Deportati in un carro bestiame

Proprio dal Baloon, dove è finita la notte del drago, confluendo nella mattinata del suk torinese, dietro un grande portone,nella dismessa stazione ferroviaria Torino-Ceres, è accaduto un evento importante che purtroppo non è rientrato nel programma di BIG.

C’è troppo in quel programma ma non tutto.

E ne parlo perché in fondo penso che BIG in futuro possa più che altro offrire una mappatura delle risorse e delle intelligenze in campo, concentrandosi invece sulle nuove progettualità, producendole magari.

Ma questo è un altro discorso (c'è da parlarne. Il web è il posto giusto)

Torniamo all’evento che mi ha commosso questa domenica mattina.


Si tratta di una sorta di "via crucis laica" (termine già utilizzato in occasione del diario di bordo della Biennale Teatro di Venezia, a proposito della performance di Del Bono all’Arsenale) attraverso la memoria dei deportati torinesi durante il nazifascismo.

Un "Viaggio nella perdita dei diritti umani" curato dal regista Beppe Rosso che con misura drammaturgica ricompone le testimonianze, inserendole in un percorso teatrale documentario e catartico al contempo.

Un’iniziativa inserita nella Festa della Liberazione promossa da Comune e Provincia di Torino che per tutto il mese di aprile organizza appuntamenti sui temi della Resistenza e dei Diritti Umani violati.

In quella stazione abbandonata, dentro i vagoni, un attore ci guida nell’incubo della Storia del Novecento: l’olocausto e la deportazione. Non solo ebrei ma antifascisti e anche gente comune rastrellata.

In questa domenica mattina chiusi dentro quei vagoni bestiame (gli stessi usati per le deportazioni verso Mathausen) vedo negli occhi degli spettatori la compassione per un dramma che solo qualche decennio fa (sei) ha trovato luogo qui.

Qui da noi.

Qui; come dimenticare?

E non pensate che ci sia retorica emozionale dietro queste mie considerazioni. Sbagliereste. (cain)