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2009 - "Impasto di Culture/Culture Mixture", Accademia Albertina di Belle Arti di Torino

Istituzione proponente
Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino

Referente del progetto
Beatrice Zanelli

beatrice.zanelli@hotmail.it

Destinatari
giovani artisti stranieri iscritti all’Accademia
allievi Istituto d’Arte Passoni

L’Accademia Albertina, formata dalla scuola e dalla Pinacoteca, si presenta come una realtà diversificata che fa del suo essere sia scuola che museo un punto d’incontro tra arte e giovani artisti.
Le collezioni della Pinacoteca Albertina sono parte integrante dell’Istituzione accademica, in quanto nascono per la formazione dei giovani artisti. Il nucleo d’origine più consistente è formato dalla Donazione Mossi e comprende tavole dipinte e tele dal 1300 al 1700; seguito dalla Donazione Carloalbertina dei preziosissimi cartoni “gaudenziani” pervenuti nel 1832.
A questi fecero seguito donazioni più recenti da parte dei docenti e allievi dell’Accademia, i quali lasciarono in alcuni casi la traccia del percorso didattico accademico e in altri parte del corpus della loro opera. Nelle collezioni bisogna ricordare anche una serie di acquisti, formulati con l’intento di accrescere i modelli per gli allievi. La Pinacoteca resta tuttora legata indissolubilmente alla scuola accademica. Il progetto Impasto di culture/ Culture Mixture è stato creato sulla base di questo connubio.

Le fasi del progetto sono state:

- La selezione di alcuni giovani artisti stranieri iscritti all’Accademia, specializzati in diverse tipologie artistiche che rispecchiano i vari corsi di pittura, scultura, grafica.
- L’individuazione di alcune scuole medie superiori per avviare un dialogo con i giovani artisti che si svolgerà attraverso un workshop.
- Il dialogo che ha permesso, attraverso gli incontri moderati dagli insegnanti e dai curatori del progetto, l’espressione creativa dei giovani sul tema dell’immigrazione

I materiali di base, che i giovani artisti hanno riorganizzato e sintetizzato in opere, sono stati esposti nei locali dell’Accademia, diventando parte integrante delle collezioni contemporanee. Le opere sono destinate a rimanere come testimonianza storica di un particolare periodo in cui ci si trova ad affrontare l’inserimento di popoli migranti, che ancora oggi, in un mondo aperto alla globalizzazione, trovano difficoltà in paesi lontani ad ottenere il rispetto da parte della comunità residente.

Gli obiettivi principali del progetto sono stati:

  • Promuovere il dialogo interculturale attraverso mezzi espressivi artistici.
  • Coinvolgere il pubblico di riferimento sin dalla fase di progettazione.
  • Incoraggiare il dialogo interculturale attraverso la produzione di materiali, l’organizzazione di momenti e occasioni di incontro e confronto tra diverse realtà culturali.

Il progetto ha visto la partecipazione di tre artisti stranieri iscritti alla scuola, Emanuel Rata (Romania), Baci Dogan (Turchia) e Moisi Guga (Albania) che hanno tenuto un workshop della durata di 15 ore collaborando con i giovani allievi dell’Istituto Statale d’Arte Passoni dal quale ha preso vita un dialogo che non neccessità di parole, che ha superato le barriere comunicative tra le diverse nazionalità.
L’attività collaborativa del workshop ha prodotto una serie di lavori sul tema dell’immigrazione esposti insieme alle tre opere dei giovani artisti dell’Accademia, le quali, con modalità e tecniche diverse (grafica, pittura e sculture – performance) hanno rielaborato e tradotto il dialogo interculturale avvenuto durante gli incontri. Si è concretizzata un’esposizione dei lavori eseguiti dai giovani aperta al pubblico dal 12 al 19 maggio 2009. Le diverse sensibilità artistiche emergenti hanno dato luogo ad opere che ancora una volta confermano l’universalità del linguaggio espressivo artistico.

La grande tela “Ombre Poetiche” di Baci Dogan è l’opera che indica, riutilizzando le parole della critica Lea Mattarella “senza incertezza una speranza, una possibilità di conciliazione”, dove lo sfondo sfumato rappresenta l’impasto di culture.
Moisi Guga nella sua opera grafica riporta i versi di Naim Frashri, poeta albanese: “lavora giorno e notte per vedere un po’ di luce” frase utilizzata dal regime comunista e qui reinterpretata verso un’idea di speranza.
Emanuel Rata nella scultura/performance risponde attraverso il titolo “Amo la mia vita” alla domanda che sorge spontanea nel vedere la difficoltà dell’immigrazione attraverso la contrapposizione del giaciglio candido ai cartoni utilizzati dai senzatetto.

Le opere rimarranno parte integrante delle collezioni dell’Accademia Albertina delle Belle Arti di Torino, testimonianza storica di un particolare periodo in cui si affronta l’inserimento di popoli migranti, che ancora oggi in un mondo aperto alla globalizzazione trovano difficoltà in paesi lontani ad ottenere il rispetto da parte della comunità residente.

Costo
€. 5.000,00 interamente finanziato da European Commission LLP Programme – MAP for ID project.

Impasto di Culture/Culture Mixture

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