L’Onu adotta una risoluzione storica contro la violenza sulle donne disabili

L’Onu ha adottato una risoluzione storica riguardo la violenza sulle donne e le ragazze disabili. Il peso e l’importanza del testo, approvato senza votazione dei Paesi membri, sono stati sottolineati anche dall’Alleanza Internazionale per la Disabilità, che l’hanno definito epocale.

Già dalle sue prime pagine, la risoluzione riconosce la violenza contro donne e ragazze come un fenomeno mondiale, in particolare, l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite manifesta la sua profonda preoccupazione per le donne e le ragazze con disabilità vittime di una violenza e una discriminazione multipla e intersezionale. Episodi di violenza si registrano a scuola, al lavoro, a casa, e sono preoccupanti anche perché coloro che li subiscono sono spesso “deumanizzate” e vittime di stereotipi che le infantilizzano, le vedono come oggetti, le escludono e le isolano.

Anche le donne con disabilità più anziane sono spesso vittime di violenza fisica, psicologica, verbale e finanziaria e la loro età avanzata è un fattore di rischio in più.  Casi ancora più gravi vengono registrati nelle donne con disabilità che appartengono alle minoranze, per esempio africana o asiatica; si tratta di violenza intersezionale che unisce forme di discriminazione che legano la loro etnia alla loro disabilità. L’Onu le condanna e ha manifestato il bisogno per questa fetta di popolazione di accedere alla giustizia e ai servizi di supporto.

Per l’Assemblea Generale è importante, dunque, aumentare gli sforzi a ogni livello per coinvolgere azionisti, persone con disabilità e organizzazioni da loro guidate per prevenire ed eliminare ogni forma di discriminazione delle donne disabili nella sfera pubblica, includendo il bisogno di indirizzare l’ineguaglianza di genere e l’abilismo.

L’esclusione sociale di cui sono troppo spesso vittime ha delle conseguenze nelle loro vite e inevitabilmente eleva il rischio. L’Onu, inoltre, ha manifestato la propria preoccupazione perché queste persone finiscono spesso per diventare senzatetto, una situazione che è legata in ogni caso all’isolamento e ai sempre più frequenti episodi di violenza registrati in istituzioni.

Troppo spesso, come denuncia l’Organizzazione delle Nazioni Unite in questa risoluzione storica, le donne e le ragazze con disabilità trovano ostacoli nel denunciare la violenza subita per mancanza di informazioni accessibile sul sistema giuridico e le procedure che garantiscono l’accesso effettivo alla giustizia, e questo le mette in una condizione di diseguaglianza rispetto alle altre persone. Sono spesso vittime anche di leggi che impediscono loro di esercitare la propria capacità giuridica in uguaglianza di condizioni rispetto agli altri, spesso sono private dell’accesso alla giustizia e sono costrette a essere chiuse in strutture contro il loro volere.

Anche l’internamento forzato rappresenta una forma di violenza per queste donne e le mette inoltre in pericolo di subire ulteriori violenze o abusi, spesso compiuti dentro le mura di istituzioni.

Le donne e le ragazze con disabilità psichica o intellettuale, infatti, vivono spesso in strutture e hanno un maggiore rischio di esposizione a forme di violenza: la privazione delle libertà legata a discriminazioni, stereotipi e lo stigma collegati a questa forma di disabilità.

Il Covid-19, inoltre, ha inacerbito, per queste donne, condizioni di ineguaglianza, discriminazione sistemica, stigma, violenza. La pandemia ha peggiorato i servizi di protezione e assistenza e ha aumentato la dipendenza da caregiver limitando ancora di più l’accesso a una situazione abitativa, educazione, giustizia e accesso alla salute, incluse quella sessuale e riproduttiva. Al contrario sono aumentati isolamento, disoccupazione, povertà, violenza sessuale, di genere, domestica e all’interno di una coppia. La discriminazione riguarda anche la ripartenza al termine della pandemia e situazioni come conflitti armati, emergenze umanitarie e disastri naturali. Anche in tutte queste situazioni, le donne e le ragazze disabili sono vittime di segregazione, esclusione, abuso e violenza. Tutti i membri dell’Onu devono adottare tutte le misure necessarie per garantire la loro protezione e sicurezza in situazioni a rischio, inclusa l’emergenza climatica: questa fascia della popolazione non ha spesso accesso a servizi di appoggi e prevenzione.

