Nuvola Lavazza
Una piazza verde interna suggerisce nuove modalità di socializzazione.
L’architettura di Cino Zucchi è simbolo della riqualificazione di un quartiere attraverso la progettazione urbana.
La texture ricca di sfumature e la complessità progettuale riflettono la complessità della città alla quale l’architettura si apre, integrandosi in essa e diventando simbolo di aggregazione e di qualità urbana.
Una forma sinuosa e avvolgente è sinonimo di inclusione.
Museo Lavazza Lavazza / Condividere La Nuvola abbraccia lo spazio aperto su cui si affacciano i luoghi dell’incontro e della cultura: il ristorante e il museo.
Il museo Lavazza racconta con un percorso sensoriale un’antica storia di imprenditorialità familiare. Il saper fare e la competenza diventano tecnologia, innovazione, produzione e cultura del prodotto. Condividere è, già nel nome, sinonimo del ritrovarsi e del dare insieme valore al tempo.
Le trame di pizzo ideate da Dante Ferretti suggeriscono l’artigianalità del Made in Italy, presente in tutti i settori, dal food all’interior design, dalla moda alla tecnologia. L’eccellenza gastronomica è anche reinterpretazione della tradizione. Campus Einaudi "Torino diffusa" presenta diversi scenari e distretti specialistici in varie zone della città. Molti punti focali sparsi nell’area metropolitana che affiancano un centro storico di rara bellezza, una città sostenibile dal punto di vista ambientale, tecnologico, finanziario e sociale. Ne è perfetta incarnazione il Campus Einaudi, inserito da CNN fra i 10 edifici universitari più spettacolari del mondo. Espressione del più raffinato high tech e attento al risparmio energetico, l’edificio progettato da Norman Foster è grandioso e confortevole allo stesso tempo.
Il tema della piazza incarna tradizionalmente lo stile di vita italiano, promuove le attività sociali e la creazione di una comunità locale. Il tema costruttivo con le pensiline a sbalzo e i tagli scenografici è espressione della bellezza di oggi, in equilibrio tra tecnologia, monumentalità e comfort. Docks Dora Il cambiamento di prospettiva del sistema socio-economico fa sì che oggi le persone siano più interessate all’acquisizione di valori umani piuttosto che di beni. Il recupero dell’architettura industriale e la riconversione che pianifica servizi flessibili rendono gli spazi capaci di ospitare cambiamenti spontanei e nuovi modi di socializzare.
I Docks Dora, progettati da Ernesto Fantini nel 1912, sono una comunità. Percorrendo i resti dell’antico sistema di binari a giro, che permettevano di scaricare all’interno le merci dalla vicina ferrovia, ci si imbatte in antichi negozi che esportano in tutto il mondo, studi di architettura internazionali, gallerie d’arte contemporanea, sale di registrazione. I mattoni rossi dei setti richiamano il passato della Torino industriale e mercantile, il velario in vetro e calcestruzzo armato, consente l’illuminazione dall’alto, ha l’aspetto di un reticolato Liberty, in un’alternanza affascinante e ben calibrata tra linguaggi diversi. Edit Polifunzionalità è la parola d’ordine della riconversione degli edifici industriali che, in un’ottica strategica di marketing territoriale, devono essere collegati tra loro e connessi capillarmente al territorio. Edit (acronimo di eat, drink, innovate together) contiene le esperienze del vivere e lavorare contemporaneo, tra cui il polo gastronomico, il co-working, il birrificio, i loft. La parola d’ordine è interattività. La fabbrica di cavi elettrici ex Incet, riqualificata da Enrico Merola è uno dei luoghi che meglio rivelano la dinamicità della Torino di nuova generazione, attenta al design e alle atmosfere internazionali, capace di modificare il tessuto storico della città rimanendovi ancorata. Anche l’interior design rivela l’attitudine: dall’atmosfera informale al piano terra, all’art deco’ del lounge bar/ristorante, fino alla vista panoramica sulla sommità. La vicinanza del museo di arte contemporanea Ettore Fico completa la vocazione culturale e d’intrattenimento della zona. Fabio Valle Atelier
Il design della città invita all’esplorazione di zone diverse per scoprirne l’identità. Il distretto dell’arte contemporanea più sperimentale della città è punteggiato di gallerie d’arte e atelier di artisti che abitano e lavorano in spazi luminosi, riconvertiti con sensibilità.
