Il Terzo settore: occorre una svolta contro le disuguaglianze

XXV Un'immagine del Congresso nazionale AcriUna tavola rotonda e alcune testimonianze hanno messo in risalto luci e ombre del nostro Paese, in un periodo storico in cui ci troviamo davvero a un bivio. Politiche sbagliate, risorse mal spese, spopolamento, invecchiamento, poche opportunità per i giovani che, non a caso, scappano all’estero in cerca di lavoro.

Il XXV Congresso nazionale Acri, che si svolge a Cagliari oggi e domani, ha permesso ad alcune delle più autorevoli voci del Terzo settore di portare un contributo di idee e riflessioni. «Le disuguaglianze di ogni genere si accaniscono sempre sulle stesse persone e sugli stessi territori», ha commentato Vanessa Pallucchi, portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore. «È necessario creare una discontinuità di schema, cambiare le relazioni di forza. Il Terzo settore, che si ispira all’articolo 3 della nostra Costituzione, ha cercato di sperimentare in questi anni nel lungo periodo, puntando a diverse progettualità comuni insieme ad altri soggetti, tra cui le Fondazioni di origine bancaria. La Fondazione Con il Sud è un esempio forse unico a livello europeo, e dobbiamo guardare a questa realtà con orgoglio perché ci consente di condurre tanti interventi di grande impatto sociale ed economico. Un altro modello di rilievo, che mette in campo competenze e conoscenza del territorio in contrasto con le disuguaglianze, è l’Impresa sociale “Con i bambini”. Un grande ruolo è esercitato dai Centri di servizio per il volontariato, che contribuisce a non disperdere il grande capitale sociale e umano che è stato costruito negli anni. Un tessuto sociale che ha un valore enorme: in Italia 5 milioni di persone fanno volontariato. Un made in Italy della socialità, una rete di prossimità e solidarietà di cui andare fieri».
Nel corso della tavola rotonda pomeridiana su “Inefficienza e ingiustizia, perché parliamo di disuguaglianze”, condotta dal presidente della Commissione Acri sul Terzo settore e di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti, sono intervenuti tra gli altri Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione Con il Sud, Angelo Moretti, referente della rete “Piccoli Comuni Welcome”, ed Emma Paladino, senior fellow del think tank Tortuga. «La questione vera del nostro Paese è la disuguaglianza tra Nord e Sud», ha detto Borgomeo. «La Cassa per il Mezzogiorno fu istituita 72 anni fa: viene da chiedersi come mai la situazione non sia stata risolta, nel frattempo. Ci sono molti luoghi comuni, in proposito. A mio avviso è stata sbagliata l’offerta politica del Mezzogiorno, si è pensato soltanto a trasferire dei soldi senza la necessaria attenzione a come quei soldi venivano spesi e se incontrassero un minimo di coesione sociale. Certi interventi sono risultati assistenziali e persino oppressivi, con uno sviluppo ritardato. Sino a quando la molla è legata soltanto alla solidarietà, è un conto, ma così non funziona. Occorrono politiche più attente, rinunciando ai conti ad effetto e alla cultura del welfare risarcitorio, frutto di vecchi schemi. L’infrastrutturazione sociale è la premessa irrinunciabile per lo sviluppo. I soggetti stessi del Terzo settore devono sentirsi protagonisti di questo sviluppo».

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