Golf senza barriere torna in buca. E spiega i benefici di questo sport

Neppure la pandemia ha fermato il golf praticato dalle persone con disabilità e ora che stiamo tornando ad una vita normale, i tappeti erbosi delle competizioni tornano a popolarsi di atleti pronti a tornare in buca. Finalmente in campo!! è la manifestazione della ripartenza che ha preso il via il 23 maggio e si concluderà il 10 giugno.

Sei giornate in quattro campi da golf differenti della Lombardia (Camuzzago, Ambrosiano, Monza Muggiò e Lainate), organizzate dall’ASD Golf senza barriere, la prima associazione europea che porta questo sport nei centri diurni per disabili. Grande la soddisfazione di Pierluigi Locatelli, fondatore di Golf senza barriere: “L’entusiasmo è alle stelle. Una gioia immensa da parte dei ragazzi disabili vedere il verde, la luce e i grandi spazi e giocare a golf mettendo in pratica quello che è stato sperimentato settimanalmente, al chiuso, all’interno dei centri”.

Da molti anni la Golf Therapy è inserita con buoni risultati negli ospedali e nei centri di cura degli Stati Uniti. Dal 2007, per la prima volta in Europa, questo progetto viene realizzato in Italia dai responsabili dell’associazione, in collaborazione con la Federazione Italiana Golf Disabili e l’Assessorato alla Salute del Comune di Milano. Neppure la pandemia, dicevamo, ha lasciato inoperosi i ferri da gioco nella sacca. Il lockdown non ha scoraggiato Pierluigi, che è istruttore e Tecnico della Federazione Italiana Golf, e il Presidente dell’ASD Federico Bonini (Presidente anche di Golf Around): “Parlando con le famiglie abbiamo realizzato degli incontri online di golf dove i ragazzi potevano fisicamente giocare ma in teleconferenza con i compagni e l’istruttore (inizialmente accontentandosi di un tappeto, una moquettes, una pallina, un ombrello girato al contrario usato come fosse un ferro di golf). Questo ha permesso ai ragazzi disabili di avere un contatto sociale che altrimenti sarebbe stato loro negato. Inoltre si sono avvicinati a uno strumento tecnologico come i corsi online”.

Considerata una disciplina d’elite, in realtà il golf nel mondo appassiona centinaia di persone con le più diverse disabilità: giocatori non vedenti e ipovedenti, sportivi in sedia a rotelle e con disabilità intellettive e relazionali, atleti con le stampelle e altri con le protesi. Uno sport inclusivo con risultati tangibili sul piano fisico, ma anche su quello psico-emotivo, perché si diventa consapevoli delle proprie potenzialità, si controlla meglio l’ansia e si imparano a conoscere le proprie emozioni, con il valore aggiunto della socializzazione all’aria aperta, in contesti paesaggistici di estrema bellezza. “Il golf, ne sono convinto, è lo sport ideale per poter competere senza differenze tra giocatori, questo perché il calcolo dell’Handicap e delle differenze di gioco sono già insiti nel concetto del golf. In questi anni – prosegue Locatelli – la continua  richiesta da parte dei centri di riabilitazione ha permesso all’ASD Golf senza Barriere di collaborare con numerose e diverse realtà e di poter aiutare centinaia di persone a costante rischio di emarginazione (non vedenti, amputati, disabili fisici e con gravi ritardi mentali), permettendo loro di avvalersi di questa nuova “attività terapeutica” e di godere di sensibili risultati psicofisici confermati di volta in volta da un’apposita commissione medica e scientifica. Si tratta di un vero progetto di civiltà, nato a Milano e che un comitato della CEE, nel 2008, ha giudicato di eccellenza e poi realizzato nei centri di riabilitazione di altri Paesi in Europa”.

Un progetto partito da lontano Brasile, dove Pierluigi Locatelli nel 2012 è diventato professionista della Confederazione Brasiliana Golf. In seguito ha partecipato all’organizzazione delle Olimpiadi di golf a Rio de Janeiro e ha dato inizio ad una scuola di golf per ragazzi delle “favelas” allo scopo di allontanarli dalla strada. In Italia ha partecipato ai corsi del Comitato Italiano Paralimpico per l’insegnamento del golf a persone portatrici di disabilità fisica e mentale. In questi anni anche chi non aveva apparentemente grandi possibilità si è misurato con questa disciplina sportiva e oggi gareggia nei tornei. L’associazione divide il lavoro in due fasi, quella invernale che prevede l’installazione presso i centri diurni di strutture amovibili per familiarizzare con il gesto sportivo, e quella estiva che prosegue l’insegnamento all’aperto, presso il San Siro Golf Club, primo sostenitore dell’iniziativa, e gli altri campi coinvolti, in un ambiente ottimale e di difficile frequentazione come lo sono i green.

Aperti anche alle persone con disabilità che non sono seguite dai centri del Comune e ai familiari, i corsi (gratuiti) seguono il programma del Comitato Italiano Paralimpico, i maestri sono tutti professionisti della Federazione Italiana Golf con preparazione nell’ambito paralimpico. Finalmente in campo!!, iniziativa in pieno svolgimento, è un’esplosione di allegria all’ennesima potenza dove le capacità dei ragazzi, l’entusiasmo di chi li supporta e l’emozione di chi li guarda la fanno da padroni. È questo che conta, non tanto l’importanza della competizione, qui la medaglia la vincono tutti. Inseriti negli interventi per il sostegno alle categorie deboli e al recupero della socialità, dopo tre lustri i programmi di Golf senza barriere hanno dimostrato di saper coinvolgere, divertire e migliorare la qualità della vita. Pierluigi Locatelli manda un ringraziamento speciale ai volontari che li hanno aiutati in questi anni; non nasconde alcune difficoltà, sia economiche che burocratiche, ma tante sono le idee per il futuro. Lasciamo a lui la conclusione: “Vorremmo far conoscere meglio questo progetto alle istituzioni politiche e sportive perché crediamo che occorra fare dei miglioramenti urgenti su diversi fronti. Uno di questi, ad esempio, obbliga i ragazzi disabili intellettivi relazionali, per giocare ed entrare in campo anche solo una volta, a doversi tesserare due volte, sia al CIP e poi anche alla FIG, e non una sola come avviene per tutti. All’estero, in molti casi questo problema viene trattato in maniera diversa ed esiste anche la possibilità di giocare a golf con la formula “Pay and Play”, Paghi e giochi. Oggi abbiamo una importante esperienza sul campo e vorremmo crescere e strutturarci per offrire una maggiore professionalità. Se avremo la possibilità di continuare, ci piacerebbe estendere questa bella realtà anche in Veneto e Piemonte. Ci auguriamo che il prossimo anno qualche Circolo di Golf, o persona o golfista di volontà, ci aiuti concretamente per poter continuare il lavoro evitando il rischio di interromperlo per mancanza di fondi, di continuare ad offrire questa innovativa attività con finalità “terapeutiche” a tutti, senza distinzione di classe sociale. A chi ha veramente bisogno di andare in buca per vincere la gara più importante, quella per la vita”.

https://golfsenzabarriere.com/

Fonte: corriere.it