E’ questo il caso del noto artista Fabio Viale, che riannoda con sapienza il filo della tradizione dell’arte povera torinese e anche dell’arte classica reinterpretando la materia - in particolare il marmo - in modo concettuale e inedito.
La tradizione si rinnova sulla scena dell’arte, offrendo a cittadini e turisti un’avanguardia sorprendente, simbolo di un nuovo corso, destinato a sviluppare sinergie e ad attrarre nuovi investimenti. Palafuksas – Mercato Centrale Torino La nostra promenade è scandita da architetture urbane di diversa dimensione e tutte di forte personalità, come il Palafuksas ad opera di Massimiliano Fuksas, “astronave” contemporanea all’interno di una delle zone più antiche della città. Lo sbalzo della pensilina, l’intercapedine illuminata che accende l’edificio come un faro nella notte, la copertura di zinco che dialoga con le liste di vetro sovrapposte e il cemento armato: tutti gli elementi futuristici convivono con lo spazio piazza centrale, in cui sono state riportate alla luce le ghiacciaie ipogee del ‘700. Le preesistenze storiche e l’innovazione. All’interno rampe e ballatoi, illuminati dal pozzo di luce centrale, creano una grande “stanza urbana” del Mercato Centrale Torino sviluppata in verticale, in cui chef stellati propongono eccellenze piemontesi, in una versione accessibile al grande pubblico. Lo scenario è quello di un moderno mercato metropolitano. Combo Nel cuore di una zona simbolo di riqualificazione urbana, Combo è una novità non solo nel mondo dell’hospitality design e del food & beverage, ma anche nella creazione di un nuovo modello di business, un polo attrattivo per la città e per chi la visita.
Combo significa fare impresa a Torino in modo sperimentale, creando modelli da esportare con successo. L’edificio recuperato dall’Architetto Ole Sondresen, seguendo un’accurata semplicità, essenza del Made in Italy, si mescola con un modo di fruire gli spazi tipico dei Millennials e della Generazione Z, interessati a valori identificativi quali connessione, sostenibilità, comoda essenzialità, piuttosto che all’immagine individuale. OGR Città dal patrimonio industriale inestimabile, Torino si candida alla riconversione crescente degli spazi in poli museali di cui OGR è l’esempio più complesso e riuscito. L’opera permanente di William Kentridge, accogliendo i visitatori all’aperto, racconta da una parte l’eredità culturale di lavoratori e lavoratrici dell’Officina Grandi Riparazioni dei treni e la laboriosità dei piemontesi, dall’altra la tradizione dell’arte povera che qui ebbe le sue radici e la sua avanguardia. L’attitudine italiana a riconvertire la storia in una visione contemporanea trova la sua migliore espressione nella manica che ospita nuove startup e ricerca tecnologica. Fondazione Merz Il tavolo a spirale di Mario Merz, capostipite dell’arte povera, ci ricorda che la convivialità ha una forma circolare e avvolgente. Lo spazio pubblico dell’arte e le installazioni site specific di Fondazione Merz riattivano il quartiere San Paolo. L’edificio ex fabbrica Lancia diventa destinazione di valore collegata, in un ideale triangolo dell’arte, a OGR e Fondazione Sandretto. Uno spazio teatrale con contenuti raffinati, capace di costruire una comunità locale in accordo ai principi diffusi e alla circolarità tipica dei quartieri italiani. Grattacielo Intesa Sanpaolo Ecologico, tecnologico e contemporaneo,il grattacielo progettato da Renzo Piano unisce tecnologie innovative e sostenibilità, dentro e fuori l’edificio.
