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2009 - "In ogni storia c’è un giardino", Orto Botanico di Torino

Istituzione proponente
Orto Botanico di Torino
Referente del progetto
Per il gruppo di lavoro “Un patrimonio di tutti” (composto da insegnanti di CTP, due mediatori culturali e una ricercatrice dell’Università di Torino):
- Sandra Aloia, dottoranda in Economia della Cultura, Università degli Studi di Torino
  sandra.aloia@unito.it
- Patrizia Trebini, collaboratrice esterna CTP (ex insegnante)
  patriziatrebini@virgilio.it

Destinatari
Una classe di studenti del CTP per stranieri “Parini” (adolescenti/adulti); una classe di allievi del Primo Liceo Artistico; utenti italiani e stranieri del centro di animazione interculturale del quartiere di San Salvario (A.S.A.I.), in tutto circa 60 persone.

L'Orto Botanico di Torino è un’istituzione del Dipartimento di Biologia Vegetale dell’Università con finalità didattico-scientifica. Fu istituito ufficialmente nel 1729 ed ebbe notevole importanza per l'Ateneo Torinese. Riaperto al pubblico nel 1997 dopo la ristrutturazione e la riqualificazione scientifica di alcuni settori, conserva ed espone la flora locale, specie utili e curiosità esotiche. Nel Boschetto è ricostruito un lembo del bosco tipico delle zone occidentali della Pianura Padana. Un piccolo settore riunisce specie citate nelle Sacre Scritture.

In ogni storia c’è un giardino non nasce da un’esigenza dell’Orto Botanico, ma come naturale prosecuzione dell’esperienza di “Un patrimonio di tutti” – un programma pluriennale (2005-2007) promosso dal Settore Educazione al Patrimonio Culturale della Città di Torino al fine di costruire in modo partecipato percorsi di mediazione del patrimonio culturale cittadino e di aumentarne le opportunità di fruizione –, al quale gran parte dell’équipe di progettazione aveva lavorato.
L’Orto Botanico ha aderito al progetto ed è stata la sede ideale per la programmazione e lo svolgimento dei percorsi; altresì importante è stato il partenariato con i Giardini della Venaria Reale.

Obiettivi

  • sostenere la diversità come arricchimento reciproco (come testimoniato dalla storia dell’Orto Botanico e dei Giardini della Venaria Reale: presenza di piante di origine lontana, ibridazione).
  • per gli autoctoni: educarsi all’avvicinamento ad altre culture partendo dalla realtà che li circonda (ovvero scoprendo che “pezzi di Torino” a loro familiari hanno in realtà origini lontane) per i migranti: cercare un legame tra il loro “nuovo paese” e la loro cultura d’origine.

Fasi
Il progetto si fonda sul lavoro di ricerca e rilevazione dei bisogni condotto nell’ambito del programma pluriennale “Un patrimonio di tutti” che, avvalendosi delle tecniche quantitative e qualitative della ricerca sociale, aveva tracciato un primo quadro sul rapporto delle comunità immigrate con il patrimonio culturale cittadino.
Il progetto si è articolato nelle seguenti fasi:

1. Presentazione del progetto: In ogni storia c’è un giardino vive della metafora del migrante che, come l’albero, adattandosi mette radici in nuovi terreni lontani da casa.

2. Nelle sedi di A.S.A.I., CTP “Parini” e Primo Liceo Artistico si sono svolti quattro incontri a cura del gruppo di progetto, nel corso dei quali sono state condotte le seguenti attività: lettura di brani d’autore e di storie autobiografiche scritte da alcuni membri del gruppo di lavoro stesso; cerimonia del tè e scrittura (spunto per conoscere culture diverse e aneddoti sulle piante); associogrammi e altre attività sul tema dei giardini. Da tutto ciò sono scaturite riflessioni con scambi e confronti, produzioni scritte e di grafica, video e foto a cura dei partecipanti.

3. Visite all’Orto Botanico e ai giardini della Reggia di Venaria, studiate appositamente per un pubblico straniero e incentrate sulle storie e gli aneddoti relativi alle piante. Ai partecipanti, che sono stati dotati di macchine fotografiche usa e getta, è stato chiesto di fotografare quello che li ha stupiti di più.

4. Lettura di alcuni brani di Duccio Demetrio da “Di che giardino sei?” Narrazioni autobiografiche; utilizzo di tecniche diverse (video, disegni, racconti) per riprendere i temi iniziali, ma questa volta facendoli propri: dopo aver lavorato, a scuola e in loco, sulle narrazioni e le presentazioni di altri, i partecipanti si sono scoperti essi stessi autori di storie di vita.

5. Festa finale presso l’Orto Botanico, con confronto fra gruppi di lavoro: foto, video e racconti. Cerimonia della messa a dimora, nel Boschetto, di un alberello simbolo e ricordo dell’esperienza.

Effetti

  • sviluppo di curiosità e interesse verso culture “altre”
  • positiva relazione tra persone
  • recupero e condivisione di emozioni ed esperienze passate
  • conoscenza approfondita del museo
  • consapevolezza che il patrimonio si nutre del valore aggiunto che ogni prospettiva personale gli conferisce.

Sul fronte delle criticità, il fatto che il gruppo di progettazione abbia svolto il lavoro a titolo volontario nel proprio tempo libero, ha comportato per alcuni la difficoltà di mantenere costante l’impegno richiesto.

Costo
€. 5.000,00 interamente finanziato da European Commission LLP Programme – MAP for ID project

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