DAL MITO AL PRASSI
Che è anche una storia di Internet

Stefan Münker e Alexander Roesler




Quando Internet iniziò il suo vincente percorso globalizzato a metà degli anni Novanta, le aspettative erano grandi, troppo grandi. E così, prima ancora che la maggior parte delle persone potesse usare un browser o navigare nella rete digitale, nacque il mito di un nuovo e meraviglioso mondo nel quale si sarebbero potuti oltrepassare i limiti spazio-temporali per creare e realizzare i luoghi delle visioni utopiche. Il progresso delle realizzazioni tecniche del mondo della rete rese possibile, ma anche necessaria, la rottura del disincanto [1]. Ma Questo è solo un aspetto.
Nonostante possano essere state, dal punto di vista storico, più significative per la civilizzazione le invenzioni della ruota e della scrittura, delle macchine da stampa, della macchina a vapore o del telefono, bisogna sempre considerare che nessun medium come Internet ha prima d'ora prodotto tanto velocemente un tanto elevato numero di così importanti cambiamenti e innovazioni tecniche. E i suoi successi non sono ancora terminati.
L'altro aspetto è questo: vi sono nuove tecniche culturali che rimandano e influenzano le precedenti, le cui parole chiave sono e-mail, chat ecc.. Grazie a queste tecniche noi comunichiamo e lavoriamo in maniera diversa, accediamo più velocemente alle informazioni e ci muoviamo in modo sempre nuovo in un mondo che appare effettivamente più piccolo, e comunque trasformato dal punto di vista mediatico.
Oggi l'INTERnational NETwork è per molti di noi parte della vita quotidiana: può rappresentare un motore per espandersi economicamente e per progredire scientificamente, uno strumento per il commercio a livello sociale e politico, un mezzo per la produzione artistica e letteraria, una agorà, un darkroom, un laboratorio, un archivio e uno strumento di ricerca; ma soprattutto, rappresenta un processo irreversibile.
Invece che nutrire aspettative illusorie, gli utenti avanzano oggi delle precise richieste pragmatiche nei confronti della tecnica e dei suoi (continui) sviluppi, e pretendono competenza, flessibilità, e inventiva. La vita e il commercio nello spazio elettronico sono un'ovvia espressione della prassi di un'intera comunità e della vita umana, anche fuori dalla sfera digitale.
Si tratta di uno sviluppo che, paradossalmente, dipende proprio dalla forza del mito. Il suo racconto utopico, la conquista del cyber-spazio, è stato vissuto come la colonizzazione di un nuovo e lontano continente colmo di possibilità inaspettate, e ha liberato quella iniziale energia necessaria per gli enormi sforzi tecnologici ed economici che portarono all'istituzione di Internet: un medium che funzionasse in modo globale e potesse essere utilizzato dalle masse. Fu un'energia necessaria anche alla propria organizzazione futura.
Ma le Utopie, nonostante possano avere una loro intrinseca ragione, non si trasformano interamente in prassi. L'ultima sfera sociale ad aver avuto grosse perdite è stato il sistema economico. Anche i cosìddetti calcolatori razionali dei player locali e globali del sistema economico hanno ceduto, dopo un'iniziale titubanza, alle promesse fin troppo ottimistiche del mercato e le hanno caricate di significato, cercando di usarle a proprio vantaggio: una scelta che hanno poi dovuto pagare cara. Gli errori di valutazione in ambito economico sono paradigmatici. Anche se nell'era della globalizzazione Internet è certamente un medium efficiente ed efficace per il commercio economico, si può giustamente confermare che con Internet la frase di Marx "tutti i popoli si intrecciano nella rete del mercato mondiale" si sia realizzata in senso digitale (Haug 619). Tuttavia le visioni utopiche del cosìddetto mercato "nuovo", considerato per questo motivo altro, non riescono a integrarsi nel sistema economico esistente: c'è infatti un unico mercato. Ironicamente la bancarotta delle Internet-Startup e la caduta delle azioni di tipo Dotcom danno più informazioni sul funzionamento delle borse che su quello di Internet. E tuttavia Internet, una volta sopito l'iniziale frastuono mediatico, è stato accantonato come semplice mito, un po' come buttare via il bambino con l'acqua sporca.
Così come il mito e l'illuminismo sono legati dialetticamente, il potenziale utopico espresso nel mito si intreccia in modo efficace a un uso pratico della rete.