Il giardino adiacente, così come la serra bioclimatica interna, contrastano felicemente con i tiranti metallici e gli stilemi del linguaggio high tech. Leggerezza e trasparenza sono estese alle strutture, l’edificio è maestoso e senza peso allo stesso tempo. Il grattacielo accoglie i viaggiatori alla stazione dell’alta velocità ed è un riuscito esempio di edilizia verticale in una città prevalentemente orizzontale, un segno forte, un punto di riferimento che è già un classico. 25 Verde Torino è spazio verde, in cui la natura si fonde con la città e con la residenza, non solo in collina, ma anche in centro. Il “bosco orizzontale”, progettato da Luciano Pia, cambia insieme ai suoi alberi, il microclima creato dalle piante corrisponde ad un modo di relazionarsi diverso delle persone che lo abitano. I giardini e le piante creano riparo e intimità, isolano dal caldo e dal freddo, lasciano penetrare la luce naturale. Le unità abitative sfalsate sono rivestite in scandole di larice e Cor-Ten, hanno l’aspetto di abitazioni individuali all’interno di un edificio collettivo.
Pilastri a forma di albero, rami e tronchi reali si alternano in una scenografia in mutamento, dove le parti esposte al sole assumono nel tempo sfumature più scure e contrastate. MAUTO - Museo dell’Automobile di Torino L’innesto di Cino Zucchi al museo modernista è una guaina raffinata e tecnologica e, al contempo, armonica rispetto all’edificio storico. La ristrutturazione ha rivoluzionato internamente l’allestimento e la distribuzione, ma si è connessa con sensibilità e rispetto alle preesistenze. La forma organica avvolge e riflette il verde circostante, confondendosi con i colori del cielo. Si intravedono i segni del preesistente, come pensiline e dettagli in una stratificazione armonica. MAUTO è l’ideale incipit della possibile riqualificazione degli edifici inaugurati in occasione di Torino ‘61. L’asse, che si estende fino al Palazzo del Lavoro costeggiando il parco del Valentino, è una promenade architecturale da valorizzare, scandita dai più bei nomi dell’architettura del secolo scorso e di quello attuale. Torino Esposizioni Le Stanze della Città includono spazi ad alta valenza simbolica che, riesaminati e ristrutturati, costituiscono i luoghi del futuro mentre rileggono e conservano il passato. L’architettura modernista ha la classicità monumentale di portici a tutta altezza dall’effetto drammatico e, simultaneamente, l’ardita tecnologia di volte a vela nervate che sembrano fluttuare, sospese, nell’aria. Ettore Sottsass senior inaugura l’allora Palazzo della Moda nel 1940, vi lavorano i più bei nomi dell’architettura e dell’ingegneria dell’epoca tra i quali Pier Luigi Nervi e Riccardo Morandi. Un patrimonio che in futuro avrà auspicabilmente una destinazione d’uso polivalente e accessibile al grande pubblico. Palavela Le architetture dell’Expo ‘61. sono di continua ispirazione, in quanto tipologia più che mai attuale nel mondo di oggi. La loro conservazione e il loro riutilizzo costituiscono un punto fermo nella pianificazione dell’area metropolitana del prossimo futuro tra attrattiva turistica e fruizione attiva dei cittadini. L’innesto, in acceso color rosso, del progetto di Gae Aulenti sull’edificio originario conferma la capacità di autorigenerazione dell’architettura di qualità.
Il mantenimento e la valorizzazione della vela autoportante originale racconta la sensibilità dell’approccio italiano al patrimonio storico, anche a quello del recente passato mostra la strada da seguire in futuro. La futuristica monorotaia sospesa, di cui oggi ammiriamo le vestigia, ci chiede di essere rimessa in uso, magari in un percorso turistico completato da testimonianze fotografiche dell’epoca. Palazzo del Lavoro Non è difficile immaginare una nuova vita per la solida architettura di Pier Lugi Nervi e Gio Ponti, con il restauro delle lamelle metalliche frangiluce, la cui inclinazione originariamente variava a seconda dell'esposizione solare, con nuovi accurati interni che ne rendano attuale l’uso, sotto la bella copertura nervata.
