Donne con disabilità, doppia discriminazione e maternità: i test di gravidanza sono accessibili a tutte?

I test di gravidanza sono dispositivi medici costituiti da uno stick di materiale plastico che, al suo interno, ha una striscia reattiva alla gonadotropina corionica (beta-HCG), glicoproteina che permette di accertare una possibile gravidanza.

Il beta-HCG, denominato anche ormone della gravidanza, è secreto dall’organismo materno quando l’ovulo fecondato si è impiantato nell’utero. Per rilevarne la presenza è sufficiente esporre per pochi secondi lo stick al flusso di urina (di solito è consigliato farlo di mattina) e dopo pochi minuti, in caso positivo, sulla parte visibile della striscia reattiva appaiono delle righe o altri simboli.

Se vengono usati correttamente, i test di gravidanza a uso domestico sono considerati affidabili fino al 99% e possono fornire una prima indicazione per confermare o escludere il concepimento. Quando i test di gravidanza a uso domestico risultano positivi, è necessario confermare il risultato con un prelievo sanguigno per una diagnosi sicura al 100% e prendere appuntamento dal ginecologo.

Nel 1972  arriva in farmacia il primo test di gravidanza. Il metodo è stato pensato per consentire alle donne di gestire in autonomia l’esecuzione della prova, riducendo l’ansia e l’incertezza che il delicato momento comporta: per la prima volta era possibile sapere l’esito lontano da occhi indiscreti e con estrema sicurezza.

Negli anni ’80 comparvero i primi test diretti (one-step test), mentre negli anni ’90 si passò all’utilizzo degli enzimi indicatori.

Oggi abbiamo display digitali e test di funzionalità precoce con tecnologia monoclonale multipla usati di norma dal primo giorno in cui salta il ciclo mestruale con risultati visualizzati in pochi minuti, che non risultano però accessibili a tutte le persone.

Il problema è che sono dispositivi visivi e questo aspetto esclude le persone cieche e ipovedenti che devono chiedere aiuto ad una terza persona. Spesso, dalle testimonianze che ci sono arrivate, si tratta di rivolgersi ad amiche, amici o parenti. Questo non solo può creare imbarazzo o disagio, ma toglie anche l’intimità ad un momento personale e delicato. I test di gravidanza accessibili esistono ma rispondono ad una domanda ristretta e questo fa sì che siano un prodotto di nicchia.

A ciò si aggiunge la triste consapevolezza che le persone con disabilità vengono escluse dal discorso della sessualità, troppo spesso pensate come persone asessuate, infantilizzate e quindi lontane dal poter vivere la vita affettiva in tutti i suoi aspetti. E questo può riguardare l’inaccessibilità dei prodotti contraccettivi e dei test di gravidanza.

Ci siamo recati alla Sezione UICI di Torino (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti ) per un confronto sul tema. Abbiamo pensato a delle possibili soluzioni per un test di gravidanza accessibile a tutti gli effetti:

  • la confezione dovrebbe avere la traduzione in braille;
  • nella confezione si potrebbe aggiungere un recipiente graduato e tattile;
  • il tampone del test dovrebbe avere indicazioni tattili per facilitarne l’utilizzo;
  • il risultato non dovrebbe limitarsi alla comparsa di linee o simboli, ma integrarli a vibrazioni e/o suoni. Ad esempio, un bip per risultato negativo e due bip per risultato positivo.

Esistono già soluzioni come il termometro parlante o l’applicazione gratuita Be My Eyes, che attraverso una videochiamata a dei volontari gli utenti ciechi e ipovedenti possono ricevere assistenza, ma non sono abbastanza per rendere il momento del test un’azione fatta in completa autonomia.

In Inghilterra esiste già un prototipo di test di gravidanza tattile creato dal Royal National Institute of Blind People, che con risultato positivo, il test aziona un piccolo motore che fa vibrare il dispositivo e, in caso di esito negativo, il motore del test resta inattivo.

Rendere i test di gravidanza un prodotto accessibile e inclusivo, significa semplificare e migliorare l’esperienza alle donne cieche e ipovedenti, permettendo a chiunque di usufruire di queste semplificazioni. Questi piccoli ma importanti dettagli contribuiscono ad “accorciare il ponte delle differenze” verso una società sempre più inclusiva.

Si ringraziano la vice Presidente Titti Panzarea, Letizia Paffumi (comitato Pari Opportunità UICI) e Mara La Verde.

Fonti:

Matteo Banche, Federica Coraglia, Gaia Leone e Anna Vento