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2007 - Aprire il museo agli "altri": la testimonianza del Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna, a cura di Angela Trevisin

Attivare e attuare percorsi con gruppi appartenenti a quello che viene definito l'"altro"pubblico significa a mio parere dare concretezza all'idea di un museo che sia realmente per tutti, significa mettere a disposizione risorse anche economiche, pubbliche, per il pubblico, cercando di rendere il significato di questo termine il più inclusivo possibile.

E' fortunatamente un indirizzo che si sta diffondendo tra i musei e che fa concepire la struttura stessa in modo diverso, sia per chi vi lavora, ma che dovrebbe fare anche percepire la struttura in modo diverso all'esterno. Per un museo civico medio quale il Museo di Storia Naturale e Archeologia di Montebelluna (Treviso), l'aver cominciato a pensare e progettare attività per gruppi altri rispetto alle scolaresche, significa aver messo in pratica il ruolo civico per cui il museo è nato.

Tra le occasioni che gruppi che vivono situazioni di disagio hanno di trascorrere il loro tempo libero, il fatto che il museo si offra come opportunità implica la possibilità di garantire un miglioramento della qualità del tempo che tali gruppi trascorrono al di fuori dei centri o luoghi di appartenenza. Significa quindi migliorare la qualità della vita. Un museo è fatto di oggetti, di materiali, ma vive solo nel momento in cui questi stessi oggetti diventano mezzi di comunicazione e mettono in relazione persone: le persone che visitano il museo, le persone che in esso lavorano.

Le stesse collezioni possono parlare e comunicare a tanti livelli e in tanti modi.

E' "solo" una questione di mediazione da attuare e questo un museo ha l'obbligo di farlo nei confronti di tutti i propri visitatori.

Le collezioni costituiscono una risorsa economica notevole per la struttura che le custodisce, rappresentano in secondo luogo un patrimonio scientifico, ma possiedono, da ultimo, un valore sociale che va esplicitato. Mentre nei musei d'arte questo utilizzo delle collezioni appartiene ad un orizzonte di pensiero condiviso, mi pare che vi siano maggiori resistenze per quanto riguarda i musei di scienze naturali e i musei archeologici. Nel nostro caso l'attività svolta con giovani disagiati e con gruppi con disagio psichico ci ha ancor più restituito la consapevolezza che il museo ha un ruolo sociale del quale è necessario farsi carico e che le iniziative che intraprende vanno attuate con tale consapevolezza.

Mi sembra che, come è avvenuto nel nostro caso, sia un modo per educare anche il pubblico che normalmente visita il museo e che si trova a confrontarsi con queste realtà che ci sono, che circolano, ma che più o meno consapevolmente tendiamo ad associare a luoghi o ambiti definiti.

Aprire le porte del museo ad altri pubblici significa anche un po'aprire le menti di chi il museo lo frequenta abitualmente.

Un aspetto sul quale abbiamo molto riflettuto è la necessità di un'adeguata formazione degli operatori museali che svolgono attività con tali gruppi. Non è possibile ricorrere sempre e solo al buon senso o alla buona volontà e a maggior ragione la competenza scientifica del settore di appartenenza è un aspetto imprescindibile, mentre l'idea comune è che "tanto basta poco...".

Anche nel nostro caso, purtroppo, gli operatori museali che si sono confrontati con questi gruppi erano persone che per proprio percorso personale hanno accettato di essere coinvolti in attività o progetti, senza una specifica formazione, quindi competenza di carattere psicopedagogico rispetto a tali realtà.

Inoltre una necessità fondamentale è dotare il museo di molti materiali che siano fruibili dal pubblico e questo aspetto ancor di più vale per gruppi di tal tipo. In base alla nostra esperienza, infatti, il ricorso a oggetti e materiali quanto mai diversi da poter manipolare, annusare, toccare si è rivelato fondamentale sia durante visite guidate sia durante attività di animazione.