Nella smart city ideale l’edificio rinnovato è connesso al verde del parco del Valentino attraverso passerelle aeree; maestoso ma a scala umana; spettacolare e fruibile. Nella città fluida gli edifici saranno in continuo riutilizzo, collegati dal verde urbano e da installazioni di landscape art, seguendo un fil rouge lungo i percorsi sinuosi del Parco del Valentino e in riva al Po. I volumi geometrici dell’architettura, visibili da lontano, potrebbero così essere collegati senza soluzione di continuità. La “Bolla” e la pista del Lingotto La pista sopraelevataa in cima allo stabilimento e la “Bolla” che guarda alle Alpi costituiscono le più originali architetture del complesso del Lingotto. Da Mattè Trucco a Renzo Piano, l’edificio industriale per antonomasia preserva i suoi tesori degli anni ‘20 del secolo scorso e si proietta nel futuro. L’uso culturale, terziario e l’hotellerie presenti nel Lingotto si affiancano a nuove inedite esperienze gastronomiche nella bolla panoramica. La sua funzione di “apripista” è stata poi seguita da esperienze di qualità, ad esempio quella di Eataly, a testimonianza che la pianificazione urbana intelligente funziona sempre da volano. Lo stile futurista della fabbrica originaria e la fruizione di oggi si fondono a costituire un polo cittadino che è soprattutto spazio pubblico a scala umana.
Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea Gli anglosassoni definiscono community of like-minded people i gruppi di persone accumunate da gusti e mentalità affini. La passione per l’arte contemporanea di ricerca attrae visitatori interessati ai risvolti più inediti della pittura, scultura, fotografia, arte concettuale e installativa. Il museo “di destinazione” e d’eccellenza costituisce una base importante per il rilancio delle aree metropolitane. Attraverso una programmazione fluida e diversificata, contribuisce a far emergere nuove proposte culturali e diventa un collettore, sia per gli addetti ai lavori e il pubblico specialistico che per le famiglie e i bambini. Green Pea Torino si conferma capitale della sostenibilità ambientale con l’apertura del primo retail park dello shopping green. Una vetrina fatta di eccellenze del territorio e di brand storici, legati dal comune denominatore dell’attenzione all’ambiente e, di conseguenza, alla qualità della vita. Giovani startup producono capi di abbigliamento biologici e arredi pensati per cambiare il rapporto con il modo di abitare la propria casa, oppure riutilizzano cavi usati per proporre illuminazioni “custom made” da personalizzare. Il polo del Lingotto si arricchisce di questo nuovo “green hub”, la cui percezione, sia dall’esterno sia negli interni, è quella di una grande casa accogliente, con pavimenti di legno non trattato e atmosfere rilassate, dal tetto con piscina e vista sulle Alpi ai punti gastronomici, arredati in modo confortevole e avvolgente. Fondazione Sandretto Re Rebaudengo La Fondazione progettata da Claudio Silvestrin ha rilanciato il quartiere in cui sorge, Borgo San Paolo, com’è nella vocazione dei più importanti “poli culturali di destinazione” della città. L’architettura minimale, quasi monastica, accompagna il visitatore dal volume puro dell’esterno alle varie sale interne, avvolte nel silenzio e nella luce naturale. L’obiettivo è quello di lasciar parlare le opere di giovani artisti e le scelte di promettenti curatori, su uno sfondo neutro, senza distrazioni. La passione per l’arte contemporanea di ricerca si esprime anche nell’attenzione alla mediazione culturale, per avvicinare all’arte un pubblico sempre più ampio e non specialistico. Una “mission” che Fondazione Sandretto persegue con successo fin dalla metà degli anni Novanta.
