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2005 - Musei e apprendimento in età adulta, a cura di Vincenzo Simone

Oggi il museo, all'interno del sistema formativo integrato, si affianca ad altri istituti, agenzie e luoghi di consumo culturale che contribuiscono alla formazione della persona, alla sua crescita, creando nuove esperienze, accrescendo le conoscenze, offrendo stimoli, trasmettendo valori. Significative esperienze formative hanno come scenario i luoghi dell'apprendimento informale. "L'attività principale di tutti gli esseri umani, dovunque si trovino, è di estrarre significati dal loro incontro con il mondo".(Scribner,1995) Un'esperienza di formazione può scaturire da un episodio - forse anche casuale- in una situazione di vita e trovare attribuzione di senso con l'attivazione di meccanismi riflessivi. è ormai riconosciuto che l'apprendimento non si chiude a vent'anni, non avviene solo per mezzo di processi organizzati in vista di fini e obiettivi razionalmente predeterminati, processi ed eventi con valenze educative attraversano la vita di tutti noi. La visita al museo è, o può diventare, una di queste occasioni di apprendimento.

La società contemporanea esprime peraltro un forte bisogno di luoghi dove persone di tutte le età possano incontrarsi per vivere esperienze piacevoli e arricchenti sul piano spirituale. Ritornando alle radici della loro storia, i musei possono svolgere in questo senso un ruolo trainante come ambiente di apprendimento. Al museo contemporaneo è chiesto dunque di svolgere un ruolo di primo piano nella società dell'apprendimento continuo.

Negli ultimi anni il tema dell'educazione degli adulti è stato al centro di un vasto dibattito; di essa sono state date differenti definizioni e interpretazioni, non poteva essere diversamente trattandosi di una disciplina di frontiera che si avvale della ricerca e delle riflessioni provenienti da numerosi settori della scienza.

"Per Educazione degli Adulti s'intende l'insieme delle esperienze e delle influenze educative che un adulto vive...i corsi ufficiali dai contenuti i più diversi, il lavoro educativo nell'ambito dei club e delle associazioni, gli effetti diretti e indiretti del mass media...ma anche l'educazione liberale, tecnica, professionale nei paesi sviluppati, lo sviluppo comunitario, l'alfabetizzazione e l'igiene nei paesi in via di sviluppo" (Legge, 1982) Negli stessi anni Liveright e Haygood così cercavano di definirla: "l'educazione degli adulti è il processo grazie al quale persone che non frequentano regolarmente e a tempo pieno la scuola, s'impegnano in maniera continuativa in attività organizzate con la chiara intenzione sia di migliorare informazioni, conoscenze, comprensione, qualificazione, capacità di giudizio e attitudini sia di individuare e risolvere problemi personali o comunitari". Nei documenti elaborati in seno agli organismi internazionali è prevalso il termine "educazione permanente", sin da subito legato alle campagne a favore dell'alfabetizzazione auspicate e in parte attuate dall'UNESCO su scala mondiale. L'educazione permanente non è un concetto neutro, una semplice dilatazione nel tempo e negli spazi di attività ed esperienze finora limitate ai primi quindici-venti anni di vita: possiede una connotazione specifica che è andata differenziandosi parallelamente alle richieste poste dall'affermarsi della società globalizzata. Incapaci di fissare degli schemi validi per tutta la vita sia nell'ambito lavorativo, sia in quello dei rapporti interpersonali, del gruppo sociale di appartenenza, siamo costretti a trovare nuove strategie valide per la vita quotidiana all'interno di una società in continuo mutamento. Queste condizioni richiedono un atteggiamento creativo, capacità di soluzione di problemi e di presa decisioni e l'esigenza di creare competenze che permettono di adattarci alle nuove situazioni. Stiamo passando dall'epoca della conoscenza all'epoca dell'apprendimento.(Bateson, 1990) Le competenze di base oggi richieste stanno nella capacità di utilizzare dispositivi complessi, di continuare ad imparare in maniera autonoma, formulare pareri divergenti, possedere attitudine al gruppo, alla negoziazione dei conflitti, a vivere nella complessità.

Il passaggio da educazione degli adulti all'apprendimento continuo (traduzione del concetto anglosassone di lifelong learner) è stato favorito dalla rottura del muro segnato dall'età evolutiva assumendo una prospettiva di formazione che guarda all'arco di tutta la vita. Sul piano programmatico internazionale, i momenti chiave negli ultimi anni sono due: il 1990, dichiarato dall'ONU "Anno internazionale dell'alfabetizzazione" e il 1997 in cui si è svolta, ad Amburgo, la V Conferenza mondiale sull'educazione degli adulti". In quella sede, nel considerare il diritto alla formazione come diritto di cittadinanza, si consacra in maniera definitiva il concetto di life long learning, cioè della necessità di vivere per tutta la vita in condizioni di potenziale apprendimento. L'impegno per il nuovo secolo è di assicurare il "diritto minimo universale di un'ora al giorno, per tutti e in tutte le parti del mondo, un'ora che ogni persona potrà dedicare, liberamente e senza priorità imposte da nessuno alla cura del proprio sviluppo intellettuale e lo sviluppo delle proprie socialità". La dichiarazione evidenzia come l'educazione permanente elimina le barriere tra educazione formale, nonformale e informale e assicura a tutti la possibilità di proseguire la propria educazione al di là della formazione scolastica iniziale.

Su scale europea, i punti di riferimento sono il cosiddetto Libro Bianco Delors e il rapporto Cresson. Nel primo, il tema centrale è quello di offrire indicazioni per rispondere alla crisi occupazionale. Si punta quindi sull'istruzione e sulla formazione, come già era accaduto nel passato, ma si guarda all'occupazione cercando di prevenire l'emarginazione sociale; la formazione non è finalizzata solo all'attività produttiva ma è considerata risorsa permanente per la crescita e il benessere d'ogni persona. Il rapporto Cresson costituisce una sorta d'attuazione dei lavori coordinati da Jacques Delors proponendo azioni da intraprendere negli Stati membri e iniziative di sostegni a livello comunitario.

Tuttavia, anche nell'Europa ricca ed evoluta, le disuguaglianze dell'istruzione di base e lo schema stratificato delle pratiche culturali tendono a riprodursi per l'arco di tutta la vita. Chi ha goduto di una lunga istruzione iniziale e di un regolare accesso a musei o biblioteche tenderà a partecipare molto di più alle opportunità formali o informali d'apprendimento.

La capacità di attirare altri e differenti pubblici, trasforma il museo, in termini di comunicazione con un gruppo più allargato, in un'organizzazione che opera attraverso una serie di sistemi orizzontali, piuttosto che in modo unidirezionale e verticale. In questo i musei possono fare la differenza. Costituiscono infatti una risorsa unica per dar vita e animare ambienti di apprendimento stimolanti, per aiutare le persone a costruire le loro molteplici identità, per sostenere il cambiamento nelle disuguaglianze di accesso alla cultura.

Vincenzo Simone

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