Breve storia di Internet

"Dove sei non fa differenza", "quello che cerchi lo troverai". Con queste promesse Internet attira l'utente nel suo incantesimo. Il dono preannunciato dell'unione della capacità di memoria della macchina digitale con le possibilità di trascrizione dei media telematici risuona effettivamente come un'Utopia: una globalizzazione ben riuscita. Essa ci dice: tutto è sempre presente, ognuno di noi è qui sempre compreso. Ciò che ognuno nomina, viene svelato dalle statistiche (che data la veloce crescita sono quasi sempre già vecchie prima ancora di essere pubblicate): se cinque anni fa si stimava il numero degli utenti sui 50-60 milioni, oggi, nell'anno 2001, il numero sale a 400 milioni circa. Ci dovrebbero essere circa 110 milioni di host, che non significa altro se non computer provvisti di un personale indirizzo Internet. Nell'agosto del 2001 quasi la metà della popolazione tedesca aveva accesso a Internet. Gli utenti trascorrono la maggior parte del tempo a girovagare semplicemente per la rete, nelle vendite all'asta e negli scambi borsistici, a ubriacarsi o divertirsi nelle innumerevoli chat o nelle sale giochi multiplayer. Alle più frequenti attività della rete appartengono, oltre alla posta elettronica che è la più usata e caratteristica attrattiva del nuovo medium, il download di dati dai differenti contenuti, il banking e lo shopping online, la prenotazione di viaggi, l'uso di servizi vari da parte degli uffici, così come il commercio di azioni e titoli e, last but not least, la visita ai siti pornografici.

La corsa trionfale di Internet, dalla metà degli anni Novanta in poi, si è consumata in modo impetuoso e spettacolare, ma la realizzazione della connessione della rete delle reti si è trascinata in modo lento e impercettibile nel corso di un lungo periodo di tempo: Internet è sorto, in un certo senso, dallo Sputnik; più precisamente dall'angoscia degli USA di perdere la lotta per la supremazia nell'universo dopo il felice giro intorno al mondo del razzo sovietico.
A causa di ciò, alla fine degli anni '50, il Pentagono diede vita, tra le altre cose, la Advanced Research Project Agency, in breve ARPA. Un decennio più tardi la lotta per lo spazio si era temporaneamente risolta, con l'allunaggio dell'Apollo 11, in favore degli americani, i quali stavano inoltre per incappare in una nuova umiliazione, la più grande in quanto prima potenza mondiale: il ritiro dal Vietnam. A causa di ciò gli scienziati dell'Arpa svilupparono, con Arpanet, un reti-colato decentrato il cui scopo strategico era collegare tra loro computer di diversi punti d'appoggio militare, in modo tale che non si sarebbe interrotta la comunicazione neppure dopo un attacco nucleare. Alla fine di questo processo si giunse alla conversione del computer da calcolatore in mezzo di comunicazione, cosa che, stando alle documentazioni dell'Arpa, sarebbe dipesa dall'allora direttore J.C.R. Licklider. Nell'autunno '69 Arpanet venne mandato on-line in collaborazione con la University of California di Los Angeles, lo Stanford Research Institute, la University of Utah e la University of California di Santa Barbara. Salì poi velocemente il numero delle università connesse che iniziarono a scoprire i vantaggi della rete, oltre che in ambiti militari e strategici, anche per quegli interessi legati allo scambio di informazioni scientifiche. Di conseguenza le possibilità tecniche della rete progredirono costantemente. Così, per esempio, nel 1971 con il File-Transfer-Protocol si rese possibile lo scambio di dati tra calcolatori; con Telnet si implementò l'accesso diretto tra computer connessi alla rete; infine, con la convenzione dell'user@host si programmò il servizio Internet di posta elettronica (e-mail). Nel 1973 con il Transmission Control Protocol (TCP) si sviluppò la possibilità decisiva per un'ulteriore crescita: la reciproca connessione di diverse reti tra loro e, con l'ulteriore aggiunta di Internet Protocol (IP) al TCP, la rete ottenne ufficialmente anche il suo nome. Nel 1978 l'esperimento Arpanet arrivò ufficialmente alla sua conclusione, anche se si continuò a lavorare ad Arpanet fino al 1990. Parallelamente agli ulteriori sviluppi delle possibilità tecniche di Internet, nacquero negli anni Ottanta con i Bulletin Board System (BBS) ulteriori reti, alcune private come il FidoNet nel 1983 o, nel 1985, il Whole Earth 'Lectronic Link (WELL), e altre commerciali, come il Computerserve e AOL, che per un breve periodo iniziale hanno funzionato senza connessione a Internet. Quando nel 1989 Computerserve iniziò a dominare in Internet, l'idea di reti autonome scomparve de facto. Dalla fine degli anni Ottanta Internet ha iniziato a tendere la sua rete intorno al globo. Tuttavia, per alcuni anni, rimase relativamente sconosciuto alla grande massa; anche perché scomodo da utilizzare. La soluzione a questo problema, e che avviò il vero boom di Internet, fu l'invenzione di Tim Berners-Lee del centro di ricerca svizzero CERN nel 1991: il Word Wide Web. La rete divenne così idonea a un uso multimediale e venne felicemente accolta dalla società globale dell'informazione, già allora onnipresente.
Nel frattempo le tre lettere WWW sono quasi diventate sinonimo di Internet e quasi più nessuno si ricorda dei tempi dei pionieri della rete, quando i programmi pilota che navigavano nei mari dei dati portavano nomi così belli come Gopher, Veronica oppure Archie…