Una piazza verde interna suggerisce nuove modalità di socializzazione.
L’architettura di Cino Zucchi è simbolo della riqualificazione di un quartiere attraverso la progettazione urbana.
La texture ricca di sfumature e la complessità progettuale riflettono la complessità della città alla quale l’architettura si apre, integrandosi in essa e diventando simbolo di aggregazione e di qualità urbana.
Una forma sinuosa e avvolgente è sinonimo di inclusione.
Museo Lavazza Lavazza / Condividere La Nuvola abbraccia lo spazio aperto su cui si affacciano i luoghi dell’incontro e della cultura: il ristorante e il museo.
Il museo Lavazza racconta con un percorso sensoriale un’antica storia di imprenditorialità familiare. Il saper fare e la competenza diventano tecnologia, innovazione, produzione e cultura del prodotto. Condividere è, già nel nome, sinonimo del ritrovarsi e del dare insieme valore al tempo.
Le trame di pizzo ideate da Dante Ferretti suggeriscono l’artigianalità del Made in Italy, presente in tutti i settori, dal food all’interior design, dalla moda alla tecnologia. L’eccellenza gastronomica è anche reinterpretazione della tradizione. Campus Einaudi "Torino diffusa" presenta diversi scenari e distretti specialistici in varie zone della città. Molti punti focali sparsi nell’area metropolitana che affiancano un centro storico di rara bellezza, una città sostenibile dal punto di vista ambientale, tecnologico, finanziario e sociale. Ne è perfetta incarnazione il Campus Einaudi, inserito da CNN fra i 10 edifici universitari più spettacolari del mondo. Espressione del più raffinato high tech e attento al risparmio energetico, l’edificio progettato da Norman Foster è grandioso e confortevole allo stesso tempo.
Il tema della piazza incarna tradizionalmente lo stile di vita italiano, promuove le attività sociali e la creazione di una comunità locale. Il tema costruttivo con le pensiline a sbalzo e i tagli scenografici è espressione della bellezza di oggi, in equilibrio tra tecnologia, monumentalità e comfort. Docks Dora Il cambiamento di prospettiva del sistema socio-economico fa sì che oggi le persone siano più interessate all’acquisizione di valori umani piuttosto che di beni. Il recupero dell’architettura industriale e la riconversione che pianifica servizi flessibili rendono gli spazi capaci di ospitare cambiamenti spontanei e nuovi modi di socializzare.
I Docks Dora, progettati da Ernesto Fantini nel 1912, sono una comunità. Percorrendo i resti dell’antico sistema di binari a giro, che permettevano di scaricare all’interno le merci dalla vicina ferrovia, ci si imbatte in antichi negozi che esportano in tutto il mondo, studi di architettura internazionali, gallerie d’arte contemporanea, sale di registrazione. I mattoni rossi dei setti richiamano il passato della Torino industriale e mercantile, il velario in vetro e calcestruzzo armato, consente l’illuminazione dall’alto, ha l’aspetto di un reticolato Liberty, in un’alternanza affascinante e ben calibrata tra linguaggi diversi. Edit Polifunzionalità è la parola d’ordine della riconversione degli edifici industriali che, in un’ottica strategica di marketing territoriale, devono essere collegati tra loro e connessi capillarmente al territorio. Edit (acronimo di eat, drink, innovate together) contiene le esperienze del vivere e lavorare contemporaneo, tra cui il polo gastronomico, il co-working, il birrificio, i loft. La parola d’ordine è interattività. La fabbrica di cavi elettrici ex Incet, riqualificata da Enrico Merola è uno dei luoghi che meglio rivelano la dinamicità della Torino di nuova generazione, attenta al design e alle atmosfere internazionali, capace di modificare il tessuto storico della città rimanendovi ancorata. Anche l’interior design rivela l’attitudine: dall’atmosfera informale al piano terra, all’art deco’ del lounge bar/ristorante, fino alla vista panoramica sulla sommità. La vicinanza del museo di arte contemporanea Ettore Fico completa la vocazione culturale e d’intrattenimento della zona. Fabio Valle Atelier
Il design della città invita all’esplorazione di zone diverse per scoprirne l’identità. Il distretto dell’arte contemporanea più sperimentale della città è punteggiato di gallerie d’arte e atelier di artisti che abitano e lavorano in spazi luminosi, riconvertiti con sensibilità.
