durerà fino al 14 marzo nella sala del Consiglio “Giuseppe Impastato” del primo Municipio di Roma. I numeri in crescita della quinta edizione riempiono di soddisfazione gli organizzatori soprattutto perché «rispetto al primo anno non solo è cresciuta la qualità, ma anche la visione perché i corpi sono sempre meno stereotipati»

A Roma la nuova location della mostra “Sensuability: ti ha detto niente la mamma?” che espone le opere in concorso alla quinta edizione di Sensuability & Comics dedicata quest’anno alla musica, è uno dei risultati di questo progetto dedicato a declinare sessualità e disabilità e che l’ideatrice, Armanda Salvucci di Nessuno Tocchi Mario, definisce un «un segnale di fiducia importante da parte delle istituzioni cittadine. Siamo ospitati nella Sala del Consiglio Giuseppe Impastato, in via della Greca. È con grande gioia che abbiamo accolto l’invito a esporre nel cuore della Capitale».

Per Armanda Salvucci quella del 2023 è un’edizione da incorniciare sia per le 193 tavole arrivate, 144 in concorso con 85 artisti, sia per il gran numero di persone che hanno partecipato alla serata inaugurale «eravamo davvero tanti e con noi anche i ragazzi che hanno partecipato al concorso (70 ragazzi da tutta Italia-ndr.)» sottolinea. Ma da non trascurare anche accanto ai numeri «la qualità tecnica dei disegni che cresce di anno in anno. E poi il tema era davvero stimolante – la musica – perché dalle parole si dovevano ideare immagini dettate dalla fantasia».

A vincere il concorso le tavole di Isabella Cacciabaudo che ispirandosi a The great gig in the sky dei Pink Floyd ha rappresentato The dark side of the Spectrum (nella gallery in basso un particolare di una delle tavole), alle sue spalle Ida Corti con “Sola” ispirata al brano di Nina Zilli, al terzo posto Chiara Leone con la tavola intitolata “Mille parole su una carezza”.
Tra le menzioni speciali le tavole di Elisa Buoncompagni “Dancing with myself”; “Sesso in ascensore” di Carla Negrini; il fumetto “Luce” di Davide Narducci e la tavola, ispirata a un verso della canzone di Dalla “Disperato erotico stop” di Fiamma Ficcadenti.

Per un progetto e una mostra che ha tra i suoi obiettivi quello di scardinare i pregiudizi che ruotano intorno al binomio sessualità e disabilità, che viene affrontato dagli artisti con ironia e leggerezza, una delle sfide era quella di confrontarsi con fisicità troppo spesso bollate dalla società come imperfette ma anche con un tema, quello del sesso, considerato esso stesso un tabù, argomento che inibisce e diventa oggetto di difficoltà relazionale per molti.

E proprio nel rispondere a questa sfida che Armanda Salvucci vede un’evoluzione. «Rispetto al primo anno vedo un cambiamento sia nel modo con cui le persone si relazionano alla mostra sia in come gli stessi artisti si mettono in discussione. Arrivano ancora tavole che mettono in mostra tutti gli stereotipi: amputazioni e sedie a rotelle per non parlare degli stereotipi sul corpo delle donne che sono sempre 90-60-90… ma sono sempre di più gli artisti che si misurano sulle disabilità invisibili e per me» dice con forza Salvucci, «questo è meraviglioso perché non solo si amplia il discorso sulla disabilità, ma si cerca di disegnare un altro tipo di corpo, di abbattere tutti gli stereotipi e tabù».

Un discorso che vale per tutti perché, continua Salvucci (nell’immagine, durante il vernissage): «I nostri corpi sono sensuali nelle loro imperfezioni, sono unici, possono essere attraenti e devono essere espressi nella loro eterogeneità, amati e accettati da noi stessi così come sono. Un messaggio importante, che non parla solo ai disabili ma anche ai tanti ragazzi e alle tante ragazze che ogni giorno affrontano pregiudizi e stereotipi sulla bellezza e sulla sensualità che, troppo spesso, li fanno sentire a disagio e insicuri nella loro pelle, nella loro unicità».

In poche parole il percorso iniziato con la prima edizione verso l’inclusione sta avanzando a grandi passi? «Diciamo che quando non sarà più una cosa eccezionale, quando si potranno vedere tutti i tipi di corpo, quando non servirà più l’etichetta inclusiva allora saremo vicini all’obiettivo. Ecco io sogno un giorno in cui entrando in un negozio non ci sarà più uno spazio a parte per la “moda inclusiva”, un settore per le curvy ecc.. cosa che sottolinea ancora di più la diversità. Solo quando non ci si stupirà più perché qualcuno fa qualcosa di inclusivo, solo allora avremo abbattuto tutti gli stereotipi».

Fonte: vita.it