Un altro elemento che non può mancare nella gestione di attività di tal tipo è il confronto diretto con i responsabili di tali gruppi. Mi pare utile, cosa che di fatto stenta ad attuarsi, una maggior consapevolezza di lavoro d'équipe tra enti diversi, nello specifico il museo e le altre strutture che si trovano ad operare con tali gruppi. Questo permetterebbe di far circolare con maggior facilità l'insieme di buone prassi che in realtà restano patrimonio solo di chi le ha sperimentate, mentre dovrebbero essere condivise.

Credo infatti che un museo che si accinge ad attivare proposte rivolte a gruppi un po' speciali debba innanzitutto documentarsi il più possibile su esperienze e attività già sperimentate.

Attualmente è però difficile reperire materiale relativo a tale ambiti.

Uno dei maggiori problemi che abbiamo incontrato è di natura economica. Il museo deve sostenere il pagamento dell'operatore che svolge attività con gruppi di poche unità. Si tratta molto spesso di adulti che si trovano in tali comunità e che a volte gravano sulle famiglie di origine, non avendo un'autonomia finanziaria.

Il problema che si pone è come appunto garantire un servizio di qualità non disponendo di personale interno alla struttura, personale che potrebbe invece svolgere l'attività nel proprio ambito lavorativo. Un altro aspetto rilevante è che la fase della prenotazione dell'intervento va seguita in modo molto più approfondito ed è necessario che l'operatore museale sia messo in contatto diretto con chi conosce i componenti del gruppo.

E' necessario che tali episodi non siano sporadici e occasionali, ma che anche nella programmazione delle attività del museo vi sia una formalizzazione dei percorsi speciali che la struttura offre.

E' anche importante a livello comunicativo quando si propone una mostra o un laboratorio far capire per chi è e chi vi possa accedere, nel modo più ampio possibile.

Nel nostro caso, per esempio, alcuni laboratori sono stati "riadattati" in funzione delle esigenze del gruppo. Attualmente le richieste da parte di gruppi con disagio psichico si sono fatte più frequenti ed è necessario quindi riprogettare percorsi e laboratori, non affidandosi all'improvvisazione, ma rispondendo ad una progettualità ben definita.

Uno degli aspetti fondamentali è che gli operatori del museo abbiano colloquiato a lungo con i responsabili del gruppo che si accinge a recarsi al museo, prima di definire l'incontro. In alcuni casi ci è stato molto utile incontrare i componenti del gruppo nel loro luogo di attività, per comprendere di più quale impatto rispetto al luogo solitamente frequentato avrebbe rappresentato per tali gruppi la visita al museo. E' inoltre importante che tutto il personale del museo sia coinvolto in queste attività o che per lo meno sia informato nei giorni in cui queste si svolgono, almeno nel caso di un museo medio come il nostro.

E' indispensabile che sia davvero condiviso il senso dell'attuazione di percorsi di tale tipo, rivolti ad un pubblico che certo, di solito, non frequenta i musei, ma è un pubblico per il quale i musei esistono.

Si è rivelato molto importante che nell'ambito dello stesso progetto fossero sempre gli stessi operatori ad operare con il gruppo, garantendo una continuità nello stile di intervento. Nella maggior parte dei casi ci è stato utile e incoraggiante un riscontro a posteriori con i responsabili dei vari gruppi, quale strumento di verifica dell'attività svolta, soprattutto perché privi di indicatori che consentissero una valutazione reale dell'esperienza messa in atto.

Esiste poco materiale documentario su attività ed esperienze di tal tipo. Uno strumento che fornisce buoni spunti di riflessione è il recente testo "La qualità nella pratica educativa al museo", a cura di A. Trombini e M. Sani, Materiali e Ricerche dell'Istituto per i Beni Artistici e Naturali della Regione Emilia Romagna, Bologna 2003.

L'università degli Studi di Padova, Facoltà di Scienze della Formazione, ha istituito un Corso di Laurea triennale per educatore sociale, culturale, territoriale.

Link: www.assmuseum.it - www.edubo.it - www.sertudine.it

Angela Trevisin - Centro di Documentazione Museo di Storia Naturale e Archeologia

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