introduzione - Perchè così presto...

Nel tempo in cui l'uomo si affaccia alla vita, la materia sonora costituisce la prima porta per la conoscenza, non unicamente delle proprie facoltà musicali - per misurare o allenare il talento - ma della propria condizione di donna e di uomo nel mondo. Questo è probabilmente il motivo per cui la musica esiste ovunque ci sia l'uomo ed è il motivo per cui in molte civiltà si canta già durante la gravidanza e il parto, anche se in modi diversi.

Ogni mamma istintivamente intrattiene un dialogo vocale vario, emozionante e carico di amorevolezza con il proprio figlio; ogni stagione dell'infanzia sa ideare i suoi dispositivi per ascoltare e produrre musica, ma spesso non ci facciamo caso o peggio tendiamo a reprimere sane attività esplorative svolte con cucchiai, pentole e forchette. Non valorizziamo abbastanza gli aspetti sonori dei paesaggi circostanti, dei cartoni animati e delle trasmissioni televisive - parte ormai essenziale nei processi di apprendimento informale -, cantiamo sempre meno ninnananne, raccontiamo poche fiabe perché le offriamo confezionate e pronte per l'uso in CD, anche senza la nostra azione diretta.

Donna con bambino disegnata da Luzzati

Eppure, una volta divenuti adolescenti, i figli viaggiano con le cuffie alle orecchie, frequentano discoteche, locali, concerti dal vivo dove i suoni e la relazione con i pari sono integrate in un'esperienza unica e pregnante. Il problema è che al grande consumo di musica non corrisponde una coscienza del valore di questo linguaggio espressivo.

La cura di un figlio può diventare un'occasione preziosa e insostituibile per far maturare nei genitori stessi uno speciale amore per quest'arte che li leghi, da lì in poi, con una fune di ricordi impossibile da strappare.

Così, per la stesura di questo opuscolo siamo partiti dal principio secondo cui ogni comportamento della persona ha una sua musicalità che può diventare un patrimonio prezioso di auto promozione nel mondo. Questo presuppone l'adozione di un approccio dove mente e corpo sono uniti nel percorrere gli itinerari della conoscenza e dove la musica si può, per metafora, toccare, annusare, palpare e succhiare.

Siamo poi convinti che la musica per bambini non esista, perché essi sono capaci in qualunque brano di far tesoro dei segnali significativi per la loro sensibilità, le loro esigenze di bellezza e di espressione, così come dall'immersione nel bagno linguistico i bimbi selezionano cosa considerano di loro interesse in quel momento.

Piuttosto, sarà utile ripetere in modo rituale esperienze musicali più volte durante il giorno o la settimana (le cosiddette routines) per imparare ad aspettarsi un evento e insieme scoprire ogni volta nuove conoscenze, maturare nuove capacità.

Il valore della musica classica sta proprio nella complessità con cui è organizzata la materia sonora: se ascoltata con assiduità permette di accompagnarci in una rappresentazione del tempo rigogliosa, articolata e ricca di sfaccettature così come ciascuno di noi è.

Inoltre la psicologia ci insegna che prima dei nove anni i bambini sono più aperti ad ascolti che l'adulto considera sgradevoli, estranei, solo perché non rispondono alle sue abitudini estetiche: sembra un invito ad avvicinare un intero nucleo familiare ai repertori contemporanei e di ricerca.

Per di più lo scenario interculturale nel quale i neonati di oggi si troveranno a muoversi domani, sembrerà meno estraneo se la frequentazione di musiche extraeuropee avrà occupato una parte degli ascolti precoci: avremo tracciato per loro quella che Bruce Chatwin chiama la “Via dei Canti”, una strada immaginaria che ignora i confini territoriali, si nutre degli umori di ogni popolo per creare una sola voce fatta di mille intonazioni differenti.

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