Il resto della storia è noto: Internet si è sviluppato in tre momenti a partire dagli esperimenti strategici dell'esercito americano, passando attraverso un piano internazionale di comunicazione attuato dai ricercatori universitari, fino alla commercializzazione di questo mezzo di comunicazione, per molti ormai utilizzato come una sorta di "mezzo di assistenza quotidiana". Una storia che però non è ancora finita.

Il suo percorso viene principalmente stabilito da tre fattori:

1. vie di trasmissione più veloci;
2. portali di entrata più trasparenti;
3. una crescente convergenza tecnica e contenutistica tra i diversi media (televisore, radio, telefono portatile) e il computer.


Il cuore tecnico dell'Utopia

I media non sono neutrali. Si stabilisce ciò che sono attraverso lo scambio più o meno chiaro di due fattori: la loro qualità tecnica e il loro uso pragmatico. Anche se è la qualità tecnica a stabilire i parametri del possibile utilizzo dei media, e quindi le loro potenzialità, di fatto noi attuiamo solo l'uso pragmatico, la cui storia si decide in base agli utilizzi, cioè a come noi usiamo i media.
Un esempio: il medium principe dei tempi di Gutenberg, il libro, non è utilizzabile quale mezzo di comunicazione interattivo a causa di una mancanza di determinati requisiti tecnici; allo stesso modo i diversi generi letterari (qui la parola chiave è "romanzo") si diffondono grazie al nostro utilizzo e si sono in parte sviluppati solo nel corso della loro storia secolare, differenziandosi sempre più in base ai propri fondamenti tecnici. Invece il telefono, il classico mezzo di comunicazione degli uomini moderni, è caratterizzato da una interattività tecnicamente superiore, anche se all'inizio della sua carriera è stato materia di esperimenti, come è accaduto con la radio, mezzo più recente utilizzato per esempio per la diffusione di esecuzioni musicali [2]: doveva ancora essere inventata la prassi culturale della telecomunicazione verbale.