E’ questo il caso del noto artista Fabio Viale, che riannoda con sapienza il filo della tradizione dell’arte povera torinese e anche dell’arte classica reinterpretando la materia - in particolare il marmo - in modo concettuale e inedito.
La tradizione si rinnova sulla scena dell’arte, offrendo a cittadini e turisti un’avanguardia sorprendente, simbolo di un nuovo corso, destinato a sviluppare sinergie e ad attrarre nuovi investimenti. Palafuksas – Mercato Centrale Torino La nostra promenade è scandita da architetture urbane di diversa dimensione e tutte di forte personalità, come il Palafuksas ad opera di Massimiliano Fuksas, “astronave” contemporanea all’interno di una delle zone più antiche della città. Lo sbalzo della pensilina, l’intercapedine illuminata che accende l’edificio come un faro nella notte, la copertura di zinco che dialoga con le liste di vetro sovrapposte e il cemento armato: tutti gli elementi futuristici convivono con lo spazio piazza centrale, in cui sono state riportate alla luce le ghiacciaie ipogee del ‘700. Le preesistenze storiche e l’innovazione. All’interno rampe e ballatoi, illuminati dal pozzo di luce centrale, creano una grande “stanza urbana” del Mercato Centrale Torino sviluppata in verticale, in cui chef stellati propongono eccellenze piemontesi, in una versione accessibile al grande pubblico. Lo scenario è quello di un moderno mercato metropolitano. Combo Nel cuore di una zona simbolo di riqualificazione urbana, Combo è una novità non solo nel mondo dell’hospitality design e del food & beverage, ma anche nella creazione di un nuovo modello di business, un polo attrattivo per la città e per chi la visita.
Combo significa fare impresa a Torino in modo sperimentale, creando modelli da esportare con successo. L’edificio recuperato dall’Architetto Ole Sondresen, seguendo un’accurata semplicità, essenza del Made in Italy, si mescola con un modo di fruire gli spazi tipico dei Millennials e della Generazione Z, interessati a valori identificativi quali connessione, sostenibilità, comoda essenzialità, piuttosto che all’immagine individuale. OGR Città dal patrimonio industriale inestimabile, Torino si candida alla riconversione crescente degli spazi in poli museali di cui OGR è l’esempio più complesso e riuscito. L’opera permanente di William Kentridge, accogliendo i visitatori all’aperto, racconta da una parte l’eredità culturale di lavoratori e lavoratrici dell’Officina Grandi Riparazioni dei treni e la laboriosità dei piemontesi, dall’altra la tradizione dell’arte povera che qui ebbe le sue radici e la sua avanguardia. L’attitudine italiana a riconvertire la storia in una visione contemporanea trova la sua migliore espressione nella manica che ospita nuove startup e ricerca tecnologica. Fondazione Merz Il tavolo a spirale di Mario Merz, capostipite dell’arte povera, ci ricorda che la convivialità ha una forma circolare e avvolgente. Lo spazio pubblico dell’arte e le installazioni site specific di Fondazione Merz riattivano il quartiere San Paolo. L’edificio ex fabbrica Lancia diventa destinazione di valore collegata, in un ideale triangolo dell’arte, a OGR e Fondazione Sandretto. Uno spazio teatrale con contenuti raffinati, capace di costruire una comunità locale in accordo ai principi diffusi e alla circolarità tipica dei quartieri italiani. Grattacielo Intesa Sanpaolo Ecologico, tecnologico e contemporaneo,il grattacielo progettato da Renzo Piano unisce tecnologie innovative e sostenibilità, dentro e fuori l’edificio.
