‘Rinascere’, il film sulla storia di Manuel Bortuzzo. “Emozionante: c’è la mia vita vera”

Manuel Bortuzzo è una promessa del nuoto, da poco si è trasferito a Roma per allenarsi. Un giorno riesce a ‘fare il tempo’ che lo porterà alle Olimpiadi. In piscina ha anche conosciuto Martina, giovanissima atleta di nuoto sincronizzato, con lei è amore a prima vista. I sogni si stanno realizzando quando la sera del 2 febbraio 2019 la sua vita cambia completamente. Due colpi di pistola lo raggiungono alla schiena, Manuel è vittima innocente di un regolamento di conti di conti tra clan. Non può più camminare, finisce sulla sedia a rotelle. La sua storia ha commosso l’Italia, ora rivive nel film tv di Umberto MarinoRinascere (prodotto da Moviheart e RaiFiction) in onda l’8 maggio su Rai 1 tratto dal  libro di Bortuzzo. Protagonista Giancarlo CommellaAlessio Boni interpreta il padre del nuotatore, Franco; Gea Dall’Orto ha il ruolo di Martina, David Coco quello del suo mentore, il traumatologo Davide, Salvatore Nicolella è l’amico Alfonso, che dal primo momento lo sprona a reagire.

Applausi in Rai alla presentazione, Manuel compie 23 anni. “Fino a metà film non credevo che fossi io, sembrava che la storia non mi appartenesse, invece ero io. Il film è fedele a quello che sono e quello che ero” dice Bortuzzo, “lo devo guardare ancora cento volte perché merita. È tutto vero quello che si vede, Davide è stato un punto di riferimento importante, come Alfonso”. Oggi è diventato un simbolo. “Sento la responsabilità ma sono me stesso, quello che sono qui sono a casa. Mi rende felice poter trasmettere qualcosa essendo me stesso. Vedo nei ragazzi che vogliono sentirsi dire qualcosa da me, lo sento molto” spiega il nuotatore. “Il primo lavoro grande lo faccio su me stesso, affronto tutto in modo semplice e scorrevole. Nel film è stato raccontato tutto com’era”. In questi mesi lo abbiamo conosciuto al Grande fratello, manca qualcosa in questa nuova vita? “Quello che manca è il finale, quando ho deciso di scrivere il libro l’ho fatto cavalcando l’onda di quello che provavo”. Dopo che è stato al Grande fratello si è molto parlato della fine della sua storia con Lulù Selassié, ma alla domanda su come sia finita, spiega che non vuole parlarne. “E’ ovvio che chi ha seguito il Gf anche attraverso i social si sia affezionato e vede tutto come una favola, rimane una parentesi bellissima che non è riuscita a trovare un riscontro nel quotidiano”.

“Mi sono preso una grandissima responsabilità” racconta Giancarlo Commella, che interpreta Manuel “sono subito andato in piscina, ho avuto al mio fianco Kevin, il fratello di Manuel. Purtroppo, dato che abbiamo l’uomo più impegnato del mondo, non ho potuto conoscerlo prima. Il suo libro è stato come la mia bibbia. Mi dava forza, era come se lui fosse vicino a me. Non abbiamo lavorato di imitazione, ho visto tutte le interviste che ha fatto, ho voluto cogliere i suoi gesti ma il libro mi ha permesso di capire chi fosse veramente, è stato un viaggio intimo che mi ha toccato. Mi interessava rendere giustizia a quello che questa persona ha provato. Volevo rappresentare al meglio i suoi sentimenti e le sue emozioni. La scena che più mi ha segnato è stata quella del risveglio: tutto finto, ma ho pensato: immaginati se fosse vero. Mi ha fatto parecchio effetto. Non stavo interpretando, ero in ascolto. È stato difficile da vivere e io non l’ho vissuto veramente, è stata una cosa davvero tosta”.

“Il mio obiettivo” dice il regista Umberto Marino, che firma la sceneggiatura con Michela Straniero “era di restare fedele alla storia. Ogni volta che abbiamo fatto un distanziamento abbiamo convocato una riunione con Manuel e il papà. Non c’è una virgola che non sia stata concordata, perché giocare con la vita degli altri non è una cosa educata. Non volevo ottenere il sentimentalismo, in cui la televisione indugia, forzando le scene”.

Alessio Boni interpreta Franco Bortuzzo. “Ho dato vita a Walter ChiariPuccini, personaggi che non ci sono più. Ma interpretare una persona che è qui” spiega l’attore “è diverso. Non volevo imitare il padre di Manuel, questo copione racconta una tragedia capitata a un ragazzo che aveva 19 anni, il punto cardine è la dignità con cui questa famiglia ha affrontato il dolore. Io ho sentito una volta un’intervista in cui, mi pare all’ArenaMassimo Giletti chiedeva: ‘Sei contento che quelli che hanno sparato hanno preso 17 anni?’. E Manuel ha detto una cosa sorprendente per un ragazzo della sua età, ha detto di no. ‘Sono le circostanze che li hanno portati, se fossi cresciuto in quell’ambiente forse anche io avrei sbagliato’. Mi colpì tantissimo. Per me interpretare Franco è stata una cosa formidabile, la cosa che ha detto Umberto è importante: l’asciuttezza. Lui ha pianto tre volte, non si è mai fatto vedere. È importante ricordare certi momenti e certi esempi: Alex ZanardiBebe Vio, Manuel. Sono esempi spettacolari. Quando ho conosciuto Franco mi è venuto incontro con il sorriso, quando l’ho conosciuto l’ho visto con un sorriso: viva questa famiglia in cui vince la vita”.

“È stato affascinante vedere lavorare le persone a un film che rende giustizia alla storia di Manuel” dice Franco Bortuzzo “sono felice di mio figlio, può vantarsi anche di questo. L’avete rappresentato al meglio. Quello che gli è successo è stata una tragedia, hanno sofferto tutti anche il cane, povero, che è rimasto due giorni chiuso a casa. Noi veneti abbiamo sempre nel nostro cuore la voglia di girare pagina, è una forza interiore che hanno tutte le persone e bisogna trovarla in se stessi. Inutile andare da un amico, devi trovare la forza in te stesso, tutti devono tirarsi su le maniche, bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno, non mezzo vuoto. Ho Manuel qui davanti sono felice, se no sarebbero stati tre anni che porto fiori sulla sua tomba”.

Fonte: repubblica.it