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2009 - "Mothers", Musei Civici di Reggio Emilia

Attoridel progetto
Musei Civici di Reggio Emilia

Destinatari
Donne adulte di diverse nazionalità: madri e non, professioniste e artiste contattate direttamente dai curatori o tramite i partner del progetto, in tutto circa 40 partecipanti.

I Musei Civici di Reggio Emilia nascono e si sviluppano a partire dalla fine del XVIII secolo con l’intento di documentare la preistoria, l’archeologia, la storia naturale, le espressioni artistiche della provincia reggiana, e costituiscono oggi il principale polo museale di riferimento territoriale. L’istituto coniuga il fine istituzionale della ricerca scientifica con la divulgazione e la valorizzazione del patrimonio presso i pubblici più diversi. Un’attenzione particolare viene dedicata al pubblico dei “nuovi cittadini” reggiani.

Obiettivi

  • connotare fortemente il museo dal punto di vista “civico”, in modo che i “nuovi cittadini” vi si riconoscano e lo sentano patrimonio condiviso di una comunità multietnica;
  • creare una piattaforma identitaria comune, mettendo i nuovi cittadini nelle condizioni di rispecchiarsi nelle testimonianze di un passato locale.

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Per raggiungere questi obiettivi è stato scelto un tema “generativo”, universalmente sentito e ben rappresentato nelle diverse collezioni dei Musei Civici quale quello della madre come dispensatrice di vita. Il corpo della madre, luogo di passaggio tra il nulla e l’essere, incarna infatti fin dai tempi più remoti il mistero della nascita e il principio della vita, tanto da suscitare nell’uomo il primo senso del divino ed essere elevato a culto.

Per la realizzazione di Mothers, e in particolare per l’individuazione delle destinatarie, il museo ha collaborato con diverse istituzioni/realtà cittadine, tra cui l’Assessorato comunale alla Sicurezza e Coesione Sociale, l’Azienda Sanitaria locale e le mediatrici culturali delle diverse comunità immigrate presenti sul territorio.

Nella fase iniziale del progetto sono state individuate alcune opere delle collezioni museali relative al tema della maternità (dalla preistoria alla contemporaneità), considerate innanzitutto come il frutto dell’ingegno umano, piuttosto che come la pura espressione di una cultura localistica.
Gli oggetti prescelti sono stati illustrati alle partecipanti nel corso di una prima visita al museo; da questo e da successivi sopralluoghi sono nate riflessioni e racconti legati all’esperienza dell’essere madre: interviste, narrazioni, immagini fisse e in movimento che sono andate a comporre un video in cui le voci contemporanee delle donne entrano in risonanza con le opere del museo, testimoni di un sentire universale.
Il museo ha promosso un coinvolgimento attivo delle partecipanti nel progetto, accogliendone le istanze e i suggerimenti per meglio strutturare il lavoro, e invitandole ad esprimersi nella loro lingua affinché, in una situazione facilitata dall’intervento delle mediatrici culturali, riuscissero a trasferire appieno la loro profonda esperienza.
Il video è stato presentato in diverse occasioni pubbliche e anche all’interno di una mostra temporanea, nella quale sono stati esposti gli oggetti che hanno stimolato e guidato le riflessioni del gruppo di progetto sulla maternità.

Esiti

  • il progetto ha reso il museo familiare a persone che, per la maggior parte, non ne conoscevano nemmeno l’esistenza.
  • il museo ha sviluppato un quadro più preciso della situazione multietnica cittadina e consolidato alcune modalità operative per raggiungere le comunità migranti.
  • con Mothers, il museo ha avuto l’opportunità di “comunicarsi” in maniera diversa e più coinvolgente.
  • il progetto ha posto l’accento sui rapporti umani ancora prima che professionali, favorendo l’arricchimento e la crescita personale di tutti gli attori coinvolti.
  • il video prodotto nell’ambito del progetto rappresenta un allestimento permanente all’interno del nuovo ordinamento delle collezioni.
  • tra le criticità, si segnala la mancata condivisione delle finalità del progetto da parte di alcuni addetti ai lavori.

Nel futuro si auspica che, grazie a questo diverso modo di educare al patrimonio, possa nascere un nuovo pubblico che rispecchi la realtà multiculturale della città, e di cui il museo si faccia interprete e portavoce.

Referente del progetto
Roberto Macellari, funzionario reti e servizi culturali, Musei Civici di Reggio Emilia
e-mail:  roberto.macellari@municipio.re.it

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