Social-attivismo al Salone del Libro

di Anna Vento

Crederanno di muoversi e saranno fermi del romanzo Fahrenheit 451 è la citazione che ha avviato la riflessione dell’incontro “Social-attivismo!” questa mattina al Salone del Libro: i social sono diventati indispensabili per battersi

contro tutta la parte oscura della nostra civiltà (razzismo, omofobia, abilismo ecc.), ma possono anche essere un luogo non rappresentativo di tutte le sfaccettature, delle luci e ombre delle persone che li abitano. Sono uno strumento ideale per coinvolgere velocemente le masse che scoprono così di avere punti di interesse e soprattutto battaglie comuni.

Come ha ricordato la scrittrice e attivista Cristina Morales vi sono anche molte persone che si sentono abbandonate da questa società online. Gli strumenti devono essere solo degli stimoli per aiutare a incontrarsi nei luoghi fisici, ma in realtà questi tendono a rendere più invisibili certe condizioni “non instagrammabili”, certe situazioni che non rientrano nei canoni estetici dei social e che rimangono così marginabili. Tutto ciò che si fa e che si dice: dev’essere vendibile, spendibile sul mercato.

Lo spazio della normalità si allarga e ingloba tutto purché sia di moda, sia vendibile e soprattutto comprensibile dal mercato – Maura Gancitano

La scrittrice ha parlato di come i social hanno a che fare con la politica, con la relazione tra le persone, con i processi di democratizzazione e molto altro ormai. Sono un modo per entrare in contatto con le persone, ma lei non li percepisce come luoghi familiari: lo spazio è poco e bisogna sempre semplificare e fare i conti con i centri di potere rappresentati dagli influencer. Sono disturbatori che influenzano il dibattito e catalizzano l’interesse sulle loro opinioni, muovono i pensieri dando spazio e importanza a certi argomenti e lasciando altri nell’oscurità. È difficile, secondo la scrittrice, per chi cerca di portare delle riflessioni più raffinate, per chi cerca di riflettere sulle parole, creare un dibattito costruttivo sui social.

Noi ci adeguiamo al mercato, ci adattiamo a dei cambiamenti che non sono nostri, stiamo cui social non perché ci piacciono ma perché ormai ci siamo abituati e non c’è altro luogo da abitare – Maura Gancitano

I social costruiscono delle bolle di linguaggio che descrivono poco e in modo sempre identico, coinvolgendo sempre uno stesso tipo di pubblico e lasciando fuori le diversità. Ecco perché spesso le nuove categorie nate su internet non hanno profondità e si basano su slogan stereotipati.