La disabilità non scade: aggiornate il nomenclatore e la legge 104

VideoMaddalena Milone: Alla cortese attenzione del Ministero della disabilità, delle pari opportunità e del lavoro

Con la seguente lettera vorremmo presentare delle criticità che riguardano diverse aree della disabilità nel nostro paese:
1. aggiornamento nomenclatore tariffario
Il nomenclatore tariffario degli ausili, protesici e non, è un documento in cui sono elencati i vari ausili ortopedici necessari alle persone con disabilità per camminare. Al momento risulta ancora in vigore quello del 1999. Nonostante sia stato emanato, in effetti, un documento con i nuovi dispositivi tecnologici e i nuovi livelli di LEA, tale documento (DPCM 12 gennaio 2017), approvato nel 2021, risulta ancora non operativo.
Le stesse officine ortopediche chiedono a gran voce di risolvere tale problema, che comporta per loro una maggiore difficoltà lavorativa e un doversi adattare a una burocrazia non più adeguata. Sul sito Fioto viene riportato: “Questi cinque anni di attesa hanno accentuato le diseguaglianze territoriali (sia tra le Regioni sia tra le ASL) di accesso alle prestazioni di assistenza protesica; si sono moltiplicate le situazioni di abusivismo in assenza della disciplina dell’accreditamento della filiera erogativa. Non è più tempo di rinvii; i LEA devono diventare operativi.”
Soprattutto, però, questo risulta un problema molto grave per coloro che colpiti da disabilità si trovano ad affrontare spese molto alte o a rinunciare a poter svolgere determinate attività, incluse quelle lavorative e sportive, rimaste privilegio dei pochi che possono permettersi le protesi e le carrozzine per lo sport.

2. Legge 104/1992 e legge 151/2001
Anche nei casi di gravità, la legge non tutela sufficientemente il lavoratore disabile sul posto di lavoro, in quanto la normativa tende a tutelare  il caregiver prevedendo un congedo straordinario, per gravissimi e documentati motivi di salute, solo a beneficio dei parenti/genitori/figli della persona con handicap, ma non per il disabile stesso.
Mi chiedo e Vi chiedo, quindi, in che modo avvenga l’inclusione della persona con difficoltà nel mondo del lavoro, se in caso di gravi problemi di salute tale forma di congedo è prevista solo per chi assiste ma non per il lavoratore diretto interessato, che rischia così di perdere il lavoro se capita un grave problema di salute.

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