In questo contesto specifico della storia di Internet è stato ormai stabilito in modo sempre più chiaro che il possibile utilizzo tecnico non si definisce nel suo attuarsi, ma nel suo utilizzo. Per dirla in modo eccentrico: noi non attuiamo soltanto ciò che la rete può; la rete impara anche a raggiungere ciò che noi vogliamo da lei. Questo, ancora una volta, dipende essenzialmente dal fatto che lo sviluppo e l'utilizzo di Internet hanno percorso vie parallele in maniera sorprendente. In questo parallelismo, oltre alla trasformazione del computer-calcolatore in un mezzo di comunicazione, si radica anche il secondo effetto della storia mediatica di Internet: la sua inconsueta struttura flessibile che fa di Internet un medium sui generis. Certamente flessibilità non significa che si possa fare tutto ciò che si vuole. Il parametro del possibile utilizzo è unilaterale: il medium Internet può essere usato solo per delle attività inerenti ai dati digitali e al loro trasporto telematico: possiamo certamente ordinare una pizza o un libro on-line, non possiamo però scaricarli… Internet può essere utilizzato per tutto ciò che concerne lo scambio di dati digitali e, in questo senso, si può vaticinare che alla fantasia tecnica e culturale non verranno posti limiti ancora per un lungo periodo.

Il parallelismo tra sviluppo e utilizzo di Internet può essere esemplarmente illustrato attraverso tre principi fondamentali, ricchi di conseguenze, implementati dalla struttura tecnica del medium che progredisce attraverso l'uso pragmatico: i principi della decentralità, della non-chiusura e quello della interattività.

La struttura decentralizzata di Internet è l'iniziale e semplice risultato del compito strategico che il Pentagono aveva consegnato ai ricercatori di Arpanet: come detto sopra, bisognava cercare di evitare un possibile collasso delle comunicazioni tra le proprie forze strategiche in caso di attacco militare da parte di nemici. La soluzione consisteva nello sviluppo di quella che ancora oggi è la procedura in uso: le informazioni vengono suddivise in pacchetti-dati che, a loro volta, provvisti delle informazioni necessarie su mittente e destinatario, cercano singolarmente e autonomamente il loro filo nella rete telematica per giungere alla loro meta prestabilita; questa è l'idea: se non si conosce la via dei dati, allora nessuno può intercettarli.

La realizzazione di questa idea attraverso la tecnica, soddisfaceva i militari che mandarono Arpanet on-line. Tuttavia, da un punto di vista militare, la tecnica stessa si dimostrò essere la loro nemesi: poiché nessuno può controllare quale sia la strada intrapresa dai dati in Internet, non è neppure possibile una sorveglianza centralizzata della comunicazione. Da ciò il Pentagono ha tratto un insegnamento e nelle comunicazioni telematiche procede, da tempo, per la propria strada.
Con la decentralità, principio implementato nella tecnica di Internet, era nata contemporaneamente quell'idea, che rimane forte, di un continuo e ulteriore utilizzo pratico: l'idea dell'incontrollabilità.
Per il proseguimento della storia culturale della rete, di un terreno così straordinariamente fertile, subentrarono le istituzioni della comunità scientifica per le quali Arpanet andò inizialmente on-line al fine di essere ulteriormente sviluppata.

La presa in consegna da parte degli ambienti universitari di un mandato del Pentagono (della elaborazione di una struttura tecnica) portò con sé un primo fondamentale cambiamento del pensiero militare. Quello che era nato come un sistema di strategie di difesa nei confronti di un attacco nemico, venne interpretato in maniera differente, la tecnica venne implementata, e venne organizzata all'interno di una struttura di comunicazione per la ricerca scientifica; qui ottenne nuovi impulsi allineati alle specifiche esigenze del dibattito scientifico, il quale necessitava di una comunicazione articolata e tendenzialmente non legata a una strategia bellica. Con la crescita della rete nacque presto un nuovo problema: si voleva raggiungere la possibilità di collegare tra loro i differenti sistemi di calcolo delle varie università.
La soluzione a questi problemi consistette nello sviluppo del protocollo di voltura (TCP/IP) specifico per Internet in quanto permette, come già detto, di legare tra di loro forme tecnologiche differenti: al principio della decentralizzazione seguì il principio della non-chiusura e, da allora, Internet esiste solo in una "forma multipla", solo nel senso espresso dalle stesse parole "rete delle reti": una unione globale delle diverse e singolari tecniche della rete e delle architetture dei calcolatori che si appoggia fondamentalmente a una crescita illimitata.
Internet non solo unisce tra loro, nel lasso di un secondo, sconfinati spazi, ma non è neppure soggetto ad alcun definito limite spaziale. E anche qui vale ancora che l'implemenatzione tecnica della non-chiusura si mostri come un'idea fondamentale della prassi di utilizzo della rete, come l'idea dell'apertura della comunicazione in rete e della sua base teorica.
Una rete aperta non solo per le diverse tecniche digitali e per l'accumulo potenzialmente infinito di dati, ma aperta anche alle più diverse forme di utilizzo. In una chat (così come al telefono) o via e-mail (come con una lettera), possiamo avere una comunicazione in tempo reale, possiamo scaricare informazioni attraverso gli archivi online (come nelle biblioteche) o attraverso l'FTP (come con il servizio postale), spedire dati, guardarci veramente live attraverso una Webcam (come in TV) o scaricare dalla rete su una pagina web dei video archiviati (come in una videoteca), e così via. Noi usiamo il medium Internet in maniera differenziata: si potrebbe quasi dire che lo usiamo come se fosse un medium ogni volta diverso.
Per la rete vale, mutuandola da McLuhan, la formula: il medium è la sua prassi. E in questo, si nasconde un terzo effetto finale della storia mediatica di Internet: il medium Internet è da intendere nella sua essenza anche come una prassi.
Anche conoscendo la fondamentale struttura tecnica, è impossibile una descrizione conforme, completa e unilaterale delle (future) possibilità mediatiche della rete; questo significa che la prassi, e allo stesso modo il medium, sono fondamentalmente ancora aperti e da scoprire.

