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2004 - Accessibilità fisica e sensoriale, intervista a Piera Nobili

1. Dall'osservatorio di sua competenza, quali sono gli elementi di maggiore criticità relativamente alla relazione tra il musei e i diversamente abili?

Quando parliamo di disabili dobbiamo avere sempre presente la quantità di differenze costituenti questo "gruppo" di persone. Differenze dettate dall'età, dall'appartenenza a un genere sessuale anziché ad un altro, dal grado di cultura che ogni soggetto possiede e quindi di consapevolezza di sé e dei propri bisogni/desideri, dal tipo di disabilità che può essere di ordine fisico, sensoriale, psicologico o cognitivo e come queste, a loro volta, possono manifestarsi in forme e modi differenti da individuo a individuo. Di fronte a quest'ampia diversità di soggetti parlare di accessibilità dei musei individuandone i principali punti critici è affare complesso, perché l'accessibilità dovrebbe riguardare l'ambiente complessivamente inteso: lo spazio che lo definisce, il tempo per agirlo, gli oggetti esposti e quelli d'arredo, la didattica e i materiali didattici illustrativi, il personale addetto al contatto con il pubblico (biglietteria, informazione, uffici amministrativi, guide, controllori ecc.).

Per essere sintetici, i principali punti critici si possono così individuare: la tipologia di museo e la sua accessibilità, l'accessibilità delle opere, l'informazione per meglio organizzare le visite. Per quanto riguarda l'accessibilità dei musei il dibattito non è scontato e, molto spesso, esistono correnti opposte di pensiero. Noi crediamo che sia necessario perseguire l'idea dell'accessibilità come occasione per fruire della cultura e, in tal senso, riportiamo le citazioni che seguono. A. Bellini: "Abbiamo molte difficoltà, insormontabili difficoltà, nell'immaginare un monumento che non sia stato prodotto per gli uomini, che sia tutelato e conservato in sé, come un'astrazione, e non per la fruizione (...) Un bene non è tale se non è fruibile, la pura contemplazione non appartiene all'architettura". G. P. Treccani: "L'arte (...) non può essere tale in sé, ma esiste solo se "appartiene" cioè è fruita dall'uomo (...) ogni ostacolo che si frappone fra l'uomo e l'arte, che in qualche modo ne impedisce la fruizione o ne limita il campo di relazione, o la "zona d'esperienza" (...) è negazione dell'arte stessa e dei principi che presiedono una corretta pratica di salvaguardia". Risulta quindi difficile "pensare ad una legge, o ad una teoria che voglia tutelare il monumento e non le persone, ad una cultura che prescinda dall'uso nel senso piì ampio del termine", è insomma difficile credere che due valori fondamentali da salvaguardare (l'opera d'arte e l'uomo) siano necessariamente incompatibili.

Il secondo elemento di criticità è costituito dalla fruibilità dell'opera. Il diritto di acquisire conoscenza e informazione, attraverso i principali sensi (udito, vista, tatto), è alla base di una società civile e democratica. E' ormai noto che esistono esperienze di percezione dell'arte da parte di persone con limitazioni sensoriali attraverso le tecnologie. Le tecnologie possono essere molteplici e non tutte invasive; buoni esempi si possono ormai verificare in varie strutture museali in cui la tecnologia stessa diventa uno strumento per avvicinare la cultura a tutti. Occorre anche pensare che l'utente, all'interno di un museo, vive un handicap non perché la sua mobilità è ridotta, bensì perché il messaggio culturale non ha raggiunto o interessato il visitatore. Il terzo elemento è costituito dall'informazione. Un'informazione precisa e regolarmente aggiornata è della massima importanza per permettere ai fruitori disabili di essere a conoscenza delle potenziali barriere che incontreranno e per supportarli nella scelta degli alberghi (nel caso di turismo), dei trasporti, delle strutture museali al chiuso e all'aperto (parchi archeologici), ecc. Dal punto di vista del contenuto informativo, appare interessante completare i dati con informazioni visive, costituite da immagini di particolari connessi all'accessibilità e da sequenze video che rendono possibile una prima esplorazione visiva virtuale delle difficoltà e possibilità di accesso. Inoltre per rispondere anche alle difficoltà incontrate da altri gruppi di persone disabili, quali ad esempio i non vedenti, occorre prevedere l'utilizzo di media diversi e la strutturazione di interfacce uomo macchina opportune per i terminali.

2. Quali le priorità per un'azione realizzabile e incisiva?

Il progetto, di qualunque tipo esso sia (architettonico, d'arredo, didattico) per sua natura proietta nel futuro ciò che è carente nel presente. In modo particolare, se vogliamo parlare di progetto accessibile, questo deve comprendere e interpretare i significati e i valori del presente e capirne le manchevolezze, ossia ciò che non corrisponde, per bisogni e desideri, a chi usufruirà il prodotto del progetto stesso. Un buon progetto accessibile, perciò, deve confrontarsi innanzitutto con i fruitori dei musei, non solo quelli che già lo frequentano, ma soprattutto coloro che non lo frequentano, che restano fuori, e capirne i motivi. Un confronto diretto con chi vive la disabilità o con chi li rappresenta (ad esempio, i genitori), aiuta a comprendere le necessità e soprattutto a conoscere le esperienze già maturate. Questo rappresenta sicuramente la priorità, che se agita potrà a ricaduta rendere veramente incisiva qualsiasi azione.

