“CapisciAMe”: una app per riconoscere le parole delle persone con disartria

Spesso la disabilità linguistica non è compatibile con i più comuni assistenti vocali: una nuova applicazione potrebbe abbattere questo ostacolo, ma serve il contributo dei pazienti

Quando si parla di disabilità si tende a pensare alle barriere fisiche, in grado, ancora oggi, di limitare gli spostamenti e la vita sociale e culturale di molte persone. Esistono, però, anche le barriere tecnologiche, di cui si parla ancora poco. Un esempio viene dagli assistenti vocali – come Siri, Alexa e Google Assistant – ormai molto diffusi e utilizzati: avere una difficoltà nell’articolare le parole rappresenta un grosso limite all’utilizzo di queste tecnologie da parte di persone con disturbi del linguaggio come la disartria, soprattutto quando questa si presenta nelle forme più gravi. Davide Mulfari, dopo una laurea in ingegneria informatica e un dottorato di ricerca, ha deciso di lavorare per trovare una soluzione al problema. Quello che ora serve per portare avanti il suo progetto “CapisciAMe” sono i contributi vocali di persone con una disabilità linguistica: donare la propria voce può davvero fare la differenza!

Al giorno d’oggi, gli assistenti vocali permettono di controllare un gran numero di funzioni del telefonino e di altri dispositivi informatici, ma anche di gestire la domotica casalinga. Purtroppo, questa interazione basata su comandi vocali non è sempre possibile per le persone con disartria, un disturbo neuromotorio del linguaggio, caratterizzato da una ridotta capacità di articolare le parole, spesso conseguente ad un ictus o associato a tetraparesi, SLA e altre patologie degenerative che provocano impedimenti fisici di varia entità a chi ne è affetto: in questi casi, gli assistenti vocali potrebbero essere di grande aiuto ai pazienti nella gestione della loro quotidianità, migliorandone la qualità della vita, ma è necessario che rispondano correttamente alle istruzioni che ricevono. Ad oggi, però, gli assistenti vocali mostrano un livello di comprensione molto basso dei comandi impartiti da persone con disartria, e chi beneficerebbe di più dell’utilizzo di questi servizi ne resta di fatto escluso.

L’ingegnere informatico Davide Mulfari, consapevole di queste difficoltà perché da lui vissute in prima persona, ha deciso di mettere a disposizione le sue conoscenze e la sua professionalità per cercare risposte tecnologiche alle problematiche del riconoscimento vocale. La tecnologia dell’app “CapisciAMe”, da lui sviluppata, si basa sul machine learning: per ‘insegnare’ al software a comprendere la voce di chi ha una disartria serve che l’algoritmo sia ‘allenato’ a comprenderla e, per farlo, è necessaria una collezione di voci che sia più ampia possibile. In questo modo, l’intelligenza artificiale potrà provare a riconoscere varie sfumature e modi diversi di articolare le parole, spalancando così la strada allo sviluppo di nuovi assistenti vocali espressamente dedicati.

Per questo motivo, Davide Mulfari lancia un appello a chiunque abbia una disartria o una difficoltà nell’interazione con gli assistenti vocali. La richiesta è molto semplice: sarà sufficiente che una persona pronunci e registri le circa 50 parole che compongono il vocabolario di “CapisciAMe”, tramite la stessa app oppure usando chat vocali come WhatsApp o Telegram. Davide, con le voci fin qui raccolte, ha cominciato a ottenere risultati davvero molto incoraggianti, però limitati a un numero ristretto di casi: i sistemi che utilizza sono tali che più saranno i contributi che riceverà, migliori e più generalizzabili saranno i risultati, aumentando la possibilità di abbattere questa barriera tecnologica. Inoltre, al di là della quantità delle voci, sarebbe molto utile il contributo di persone che abbiano varie tipologie di disabilità linguistica, così da coprire il maggior numero di problemi di linguaggio esistenti. Infatti, “CapisciAMe” è un’applicazione che non è pensata per essere dedicata a una sola malattia ma per essere utile per tante condizioni che, nel corso della loro evoluzione, interferiscono in maniera permanente o temporanea sul modo di parlare, compresa la sordità.

Le persone interessate a donare la loro voce al progetto “CapisciAMe” possono contattare Davide Mulfari all’indirizzo e-mail davidemulfari@gmail.com, per ricevere tutte le informazioni e le indicazioni necessarie per la registrazione dei vocaboli.

La app “CapisciAMe”, già premiata nell’edizione 2020 del concorso Make to Care, è scaricabile gratuitamente dagli store online di Google ed Apple.

Fonte: osservatoriomalattierare