Il giardino adiacente, così come la serra bioclimatica interna, contrastano felicemente con i tiranti metallici e gli stilemi del linguaggio high tech. Leggerezza e trasparenza sono estese alle strutture, l’edificio è maestoso e senza peso allo stesso tempo. Il grattacielo accoglie i viaggiatori alla stazione dell’alta velocità ed è un riuscito esempio di edilizia verticale in una città prevalentemente orizzontale, un segno forte, un punto di riferimento che è già un classico. 25 Verde Torino è spazio verde, in cui la natura si fonde con la città e con la residenza, non solo in collina, ma anche in centro. Il “bosco orizzontale”, progettato da Luciano Pia, cambia insieme ai suoi alberi, il microclima creato dalle piante corrisponde ad un modo di relazionarsi diverso delle persone che lo abitano. I giardini e le piante creano riparo e intimità, isolano dal caldo e dal freddo, lasciano penetrare la luce naturale. Le unità abitative sfalsate sono rivestite in scandole di larice e Cor-Ten, hanno l’aspetto di abitazioni individuali all’interno di un edificio collettivo.
Pilastri a forma di albero, rami e tronchi reali si alternano in una scenografia in mutamento, dove le parti esposte al sole assumono nel tempo sfumature più scure e contrastate. MAUTO - Museo dell’Automobile di Torino L’innesto di Cino Zucchi al museo modernista è una guaina raffinata e tecnologica e, al contempo, armonica rispetto all’edificio storico. La ristrutturazione ha rivoluzionato internamente l’allestimento e la distribuzione, ma si è connessa con sensibilità e rispetto alle preesistenze. La forma organica avvolge e riflette il verde circostante, confondendosi con i colori del cielo. Si intravedono i segni del preesistente, come pensiline e dettagli in una stratificazione armonica. MAUTO è l’ideale incipit della possibile riqualificazione degli edifici inaugurati in occasione di Torino ‘61. L’asse, che si estende fino al Palazzo del Lavoro costeggiando il parco del Valentino, è una promenade architecturale da valorizzare, scandita dai più bei nomi dell’architettura del secolo scorso e di quello attuale. Torino Esposizioni Le Stanze della Città includono spazi ad alta valenza simbolica che, riesaminati e ristrutturati, costituiscono i luoghi del futuro mentre rileggono e conservano il passato. L’architettura modernista ha la classicità monumentale di portici a tutta altezza dall’effetto drammatico e, simultaneamente, l’ardita tecnologia di volte a vela nervate che sembrano fluttuare, sospese, nell’aria. Ettore Sottsass senior inaugura l’allora Palazzo della Moda nel 1940, vi lavorano i più bei nomi dell’architettura e dell’ingegneria dell’epoca tra i quali Pier Luigi Nervi e Riccardo Morandi. Un patrimonio che in futuro avrà auspicabilmente una destinazione d’uso polivalente e accessibile al grande pubblico. Palavela Le architetture dell’Expo ‘61. sono di continua ispirazione, in quanto tipologia più che mai attuale nel mondo di oggi. La loro conservazione e il loro riutilizzo costituiscono un punto fermo nella pianificazione dell’area metropolitana del prossimo futuro tra attrattiva turistica e fruizione attiva dei cittadini. L’innesto, in acceso color rosso, del progetto di Gae Aulenti sull’edificio originario conferma la capacità di autorigenerazione dell’architettura di qualità.
Il mantenimento e la valorizzazione della vela autoportante originale racconta la sensibilità dell’approccio italiano al patrimonio storico, anche a quello del recente passato mostra la strada da seguire in futuro. La futuristica monorotaia sospesa, di cui oggi ammiriamo le vestigia, ci chiede di essere rimessa in uso, magari in un percorso turistico completato da testimonianze fotografiche dell’epoca. Palazzo del Lavoro Non è difficile immaginare una nuova vita per la solida architettura di Pier Lugi Nervi e Gio Ponti, con il restauro delle lamelle metalliche frangiluce, la cui inclinazione originariamente variava a seconda dell'esposizione solare, con nuovi accurati interni che ne rendano attuale l’uso, sotto la bella copertura nervata.