Internet è aperto allo sviluppo di sempre nuovi ampliamenti tecnici e all'invenzione di pratiche alternative di utilizzo: si è sovente espresso il desiderio di un utilizzo diverso prima ancora che si sviluppasse il programma necessario.
Potremmo dire che la rete è sempre aperta verso due direzioni, proprio perché Internet è caratterizzato dalla sua interattività.
In Internet l'interattività è implementata tecnicamente alla stessa maniera della decentralità e della non-chiusura. Detto altrimenti: fin dall'inizio, la struttura della comunicazione elaborata per Internet, risultato delle esigenze strategiche di flessibilità, è stata realizzata in modo tale che mittente e ricevente potessero essere la stessa persona.
Certamente la comunicazione -qui le parole chiave sono lettera e telefono- è per definizione interattiva e la sua conversione mediatica ha già prodotto modelli specifici di interattività. La peculiarità in Internet è innanzitutto l'unione, in un unico medium, di differenti forme di comunicazione, cosa che ci permette di scambiare le informazioni in tempo reale e sincronizzato. E lo permette per qualsivoglia digitale o digitalizzabile tipo di informazione: testi, immagini, suoni.
Oltre a ciò Internet non è solo medium della comunicazione ma, contemporaneamente, un medium della distribuzione e dell'archivio. I media classici per divulgare o per archiviare il sapere non sono specificamente interattivi.
La possibilità di divulgare e comunicare dati archiviati attraverso Internet è perciò nuova ed è stata, ed è tuttora, motivo di speranza per poter stabilire ed esercitare uno scambio democratico di conoscenze.

La storia dei media elettronici può essere sempre letta anche come una storia della nascita di un medium che accompagna ogni Utopia democratica: si pensi solo alla famosa teoria della radio di Brecht!

C'è un motivo semplice se né la radio né, più tardi, il televisore poterono esaudire le speranze politiche che per un certo tempo erano state in loro riposte: i due grandi e fortunati media del ventesimo secolo sono stati realizzati tecnicamente come One-Way-Media (media a senso unico): dalla radio o dal televisore vengono emessi programmi che gli utenti possono ricevere solo passivamente. Se questi volessero trasmettere loro stessi con questo mezzo, dovrebbero prima imparare a conoscere e a usare la tecnica necessaria. Confrontata a Internet, si tratta di un'impresa relativamente onerosa e costosa. Inoltre è di principio possibile controllare la stazione trasmittente e, in caso non si riuscisse a sintonizzarsi sulla giusta frequenza, potrebbe essere sufficiente un piccolo disturbo per interrompere la trasmissione. Si ricordi qui un piccolo esempio interessante con la storia piena di vicissitudini della radio indipendente B92 a Belgrado che dovette chiudere per quattro volte le trasmissioni durante gli anni del regime di Milosevic: dopo l'occupazione della stazione trasmittente da parte delle truppe del regime, B92 pubblicò le sue attività con sempre più successo su Internet…
Nel caso della radio e del televisore, la loro non realizzata interattività è stata determinante per il fallimento di quelle speranze utopiche in loro riposte ma è stata contemporaneamente la garanzia più importante del loro successo. Argutamente formulato: la rinuncia alla interattività è la condizione della possibilità dei mass media.
Questo però significa anche che Internet, per quanto possa essere usato massicciamente, è descritto in modo erroneo. Più precisamente: la rete può essere utilizzata sotto determinate condizioni come (wie) un mass media (per trasmettere live un concerto pop, per esempio), ma non può essere definito come (als) un mass media (perché a differenza dei classici mass media può essere utilizzato in maniera sempre diversa). È sbagliato pensare che l'utilizzo mass-mediatico possa diventare dominante, poiché la struttura decentralizzata della rete non prevede un punto d'appoggio di Archimede che, solo, potrebbe garantire le soluzioni necessarie.


