Nascendo in questi anni attraversati da una accelerazione esponenziale della mutazione di mezzi e sistemi che coinvolgono e condizionano l'intera società umana, la Biennale torinese intende indirizzare i propri intenti alla ricerca e alla presentazione di quelle forme creative che in vario modo affrontano le problematiche della vita sociale nel complesso e contraddittorio panorama della civiltà attuale.


La contemporanea presenza delle diverse discipline artistiche in un'unica manifestazione non si presenta quindi come concentrazione di festival o di avvenimenti separati, bensì come territorio, ideale e pratico, dedicato all'avvicinamento dei diversi ambiti in funzione di un ben determinato obiettivo comune. Obiettivo che si identifica in una precisa urgenza intrinseca ad ogni singola specificità in sintonia con le necessità diffuse e sentite nel vasto contesto della convivenza sociale. La convergenza e l'avvicinamento delle diverse forme espressive (mantenendo il massimo grado di autonomia nelle differenze) è compresa nel significato di un tema che mette organicamente in rapporto l'arte con le strutture sociali.


È proprio la connessione tra arte e società il motivo di fondo con il quale si intende dare senso organico a questa Biennale torinese. Ho pensato, infatti, di connotare la rassegna con un titolo programmatico che è il seguente: BIG SOCIAL GAME, il che significa "grande gioco sociale" cioè: giochiamo insieme a cambiare la società. È un invito rivolto ai giovani, a quei giovani di ogni campo artistico che sentono oggi l'urgenza di spingere la propria immaginazione verso idee di trasformazione sociale, sensibile e responsabile.


L'arte si mette in gioco e interviene appunto negli ambiti del sociale senza perdere la sua radice, la sua autonomia. Un impegno, una responsabilità dell'arte che passa attraverso l'idea leggera del gioco, dell'avventura, della meraviglia. Le cose si cambiano per gioco. Si può vincere o perdere, non importa, l'importante è giocare. Il piacere di cambiare le forme si traduce nel piacere di portare il cambiamento anche nei sistemi che contengono i prodotti, che siano visivi, teatrali, musicali o architettonici.


L'arte ha raggiunto quel grado di eccellenza ed autonomia che definirei con il paradigma dell' "ortodossia". Come per le grandi religioni crescono sempre più numerose e imponenti le cattedrali dell'arte e si diffonde l'aura autoreferenziale di un misticismo artistico. Questa rassegna si vuole collocare sul versante di un'altra faccia dell'arte stessa, quella "eterodossa" che si dispone all'incontro e all'intreccio con le cose comuni della vita, che si mescola con i fatti quotidiani, che interagisce con le imprese scientifiche, economiche e politiche del nostro tempo senza però mai perdere la propria centralità propositiva. Non si tratta di arte applicata, ma di arte implicata.



Il Direttore Artistico
Michelangelo Pistoletto


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