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2011 - Vado al Museo per sentirmi bene, esperienze di museoterapia, la redazione di museiscuol@ intervista Mercedes Auteri

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museiscuol@ intervista Mercedes Auteri

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Il progetto speciale Vado al museo per sentirmi bene, esperienze di museoterapia della Fondazione Puglisi Cosentino (Catania), in sinergia tra la Fondazione e la Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale Istituto di Catania, è stato presentato per la prima volta alle Giornate di incontri e laboratori per funzionari, operatori museali e studenti universitari organizzate dai Musei Civici Tridentini e tenute al Museo delle Palafitte di Ledro (Trento) dal 22 al 25 agosto 2011.
Il progetto ha suscitato un certo interesse tanto che vedrà una seconda presentazione al Convegno “La memoria del bello. Percorsi museali per i malati di Alzheimer” del 14 ottobre 2011 presso la Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma .
La Fondazione Puglisi Cosentino sarà il terreno della prima sperimentazione italiana.
I risultati verranno resi noti alla fine del progetto prevista per il 2012.
Vi presentiamo una breve intervista realizzata dalla redazione di museiscuo@ a Mercedes Auteri, museologa e storica dell’arte, responsabile della Sezione Didattica della Fondazione Puglisi.

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r.m. Quando nasce l’incontro con la museoterapia?
Alcuni anni fa al Moma di New York ho avuto modo di apprezzare i risultati di progetti affini come quello poi esportato alla Galleria Nazionale di Arte moderna di Roma con i malati di Alzheimer di cui venerdì 14 ottobre 2011 verranno resi noti i primi risultati.

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r.m. Come nasce il progetto? quali sono stati i presupposti che hanno spinto il gruppo di lavoro a percorrere una strada così inedita per le realtà museali italiane?
Con le esperienze di arte terapia svolte con persone diversamente abili, soprattutto affette da patologie come alzeimher o parkinson, si è delineta una museoterapia intesa come “Tecnica riabilitativa e di sostegno per chi soffre di particolari patologie o ha diverse abilità, progettata da esperti, svolta all’interno del museo”. Io invece puntavo a un pubblico più vasto e, grazie al sostegno della Scuola Europea di Psicoterapia Funzionale Istituto di Catania, riesco a sperimentare una seconda accezione del termine (per questo ho anche inviato il neologismo definendo entrambe le accezioni all’Accademia della Crusca, per poterne parlare, si era sempre discusso di arte-terapia ma mai di museo-terapia), intendendola come “Modalità di sviluppo del benessere, volta a stimolare le capacità cognitive, comunicative, creative dell’individuo durante tutta la sua vita, attraverso la frequentazione del museo e la partecipazione alle attività in esso svolte”.

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r.m. Quali sono gli obiettivi principali del progetto?
Ci si è posti come obiettivi principali non solo quelli che sperimentano il museo come risorsa della vita quotidiana al servizio della società e della sua educazione estetica, civica, democratica, ma pure quelli che lo vedono anche come uno spazio alla conquista di se stessi e del proprio tempo e, soprattutto, come luogo del benessere emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale dell’individuo.

r.m. Quindi il progetto fa proprio il concetto di “benessere” secondo la definizione dell’Organizzazione mondiale della Sanità, inteso come "lo stato emotivo, mentale, fisico, sociale e spirituale che consente alle persone di raggiungere e mantenere il loro potenziale personale nella società", quali sono le ricadute nell’ambito del museo?
Questo concetto (e le sue modalità di realizzazione) sollecita precise riflessioni sulla stessa organizzazione interna al museo, dalla visione e dall’allestimento degli spazi laboratoriali alle dinamiche di gruppo che riguardano il personale, le relazioni, le competenze, la sua formazione, la preparazione degli operatori dei servizi educativi. E, soprattutto, pone l’importanza sulla centralità dell’utente che riscopre esperienze fondamentali che se attraversate positivamente costituiscono abilità lungo tutto la vita.

r.m. Qual è il modello scientifico di riferimento per i vostri percorsi di museoterapia?
La scelta è stata quella di integrare le conoscenze museologiche, storico artistiche e pedagogiche ad un modello di riferimento particolarmente vicino al modus operandi dei laboratori già dalla sua nascita realizzati presso la Fondazione Puglisi Cosentino, quello della Psicologia Funzionale, che guarda alla persona nella sua interezza, nell’unità mente-corpo, attraverso un olismo di fondo. Questo ha permesso di strutturare dei percorsi di museoterapia che ci consentono una nuova visione del museo e una fondamentale ricerca del benessere individuale e collettivo, attraverso delle tecniche precise e delle schede di valutazione mirate. Ho sempre sostenuto, per tutte le nostre attività, che bisogna “Stupirsi osservando, migliorarsi creando, imparare facendo, lungo tutta la vita: da 0 a 99 anni!”, poi lo studio delle sperimentazioni americane e l’incontro con un metodo di riferimento come quello funzionale mi hanno fatto capire come la scienza potesse sposare la causa del museo (e poi la causa del suo pubblico che speriamo sempre più numeroso) anche in questa occasione.