Ideale e Fattuale

Incontrollabile, principalmente aperto e irriducibilmente interattivo, Internet è stato fin dall'inizio il terreno perfetto per il fiorire delle idee politiche alternative.
Radicaldemocratico, sì, anarchico: ai bordi della rete, il mito di Internet nacque attraverso le università americane connesse, nella cerchia di quegli hippy e di quei primi hacker del movimento grass-root degli anni Settanta.
Trent' anni più tardi, e non solo a causa dell'introduzione della commercializzazione del Worl Wide Web, è chiaro che il mito, nel senso di una promessa terapeutica per un mondo veramente e utopicamente diverso, è morto.
È ora, d'altronde, anche chiaro che ogni giusta critica al mito di Internet è una critica a una trasfigurazione sbagliata di un ideale che intende Internet come medium per il fatto stesso che è tecnicamente implementato. Questo significa, ancora una volta e nello stesso tempo, che tanto meno gli impulsi utopici della comunità della rete si muovono verso i bisogni della comunità, quanto meno Internet si integra completamente nella stessa comunità per seguire regole politiche, sociali o economiche.
Formulato in modo più astratto: Internet porta dentro di sé il segno di una differenza tanto intrinseca quanto irriducibile: la differenza, nella rete delle reti, tra ciò è tecnico e ciò che appare (per lo più) fattuale. Questa differenza viene mantenuta dalla tensione tra il potenziale anarchico di Internet e le regole normative del campo circostante la sua comunità.
Questa differenza è intrinseca poiché il potenziale anarchico alla base degli ideali è tecnicamente implementato nel medium. È contemporaneamente irriducibile poichè questi ideali non possono essere realizzati in una qualsivoglia società pragmatica.
Così la differenza tra ideale e fattuale si continuerà a confermare storicamente con forza in ogni futuro utilizzo di Internet.
Il rapporto tra il medium Internet e il sistema società è, per formularla con i termini di Derrida, improntato da una logica della supplementarietà: come la società risponde a ogni impulso di Internet con nuove regolamentazioni, ai tentativi di integrazione da parte della società la rete reagisce con nuove forme di infiltrazione sovversive. (Si pensi solo all'esempio Napster: quando la legge degli Stati Uniti aveva da poco paralizzato, de facto, l'esercizio dello scambio di brani musicali, affiorarono molteplici link di server alternativi che parzialmente funzionavano anche meglio dell'originale: uno sviluppo in vista del quale è incerto se Bertelsmann potrà guadagnare dall'acquisizione di Napster il profitto che si aspettava…)
Internet, questa sembra essere la conseguenza, rimane incontrollabile, aperto e interattivo, oppure non è. (Solo una metropoli totalitaria potrebbe controllare il potenziale anarchico della rete: spegnendola).


NOTE

[1] S. Münker / A. Roesler (ed.), Mythos Internet, Il mito di Internet Francoforte: ed.Suhrkamp 1997.

[2] Vedi a riguardo: John Durham Peters, "Das Telefon als theologisches und erotisches Problem" in S. Münker e A.Roesler (editori) Telefonbuch. Beiträge zu einer Kulturgeschichte des Telefons, Frankfurt: ed. Suhrkamp 2000, pagine 61-82.