Eurovillage, accessi per disabili insufficienti: l’odissea di Mattia al Valentino

Foto di filmato«Con nostro figlio Mattia, sulla carrozzina dalla nascita, siamo andati ovunque nel mondo e ovunque ci siamo aspettati disorganizzazione ma scoprirla al parco del Valentino per l’Eurovillage è inaccettabile. Siamo stufi, non torneremo per i concerti visto che tanto li vedremo dal maxischermo. Gli organizzatori avrebbero dovuto pensare alle esigenze di tutti, si parla di inclusione e poi ci si scontra con limitazioni ovunque, anche in un festival così noto. Un’occasione persa per l’inclusività».

Lo dice con rabbia Gabriella Massone, dopo la disavventura vissuta ieri con suo figlio Mattia Luparia, 33 anni, all’Eurovillage. Mattia è noto in città e non solo per la sua Rolling art, che crea grazie al porta pennelli che il padre ha attaccato alla sedia a rotelle. Ha collezionato mostre ed eventi. Ma rischia di non essere così per l’Eurovision o per gli eventi collaterali. Ieri sono arrivati al parco del Valentino alle 17, ora di inizio dei concerti. Ma per loro è iniziata l’odissea.

 «Siamo arrivati all’arco di corso Vittorio per parcheggiare, pensavamo fosse il posto più logico perché più vicino al palco, per trovare dei posteggi per disabili, ma nonostante lo spazio libero ci hanno detto che non si poteva», spiega mamma Gabriella. Li hanno dirottati all’incrocio con corso Massimo d’Azeglio dove alla fine hanno trovato parcheggio ma non è durato molto, «Dopo aver girato per un’ora in auto, ci eravamo fermati. Grazie alla pedana abbiamo fatto scendere Mattia dall’auto ma solo a quel punto ci hanno detto che dovevamo di nuovo spostarla. Avrei dovuto lasciare mio figlio lì? Non esiste, così siamo tornati in auto, e quindi fatto risalire Mattia, e ci siamo spostati”.

 
Sono tornati all’arco, al punto di partenza, dove però hanno incontrato un agente della Polizia municipale che ha permesso loro di parcheggiare. «E’ stato molto gentile come tutti gli altri delle forze dell’ordine e i volontari a cui ci siamo rivolti». Tutto risolto? «No, quando siamo scesi dall’auto non sapevamo da dove accedere, ci hanno detto che dovevamo camminare a lungo finché una poliziotta molto gentile in borghese ci ha aiutati facendoci passare da un altro varco».

All’interno le difficoltà sono continuate, «il posto era bellissimo, ma sul prato nessuna pedana di legno o posto dedicato ai disabili per permettere di vedere lo spettacolo, senza avere gente in piedi davanti». Insomma, nessuna situazione agevolata per chi ha la sedia a rotelle «e abbiamo dovuto anche costringere centinaia di persone ad alzarsi per andare via». È critica Gabriella, «l’organizzazione e il Comune avrebbero dovuto pensarci».

Non torneranno all’Eurovillage, e sembra non andranno neanche al Pala Olimpico dove avevano fatto richiesta per assistere all’Eurovision «mia figlia ha scritto da tempo per vedere lo spettacolo, è stata una delle prime a dare adesione, ma nessuno ci ha mai fatto sapere nulla».

Già in passato nel palazzetto hanno avuto difficoltà, «una volta siamo andati per lo spettacolo di Notré Dame ma eravamo così lontani da non capire chi cantava – aggiunge il padre Fulvio -. Mio figlio è giovane, ha una rete sociale, ha amici e vuol fare le cose che fanno tutti ma siamo stanchi di scontrarci con la realtà. In tutti questi anni è cambiato poco ma siamo cambiati noi, perché sono passati trent’anni e per noi oggi è più difficile affrontare questi ostacoli». 

Fonte: repubblica.it