 r.m. Obiettivo principale?
Sperimentare, attraverso la progettazione mirata di attività laboratoriali e una ricerca scientifica integrata e sinergica, il museo come luogo del benessere emotivo, mentale, fisico e spirituale dell’individuo.

r.m. Come si articolerà la sperimentazione?
I percorsi sono rivolti ad ogni fascia d’età (scolare e non). L'esperienza si articolerà in più fasi: costituzione dell’equipe (uno o due psicologi psicoterapeuti, uno o due museologi storici dell’arte, uno o due operatori museali, uno o due stagisti tesisti universitari), selezione dell’utenza (gruppi scuola – università, iscritti singoli), incontro conoscitivo col gruppo (scheda di valutazione), laboratori funzionali (scheda di valutazione), incontro finale (scheda di valutazione), analisi e redazione dei risultati di ricerca.

r.m. Ci presenta la sua équipe?
Insieme a me e ad Aldo Musumeci, psicologo e psicoterapeuta della Società Italiana di Psicoterapia Funzionale – Istituto di Catania (Psicologo presso Comunità terapeutiche assistite e coordinatore di progetti per il recupero delle devianze minorili presso scuole, centri di aggregazione, istituti penitenziari) con cui ho discusso per la prima volta del progetto presentato poi in Trentino, lavorano: Sandra Barbagallo, counselor professionista (docente di Laboratorio della Scuola Europea di Formazione in Psicoterapia Funzionale della sede di Catania. Iscritta all’albo APID. Conduttore di Laboratorio di danza movimento, training dell’attore, costruzione e realizzazione di spettacoli teatrali, conduttore di Laboratorio di Movimento con bambini, adolescenti ed adulti, Benessere in Gravidanza, bambini diversamente abili altre che counselor all’interno del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (S.p.r.a.r.) per la presa in carico delle donne appartenenti alle categorie più vulnerabili); Marta Blandini, attualmente iscritta al primo anno della laurea Magistrale (attrice e coconduttrice di laboratori teatrali su movimento, corpo, voce presso istituti scolastici oltre che conduttrice di laboratori di riequilibrio funzionale. Tra l’altro Marta ha alle spalle un’interessante esperienza con bambini di strada e con bambini diversamente abili per conto di Organizzazioni Non Governative in Kenya, Zambia, Albania); e Carla Cannizzaro, psicologa e psicoterapeuta della Società Italiana di Psicoterapia Funzionale – Istituto di Catania (Docente della Scuola Europea di Formazione in Psicoterapia Funzionale. Ha iniziato la propria vita lavorativa come scenografa (Accademia di Belle Arti di Catania) e come attrice nel teatro di ricerca esplorando i gesti ed i movimenti del corpo. Conduttrice di laboratori e percorsi teorici ed esperienziali di riequilibrio Funzionale rivolti a scuole e ad adulti). Infine devo ringraziare la Presidente della Scuola di Psicoterapia Funzionale, Paola Fecarotta, e il Presidente della Fondazione Puglisi Cosentino, Alfio Puglisi Cosentino, e tutti quelli che, a vario titolo, hanno creduto e continuano a credere nel progetto di un museo che continuando la sua missione di studio, educazione, diletto, conoscenza, creatività, intreccio di storie individuali e collettive, fonte di stupore e bellezza, riflessione e curiosità, sia anche un posto dove impare a vivere meglio.

 

Mercedes Auteri
Storica dell’arte e museologa, ha conseguito un Dottorato di ricerca inStoria dell'Uomo, delle Società e del Territorio, con tesi storico-artistica, e un Master in Turismo Culturale Sostenibile e Comunità Locale, con tesi in Museologia. Ha frequentato la Scuola Interuniversitaria di Specializzazione per l'Insegnamento della Storia dell'Arte e ha seguito diversi corsi di Didattica museale in Italia, Svizzera, Francia, Irlanda e Stati Uniti. E' autrice di saggi e articoli sul valore educativo dell’arte e sul museo come luogo del benessere. E' membro della Commissione Educazione di ICOM, International Council of Museum, collabora con il Museo delle Trame Mediterranee della Fondazione Orestiadi di Gibellina (Trapani) ed è Responsabile della Sezione Didattica della Fondazione Puglisi Cosentino per l'Arte (Catania).

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