3. Quali sono le caratteristiche vincenti e i punti di forza che contraddistinguono le buone pratiche che si possono realizzare?

La caratteristica vincente, dal nostro punto di vista, è rendere accessibile il museo a persone con esigenze particolari, perché questo significa creare un effetto moltiplicatore sul numero di visitatori. Dove c'è una persona con bisogni speciali, c'è un accompagnatore, un familiare, un gruppo di amici, una classe. In tale ambito, una prima e immediata risposta potrebbe essere quella di dotare il museo di guide all'accessibilità su vari supporti che, dobbiamo esserne consapevoli, servono soprattutto a superare le barriere architettoniche ma non ad abbatterle; porre in sinergia diversi musei e creare un club di prodotto.

Pensando, invece, a pratiche che richiedono maggiori tempi, ma risultati di piì ampia e lunga durata, queste sono quelle connesse con il complesso concetto di ambiente a cui si accennava nella prima risposta. Indaghiamone più da vicino i termini che lo compongono. Lo spazio. Deve essere agito autonomamente e in ogni sua parte, quindi, gli elementi prioritari su cui focalizzare l'attenzione sono gli accessi e le uscite di sicurezza, i percorsi sia orizzontali (corridoi) che verticali (scale, rampe, ascensori), e i luoghi di servizio (bar, ristoro, bagni, informazione, biglietteria). Lo spazio costruito, inoltre, discrimina, separa ed organizza e dà luogo, a volte, a forme complesse difficili da percepire e riconoscere nella loro interezza. è questo il caso, spesso, dei musei sia che contengano opere d'arte, sia che siano a loro volta delle opere d'arte (ad esempio, il Colosseo, le zone archeologiche); la complessità genera la necessità di avere informazioni relative alla mobilità (direzione) e alla visita (fruizione dell'opera). Anche in questo caso si parla di informazioni accessibili, ossia informazioni che usino diversi strumenti e linguaggi adattati ai diversi bisogni dei visitatori.

Il tempo. Anche il tempo entra a buon titolo nella definizione di accessibilità che noi diamo di un ambiente, perché è diverso da individuo a individuo il passo, la soglia di affaticamento, la fruizione e comprensione di un'opera. Luoghi di sosta lungo i percorsi, punti d'appoggio e di seduta di fronte alle opere, strumenti (tradizionali, tecnologici e personale formato) di facilitazione alla lettura e comprensione delle opere sono alcuni degli interventi possibili e necessari.

Gli oggetti esposti e quelli d'arredo. Con gli oggetti, siano essi quelli esposti o quelli che compongono l'arredo dello spazio, ognuno di noi instaura un rapporto fisico, sensoriale e cognitivo. Può essere un rapporto soddisfacente se gli oggetti per forma, collocazione e materiale sono accessibili, e lo sono nella misura in cui noi li riconosciamo, li apprezziamo e li possiamo usare. Alcune note esplicative di semplice buon senso. Dal punto di vista espositivo questo significa avere cura alla giusta collocazione (altezza e distanza della visuale), illuminazione (non abbagliante e diffusa) e quantità (non affollamento) di oggetti mostrati. Dal punto di vista dell'arredo significa dotare gli spazi espositivi, come già si diceva, di arredi per il riposo o la contemplazione, di porre attenzione all'altezza dei banconi della ricezione o delle informazioni, di dotare gli spazi di ausili alla mobilità (dai corrimani alle carrozzine elettriche). Infine, poche e semplici riflessioni sulla didattica e i materiali didattici illustrativi, e sul personale. Il progetto della didattica musiva è fondamentale per la buona riuscita di un museo accessibile, perché la disabilità, in quest'ambito, non è definita solo da quelle sin qui richiamate, ma è anche quella che nasce dall'analfabetismo culturale: i giovani, gli anziani, coloro che richiedono formazione permanente, gli immigrati. Va conseguentemente formato il personale addetto al contatto con il pubblico, vanno trasformati i mezzi comunicativi ed utilizzati tutti quegli strumenti, anche tecnologici, che possono rendere facile e stimolante l'accesso alla cultura.

4. Quale a suo giudizio l'effetto che iniziative ed eventi realizzati in occasione dell'Anno Europeo del Disabile hanno prodotto sull'accessibilità dei nostri musei?

Possiamo dare solo una risposta generica, in quanto ci mancano dati recenti. I mezzi d'informazione di larga diffusione hanno mostrato uno scarso interesse al tema, hanno poco parlato di quanto prodotto in questo anno passato dedicato al "diversamente abile", soprattutto di quanto prodotto non solo in Italia, ma anche negli altri paesi europei in tema di riflessione culturale e programmi politici e sociali d'intervento. Questo significa, probabilmente, che poco è cambiato a livello di consapevolezza e di educazione alla cittadinanza dell'intera comunità italiana.

 

Piera Nobili - Architetto; Presidente del C.E.R.P.A. Italia (Centro Europeo di Ricerca e Promozione dell'Accessibilità)

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