Nella smart city ideale l’edificio rinnovato è connesso al verde del parco del Valentino attraverso passerelle aeree; maestoso ma a scala umana; spettacolare e fruibile. Nella città fluida gli edifici saranno in continuo riutilizzo, collegati dal verde urbano e da installazioni di landscape art, seguendo un fil rouge lungo i percorsi sinuosi del Parco del Valentino e in riva al Po. I volumi geometrici dell’architettura, visibili da lontano, potrebbero così essere collegati senza soluzione di continuità. La “Bolla” e la pista del Lingotto La pista sopraelevataa in cima allo stabilimento e la “Bolla” che guarda alle Alpi costituiscono le più originali architetture del complesso del Lingotto. Da Mattè Trucco a Renzo Piano, l’edificio industriale per antonomasia preserva i suoi tesori degli anni ‘20 del secolo scorso e si proietta nel futuro. L’uso culturale, terziario e l’hotellerie presenti nel Lingotto si affiancano a nuove inedite esperienze gastronomiche nella bolla panoramica. La sua funzione di “apripista” è stata poi seguita da esperienze di qualità, ad esempio quella di Eataly, a testimonianza che la pianificazione urbana intelligente funziona sempre da volano. Lo stile futurista della fabbrica originaria e la fruizione di oggi si fondono a costituire un polo cittadino che è soprattutto spazio pubblico a scala umana.
Castello di Rivoli - Museo d’Arte Contemporanea Gli anglosassoni definiscono community of like-minded people i gruppi di persone accumunate da gusti e mentalità affini. La passione per l’arte contemporanea di ricerca attrae visitatori interessati ai risvolti più inediti della pittura, scultura, fotografia, arte concettuale e installativa. Il museo “di destinazione” e d’eccellenza costituisce una base importante per il rilancio delle aree metropolitane. Attraverso una programmazione fluida e diversificata, contribuisce a far emergere nuove proposte culturali e diventa un collettore, sia per gli addetti ai lavori e il pubblico specialistico che per le famiglie e i bambini. Green Pea Torino si conferma capitale della sostenibilità ambientale con l’apertura del primo retail park dello shopping green. Una vetrina fatta di eccellenze del territorio e di brand storici, legati dal comune denominatore dell’attenzione all’ambiente e, di conseguenza, alla qualità della vita. Giovani startup producono capi di abbigliamento biologici e arredi pensati per cambiare il rapporto con il modo di abitare la propria casa, oppure riutilizzano cavi usati per proporre illuminazioni “custom made” da personalizzare. Il polo del Lingotto si arricchisce di questo nuovo “green hub”, la cui percezione, sia dall’esterno sia negli interni, è quella di una grande casa accogliente, con pavimenti di legno non trattato e atmosfere rilassate, dal tetto con piscina e vista sulle Alpi ai punti gastronomici, arredati in modo confortevole e avvolgente. Fondazione Sandretto Re Rebaudengo La Fondazione progettata da Claudio Silvestrin ha rilanciato il quartiere in cui sorge, Borgo San Paolo, com’è nella vocazione dei più importanti “poli culturali di destinazione” della città. L’architettura minimale, quasi monastica, accompagna il visitatore dal volume puro dell’esterno alle varie sale interne, avvolte nel silenzio e nella luce naturale. L’obiettivo è quello di lasciar parlare le opere di giovani artisti e le scelte di promettenti curatori, su uno sfondo neutro, senza distrazioni. La passione per l’arte contemporanea di ricerca si esprime anche nell’attenzione alla mediazione culturale, per avvicinare all’arte un pubblico sempre più ampio e non specialistico. Una “mission” che Fondazione Sandretto persegue con successo fin dalla metà degli anni Novanta.