Minori, anziani, disabili: l’Italia spende un terzo della media europea

Destinato ai servizi sociali lo 0,7% del Pil, forte divario Nord-Sud. A Vibo Valentia solo 6 euro contro i 583 di Bolzano. Bene la Sardegna

Solo lo 0,7% del Pil, l’Italia spende un terzo della media Ue per i servizi sociali. Ma soprattutto, ci sono cittadini italiani per i quali anche quello 0,7% rappresenta un miraggio: i livelli di assistenza dei Comuni, ricostruiti provincia per provincia dal Rapporto dell’Osservatorio Nazionale sui Servizi Sociali Territoriali del Cnel, in collaborazione con l’Istat, sono diversissimi tra di loro, e quindi la spesa varia dai 583 euro a persona di Bolzano ai 6 euro di Vibo Valentia. Non si tratta solo della consueta disparità Nord-Sud, ogni Comune è un caso a sè, spiega Emanuele Padovani dell’Università di Bologna, uno degli autori del rapporto: «La qualità e la quantità dei servizi sociali dipendono dai Comuni, non sono neanche legati al numero degli assistiti. Per esempio i Comuni in dissesto o in predissesto hanno difficoltà anche a fornire i servizi di trasporto, figuriamoci quelli sociali».

I dati del Rapporto si riferiscono al 2018-2019, ma l’anno scorso c’è stato un passo in avanti per superare le disparità nei servizi: la legge di Bilancio ha introdotto i livelli essenziali delle prestazioni per il numero di assistenti sociali. Solo un primo passo, osserva però Padovani: «Non basta stabilirne il numero per abitanti, perché poi gli assistenti sociali non erogano servizi ma dovrebbero costruirli su misura per le persone che seguono».

È sui servizi offerti e sulla loro qualità dunque che si gioca davvero l’assistenza. Dal punto di vista della spesa la regione più efficiente è la Sardegna con ben 4 province nelle prime 10 posizioni: Oristano (290 euro pro capite), Cagliari (258), Sassari (254) e il Sud Sardegna (239). La peggiore è la Calabria con tutte le province nelle ultime 5 posizioni e una spesa pro capite che non supera i 25 euro. In mezzo differenze non solo all’interno delle Regioni, ma anche delle stesse Province e città. Il rapporto analizza i servizi forniti alle famiglie, ai disabili e agli anziani dai Comuni, escludendo prestazioni come il reddito di cittadinanza o le pensioni di invalidità, erogati dallo Stato.

In totale la spesa dei servizi erogati dai Comuni è di circa 7 miliardi e mezzo, una cifra non troppo diversa da 10 anni fa. In diversi Comuni si ha una diminuzione, le più consistenti a Verona, Grosseto e Trapani, in altri invece si registra un aumento. Anche là dove la spesa è alta, emerge una grave carenza dell’assistenza domiciliare, alla quale puntano invece le riforme in gestazione, in particolare quella che dovrebbe far ripartire su basi più solide l’assistenza agli anziani e che il Pnrr prevede vada obbligatoriamente approvata entro il 31 marzo dell’anno prossimo.

«La riforma è pronta – afferma Cristiano Gori, coordinatore del Patto per la Non Autosufficienza, la rete che raggruppa 52 organizzazioni che hanno lavorato a stretto contatto con il governo per la messa a punto del disegno di legge – e ci aspettavamo venisse approvata dall’ultimo Consiglio dei Ministri. Adesso ci auguriamo che venga approvata il 28, in modo da avviarne l’iter, per non disperdere il lavoro fatto finora». Il Pnrr stanzia inoltre 1,65 miliardi a sostegno di disabili e anziani non autosufficienti «ma si tratta soprattutto di infrastrutture», osserva Padovani: «Senza riforme che prevedano i livelli essenziali di assistenza per i servizi, e senza un adeguato supporto ai Comuni, le risorse non si traducono automaticamente in maggiori o migliori servizi».

Fonte: repubblica.it