Le parole giuste – Media e persone con disabilità al Salone del Libro

di Anna Vento

“Le parole giuste – Media e persone con disabilità” è il titolo dell’incontro, avvenuto a Torino in occasione dell’ultima giornata del Salone del Libro, sui termini più corretti e rispettosi da utilizzare quando si fa informazione e comunicazione sulla disabilità. L’evento parte proprio dal Glossario realizzato da Intesa SanPaolo, una riflessione sul linguaggio, sui diritti, sul rispetto e sull’inclusione.

Emilio Rota, presidente Fondazione Nazionale Dopo di Noi Anffas Onlus, interviene parlando del passaggio storico-politico che ha significato la firma della Convenzione ONU per i diritti delle persone con disabilità, che con i suoi 50 articoli garantisce uguaglianza, lotta alla discriminazione e salvaguardia dei diritti umani.
Anche in Italia è diventata legge nel 2009, e questo ha rappresentato la chiave di volta per cambiare un passato informativo e formativo sulla disabilità basato sull’approccio medico e assistenziale, e passare a un sistema dei servizi alla persona che vede la persona stessa al centro del processo decisionale. Anfass (Associaizone Nazione Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) continua a rispondere ogni giorno ai diversi bisogni delle persone con disabilità cui si prende carico e delle loro famiglie, e questo rappresenta una contante battaglia di civiltà. “Una realtà accessibile e inclusiva che faticosamente ma progressivamente – commenta Rota – sta procedendo verso una sua piena attuazione”.

Il glossario è testimonianza di come una visione distorta che per stigma, paura, informazione non sempre corretta può essere facilmente cambiata, e portare a un nuovo linguaggio. Un linguaggio fatto di attenzione alle persone, people first. Infatti tutto è pienamente accessibile anche alle persone ipovedenti e ai ciechi. Anche i social di Intesa Sanpaolo ripostano, con spiegazione, le parole chiave di questo manuale per poterne dare massima diffusione. Una migliore conoscenza dei problemi, significa anche una comunicazione con termini consoni e rispettosi, pensata per chi fa comunicazione e per fare in modo che si faccia una buona comunicazione con termini semanticamente corretti.

Una buona comunicazione sulla disabilità non deve mai scadere nel voyerismo, nel pietismo, nel feticismo o nell’esaltazione di un comportamento eroico, ma significa, come ricorda Ruben Razzante docente, fondatore e anima del manuale, rendere reale il diritto di vedere espressa in modo corretto la propria condizione, nonché il diritto all’informazione e d’espressione. Lo scopo è quello di cambiare i paradigmi di un certo mondo dell’informazione, basati sulla spettacolarizzazione e sulla vittimizzazione, per rispettare invece il diritto all’uguaglianza e alla parità di opportunità nell’accesso ai circuiti di informazione. È un problema di civiltà, sono le nostre abitudini che dobbiamo cambiare per cercare di invertire i meccanismi perversi dell’informazione, che poi si ritrovano anche sui social. Il rispetto nei confronti dei soggetti deboli, ma anche della dignità di questi soggetti, passa attraverso la bonifica di uno spazio virtuale avvelenato ormai da troppo tempo.

Andrea De Beni, compente del Gdl Disability Management di Intesa Sanpaolo, parla della sua disabilità motoria congenita: “Ho assistito ad un’evoluzione positiva della parola”. Finalmente ora la persona con disabilità si può lasciare alle spalle etichette dispregiative ed essere visto e trattato con dignità. La diversità porta con sé necessariamente il tema dei confini, perché un contesto di tolleranza e dignità, può essere distorto e raccontato con una storia esattamente opposta. Così ci si ritrova, da un lato, a dover interpretare e portare il peso di dover interpretare la parte dell’eroe, ruolo cui l’opinione pubblica è abituata da anni, e, dall’altro lato, si deve affrontare la consapevolezza di vivere le sfide quotidiane a causa della propria disabilità. D’altra parte tutte le storie hanno bisogno della diversità, in ogni film o romanzo c’è un protagonista che affronta e supera le sue battaglie. Nella vita non è sempre così, tanto più che la disabilità è
una condizione non temporanea ma permanente, ed è un tema che riguarda tutti più volte nella vita.
I personaggi dei racconti, vivono una condizione che cambia nel corso della storia, vivono una situazione di movimento, esattamente come le parole che ci caratterizzano e che cambiano con noi.

Queste parole ci aiutano e muoverci nel modo giusto nel nostro mondo – Andrea De Beni