La sessualità delle donne e delle ragazze con disabilità è ancora legata a uno stigma che le porta a non avere accesso a informazioni base. L’Onu sottolinea la sua preoccupazione per questo stigma e il silenzio che circondano anche le informazioni sulle mestruazioni per donne e ragazze con disabilità. Queste donne, come tutte, hanno diritto alla salute sessuale e riproduttiva e ad avere accesso ai diritti riproduttivi.

L’Onu è preoccupato per il fatto che queste donne e bambine sono spesso vittime di una sterilizzazione forzata, una forma di violenza e abuso con conseguenze permanenti per l’integrità fisica e mentale. L’Organizzazione delle Nazioni Unite promuove, inoltre, la loro inclusione in processi decisionali e ruoli di leadership nella realizzazione, lo sviluppo e l’implementazione di politiche intersezionali per prevenire ed eliminare ogni forma di violenza nei loro confronti.

Le nuove tecnologie, secondo la risoluzione, mostrano il loro potenziale per rafforzare l’esercizio dei diritti umani e creare delle condizioni per far sì che le persone con disabilità godano dei pieni diritti e possano contribuire alla loro inclusione anche in ambito digitale e sociale. L’accesso alle nuove tecnologie ha però anche portato a una nuova forma di violenza: cyber-violenza, cyber-bullismo e abusi compiuti online molto diffusi anche a causa del Covid-19.

L’Onu, inoltre, riconosce l’importante contributo alla società civile delle organizzazioni in difesa dei diritti di donne e ragazze e quelle che si occupano delle persone con disabilità e sottolinea la necessità di collaborare in modo inclusivo e trasparente per incrementare l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne.

Anche le famiglie sono responsabili dell’eliminazione di ogni forma di violenza, in particolare gli abusi in ambito domestico, e devono creare un ambiente propizio all’empowerment di ogni donna, inclusa quella con disabilità. L’Assemblea Generale sottolinea l’importanza di raccogliere e analizzare dati sulle persone con disabilità, incoraggia il miglioramento della loro raccolta e invita a organizzarli a seconda del genere, età e tipo di disabilità. Condanna nel modo più forte possibile la violenza registrata su tutte le donne durante il periodo di lockdown ed esprime la propria preoccupazione perché ogni forma di discriminazione e violenza non permette alle donne di vivere pienamente le proprie vite.

Nella risoluzione si sottolinea l’importanza di creare programmi abilitanti per assicurare l’accesso di donne e ragazze disabili alle risorse economico-finanziarie come infrastrutture, trasporti e i meccanismi di giustizia e servizi, soprattutto in ambito sanitario ed educativo, impiego produttivo e lavoro decente. Inoltre devono essere incluse nei programmi e nelle politiche e nei processi decisionali. Vanno eliminate tutte le forme di violenza e abuso e vanno aumentate le misure per prevenire ed eliminare quelle basate su stereotipi, stigma, età, razza, disabilità e abilismo.

L’Onu appoggia, infine, iniziative di organizzazioni internazionali e ONG e le associazioni che si occupano nello specifico di donne e ragazze disabili assegnando risorse finanziarie sufficienti affinché promuovano uguaglianza di genere e inclusione. Sollecita tutti gli Stati membri a continuare a offrire a donne e ragazze anche con disabilità sistemi di protezione anche con misure per accrescere le misure legali e di protezioni sociale per le vittime migliorando e costruendo nuove case e centri di accoglienza per le vittime di abusi sessuali organizzati e ideati anche da donne con disabilità. L’Assemblea invita anche gli Stati a promuovere campagne per aumentare l’opera di sensibilizzazione e garantire a questa fascia della popolazione anche la partecipazione alla ricostruzione delle nostre società post-Covid-19.

Fonte: fondazioneserono.org

(la)