La nuova mappa dell’intolleranza

di Erica Cottone

Si parla spesso di odio sui social, ma quali sono le categorie più colpite? Vox – Osservatorio Italiano sui Diritti da diversi anni ci aiuta a rispondere a questi interrogativi; il 23 Gennaio si è tenuta, infatti, la presentazione della 7a Edizione de “La Mappa dell’Intolleranza” che ci fornisce una fotografia  di questo fenomeno nel nostro Paese.

L’analisi dei post di Twitter del 2022, ci mostra come i cinguettii con contenuti positivi siano solo il 7% negativi a fronte del 93% di quelli negativi che registrano un  incremento del 24%.

Tra le categorie colpite spiccano al vertice le donne (43,21%) – trend invariato negli anni -; seguono poi le persone disabili (33,95%), le persone appartenenti alla comunità LGBTQIAP+ (8,78%), le persone con background migratorio (7,33%), le persone di religione ebraica (6,58%) e le persone di religione musulmana (0,15%).
I picchi di commenti negativi si registrano in corrispondenza di eventi quali femminicidi, episodi di violenza, discorsi del Papa improntati all’inclusione e all’accoglienza o ancora la giornate in memoria di determinate vittime.

Molteplici gli spunti proposti per arginare i fenomeno, dal necessario bilanciamento di più diritti sanciti dalla Costituzione (art. 21 VS artt. 2-3-13), al ruolo dei mass media nell’aumento dell’hate speech, a quello dei gestori nel diminuirlo. Si è poi sottolineato il ruolo dell’Intelligenza Artificiale nel contrastare i messaggi negativi, ma anche di come possa essa stessa, un giorno, produrne di propri per conto di terzi.

Interessante la riflessione sull’utilizzo del linguaggio: spesso vengono utilizzati vocaboli alternativi, sinonimi o parole straniere per indicare un qualcosa che non ci piace, ci spaventa o, in generale, un argomento tabù. E’ quanto accade, ad esempio, per la morte (è scomparsa/o, passato/a a miglior vita, è mancato/a…), le mestruazioni (le mie cose, quel periodo del mese, il ciclo…), per i tumori (un brutto male, un male incurabile…) ma anche per la disabilità la tendenza è quella di utilizzare termini alternativi come handicappato, invalido, diversamente abile. Il gap si crea quando queste parole vengono utilizzate come sinonimo di insulto con l’intenzione di offendere e denigrare qualcuno: “sei un handicappato/a, hai la 104” sono tra i tweet a scopo offensivo più diffusi.

Promozione risulta allora essere la parola chiave: promuovere un linguaggio corretto, promuovere un’educazione nelle scuole, promuovere l’uso di aiuti psicologici, promuovere la scrittura di post positivi per generare, come si evince dallo
studio, un effetto domino positivo.